venerdì 29 aprile 2011

Cultura antica, cultura cristiana, cultura romana: Dante

PER COMINICIARE: DANTE 
Vorrei partire con un esempio: le due fonti/modello della Commedia di Dante furono la Bibbia e l’Eneide.

Bisognava che Dante arrivasse a ritenere che l’intera storia di Roma aveva seguito un corso provvidenziale, perché potesse usare il patrimonio della latinità attribuendogli una funzione positiva di anticipazione della storia cristiana. Ecco perché nella Commedia gli eroi e le vicende della tradizione greco-romana possono assumere la stessa validità esemplare dei personaggi e dei racconti biblici. Tra mito, letteratura e storia, tra finzione e realtà, tra personaggi inventati dai poeti e persone che furono vive, Dante non mostra di far differenza. Certamente egli ritiene l’Eneide opera di verità storica e ritiene vera soprattutto la discesa agli inferi di Enea al punto che può citare assieme a San Paolo. 

La compresenza delle due culture (latina e cristiana) nella sua formazione gli fece sentire in modo problematico e tormentato la tragicità inerente al mondo pagano vissuto prima della venuta di Cristo: Virgilio, Ulisse e il suo viaggio impossibile, ne rappresentano un esempio. Non si devono però dimenticare Catone nel Purgatorio e Traiano nel Paradiso, figure pagane utilizzate da Dante per sviluppare il tema teologico che gli sta più a cuore, quello della grazia e della predestinazione e del loro mistero imperscrutabile.

IL SINCRETISMO DEL PENSIERO DI DANTE
La particolarità che mi ha affascinato di Dante è proprio quella di non aver separato la cultura pagana da quella cristiana. Anche se in Dante è del tutto assente il pensiero moderno della causalità storica, per il quale tutto ha una sua relazione (diversamente dalla concezione dantesca per la quale tutto è comprensibile ed è letto alla luce del Cristianesimo), tuttavia è centrale la fusione di modelli classici e di rinnovamento cristiano.

Non bisogna dimenticare che Dante conosceva Averroé e le sue teorie, che si basavano sulla superiorità della filosofia sulla teologia (uno dei temi del Convivio è proprio l'amore per la filosofia), e Alberto Magno, che ammetteva la distinzione tra verità di fede e verità di ragione, concedendo ampia libertà a quest’ultima. Conoscere non significa condividere e appoggiare, certo, ma aggiungiamoci anche la rielaborazione della tradizione aristotelica compiuta sia da Dante, sia da Tommaso: per me sono passi decisivi.
A proposito del tomismo, Dante accoglie soprattutto l’unione di fede e ragione: la fede nelle verità rivelate si accompagna alla fiducia nella loro dimostrabilità razionale. Invece, rimane leggermente lontano dalla tradizione platonica e quello che lo blocca è l’idea di abbandono mistico all’irrazionale e all’inconoscibile contrapposto a un bisogno di concretezza e di sostegno nella ragione. Tuttavia, rimane colpito soprattutto da due autori “neoplatonici”: Agostino e le sue Confessioni (per il suo racconto in prima persona di una riconquista della salvezza) e Boezio con il De Consolatione Philosophiae.

ADATTAMENTO DEL PENSIERO ARISTOTELICO AL CRISTIANESIMO
Prima di continuare con Dante, vorrei soffermarmi su un testo di T. S. Kuhn, La rivoluzione copernicana. L'astronomia planetaria nello sviluppo del pensiero occidentale, pp. 140 - 142). 

Kuhn afferma che Aristotele non fu facile da adottare alla lettera durante il Medioevo in primo luogo perchè alcune sue riflessioni non erano così facilmente da comprendere da parte degli scolastici alla luce del cristinesimo. Nessun cristiano poteva accettare il principio di Aristotele che l'universo era sempre esistito!

Un espediente che adottaro gli scolastici per giustificare alcuni evente "inevitabilmente impossibili" raccontati dalla Bibbia, fu quella dell'interpretazione metaforica. Questo stratagemma si fonda sul fatto che il testo biblico, in alcune sue parti, non deve essere inteso nel suo senso vero, ma ricordando che gli interlocutori (ad esempio, gli interlocutori del messaggio dato da Mosè) era gente per lo più ignorante e, dunque, l'utilizzo di alcune metafore è per facilitare l'interpretazione ed evitare di mettere persone ignoranti di fronte a qualcosa che è al di là della loro conoscenza. 
Si tratta, per Kuhn, di un espediente altamente propagandistico, ma molto utilizzato. 

Tommaso, comunque, come abbiamo già visto ha cercato di mediare le due culture. Particolare è l'episodio dell'Ascensione di Cristo: secodno Aristotele, le cose che sono in perfezione sono in movimento, mentre per il cristianesimo, Cristo, che è in stato di perfezione, possiede questo bene senza movimento. Ma al di là delle risposte di Tommaso, raccolte nella Summa totius theologiae, è un esempio di come Aristotele sia riuscito a sopravvivere, per poi diventare, col passare del tempo, di nuovo il fondamento del pensiero occidentale.




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