L’ARTE ROMANICA
Il periodo che va dalla metà del secolo XI a tutto il secolo XII è detto romanico. Il termine è stato coniato da studiosi francesi, De Gerville e De Caumont, che intendevano ricordare un parallelo fra l’arte di questi secoli e le lingue neolatine o romanze, eredi della tradizione romana. Tuttavia, il romanico dovrebbe essere inteso come l’espressione di una società del tutto diversa da quella dell’impero romano, una società che si colloca storicamente nel momento della crisi del Sacro Romano Impero e del sistema feudale.
Come abbiamo visto, la città viene col tempo riacquistando un ruolo preminente con il commercio e l’accumulo di denaro. La società comunale, pertanto, è formata da uomini che lavorano, che producono, che acquisiscono ricchezza; uomini che pensano in termini concreti; per i quali il lavoro è un bene. Nell’arte, la materia con la quale l’opera è costruita e il lavoro umano che l’ha trasformata devono essere riconoscibili. La materia, inerte, opaca, che attraverso l’intelligenza e la manipolazione dell’uomo ha preso forma razionale non è più perciò simbolo dell’assenza di luce, dell’assenza di Dio, non è più peccato. Anzi, l’uomo si rende degno di Dio lavorando quella materia che il Creatore gli ha fornito. Insomma, nel romanico risiede ancora un certo simbolismo.
Tipico esempio di architettura romanica è la basilica di Sant’Ambrogio a Milano.
La chiesa romanica nasce sì all’interno dei comuni medievali, ma anche in un clima di paura caratterizzato da carestie, epidemie e invasioni. L’immaginario era tale per cui ci si genuflette davanti a un Dio che si immagina terribile giudice. Il giudizio universale è una scena ricorrente nelle chiese romaniche ed esprime una religiosità dominata dalla paura del peccato. E qui che si inserisce perfettamente il rimprovero di Bernardo.
Per Bernardo è come una crociata morale: il lusso e la ricchezza di oggetti e ornamenti sono inaccettabili da parte della Chiesa e del vero cristiano, che devono dare la precedenza ai bisogni dei poveri e devono concentrarsi sulla salvezza, non sul piacere terreno. L’oratoria di Bernardo colpisce le Chiese:
Non cito nemmeno l’altezza immensa degli oratori, la lunghezza smisurata, la larghezza esagerata, l’ornamentazione lussuosa, i dipinti che attraggono l’attenzione: essi attirano lo sguardo dei fedeli che pregano, e impediscano loro di concentrarsi […] gli occhi sono feriti dalle reliquie coperte d’oro […] i santi e le sante hanno forme bellissime che li fanno considerare ancora più santi, tutti accorrono a baciarli e così sono spinti a fare offerte in denaro; la bellezza ammirata più di quanto il sacro sia venerato. Nelle chiese non si vedono corone, ma addirittura ruote ricolme di lampade, che ancora più risplendono a causa delle pietre preziose che vi sono incastonate […]
che ci fa, nei chiostri, sotto gli occhi dei frati che leggono, questa mostruosità ridicola, questa bella deformità? Questa scimmia immonda? Questi leoni feroci? Questi centauri mostruosi? Questi mezzi uomini? […] La varietà meravigliosa delle forme è tale, che diviene molto più piacevole leggere i marmi, che i libri, e che si passa più volentieri la giornata ad ammirare tutto questo, che a meditare sulla legge di Dio
L’aspetto esterno di queste chiese da l’idea di una fortezza (chiusa, quadrata, massiccia, rifugio sicuro) e questa chiusura è un tratto tipico anche dell’interno (la cripta, la volta in pietra, a cui si contrappone, però, l’ampiezza delle navate).
L’ARTE GOTICA
Le cattedrali gotiche, invece, non sono più espressione di un’arte monastica e nobiliare, ma urbana e borghese. Appare espressioni di uno spirito più fiducioso e ottimistico, di uno slancio che congiunge mediante le guglie delle cattedrali, il basso all’alto e che valorizza il nuovo senso realistico della vita del ceto mercantile e artigianale. La luce che penetra attraverso le alte vetrate non corrisponde solo a un principio di derivazione platonica e neoplatonica dell’estetica medievale, ma segna una netta differenza rispetto all’oscurità, al senso solenne e di grave oppressione delle chiese romaniche. Le calde tonalità dei colori e la ricchezza delle raffigurazioni che caratterizzano le vetrate esprimono un nuovo senso della vita, più vario e aperto.
La cattedrale gotica, dunque, è per eccellenza la chiesa della rinascita urbana con statue che si liberano dal muro e si fanno incontro al pubblico; vi sono sempre più sculture sulla facciata raffiguranti personaggi del Vecchio e del Nuovo Testamento. L’edificio è alleggerito da grandi rosoni e da finestre a vetrate policrome, attraverso cui la luce inonda lo spazio interno.
Tipico esempio è la cattedrale di Notre-Dame a Parigi.
Emerge una nuova immagine di Dio: Dio è luce, misura e proporzioni. Vorrei soffermarmi proprio su questo concetto di luce che derivano sia da Platone sia, logicamente, da Plotino. La luce si presta bene a esprimere l’emanazione di ogni aspetto sensibile dall’Uno (Dio), secondo le teorie di Plotino. Sarà poi Dionigi l’Areopagita (V secolo) a fondere neoplatonismo e cristianesimo: Dio è luce, un’onda di luce parte da Dio, investe e unisce tutti gli esseri e a lui torna, attraverso una catena ininterrotta di riflessi, che le creature rimandano più o meno intensamente secondo la posizione che occupano nella gerarchia del Creato. La presenza di Dio è proporzionale alla loro luminosità. La bellezza, dunque, coincide con lo splendore della Verità.
Questa importanza rivolta alla luce, diventerà fondamentale per lo studio della luminosità, dei giochi di rifrazione, sulla riflessione sugli specchi, ma anche nel campo dell’oreficeria e nelle arte figurative (gemme, cristalli, miniature, smalti e vetrate).
DIFFERENZE TRA ROMANICO E GOTICO ovvero TRA SIMBOLISMO E ALLEGORISMO
Il simbolismo dell’arte romanica si basava prevalentemente su questi punti:
- il mondo sensibile interessava solo come tramite o strumento di rivelazione di un significato sovrasensibile e religioso;
- questo significato doveva trasparire subito, immediatamente e direttamente. Il simbolismo, secondo Huizinga (Autunno nel Medioevo) è come un corto circuito dello spirito: il pensiero non cerca il rapporto tra due cose seguendo connessioni causali, ma c’è un brusco salto da significato a scopo. Ad esempio, rose bianche e rosse in mezzo alle spine suggeriscono allo spirito medievale un significato simbolico, quello di vergini e martiri vittoriosi in mezzo ai loro persecutori. Si ha questo ragionamento tramite un’identificazione analogica di qualità: la bellezza, il candore, il colore delle rose declinato a significato di fronte a Dio.
Ad esempio, la seguente figura qui sopra rappresenta simbolicamente la sirena, in cui donna e serpente s’identificano, producono un mostro demoniaco.
Sempre seguendo il ragionamento di Huizinga, quando il pensiero vuole tradurre in immagine un’idea o realtà indipendente, lo fa attraverso la personificazione: qui vi risiede l’allegoria. E’ uno svuotamento del simbolo e la riduzione del sensibile a una frase grammaticalmente corretta.
Nessun commento:
Posta un commento