Riprendendo in considerazione il testo di riferimento del post precedente, vorrei ora soffermarmi sul concetto, per nulla semplice, della primalità dell’essere.
1. Primo concetto
Pensare è pensiero dell’essere.
Illud autem quod primo intellectus concipit quasi notissimum, et in quo omnes conceptiones resolvit est ens … quia qualibet natura essentialiter est ens
(De Veritate, I, 1)
Per Tommaso, l’umano conoscere ha un unico presupposto, ovvero l’essere. C’è una primalità dell’essere sul conoscere che esclude che l’intelletto sia creatore del suo oggetto e garantisce l’oggettività della conoscenza: il conoscere dipende dall’essere, non l’essere dal conoscere.
2. Secondo concetto
Essere e Verità s’identificano.
Questa affermazione necessità di un’importante precisazione. Se il vero aggiunge all’essere “la comparazione con l’intelletto”, l’essere non tanto aggiunge qualcosa dal vero, ma causa la verità dell’intelletto.
Ponendo una corrispondenza tra l'origine mentale (quella delle cose conosciute) e l'ordine reale (ontologico), Tommaso eviterebbe il realismo assoluto, il nominalismo e qualsiasi forma di soggettivismo: in questo modo, l'intelletto non è creatore del suo oggetto.
3. Terzo concetto
La verità è adaeguatio o conformitas rei et intellectus.
Intellectus speculativus, quia accipt a rebus, est quoammodo motus ab ipsis rebus, et ita res mensurant ipsum ... : sed sunt mensuratae ab intellectu divino, in quo sunt omnia creata...
Sic ergo intellectus divinus est mensurans; res autem naturalis, mensurans et mensurata; sed intellectus noster est mensuratus, non mensurans quidem res naturales, sed artificiales tantum
(Summa Theologia, I, 16, 2)
Il nostro intelletto (che intende l'essere per cui tutti gli enti sono conoscibili) non può non conformarsi all'essere, non esserne misurato. Solo Dio è misura non misurata, l'uomo è misurato dall'essere delle cose e da Dio creatore di tutto, senza ridurre le immense possibilità dell'umano conoscere, ma assicurandone l'oggettività.
La conoscenza è identità di conoscente e conosciuto per modus recipiens e le cose sono nel nostro intelletto per rappresentazione in quanto il nostro intelletto non è creatore dell'essere e della verità, ma conoscitore.
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