Intorno al 1050 si verificarono una serie di mutamenti e di cambiamenti rispetto all’epoca carolingia in ogni campo (dall’aumento demografico al miglior rendimento della terra grazie a innovazioni tecnologiche importanti, dalla nascita di nuove figure legate al commercio, come il mercante e tutte quelle persone legate alla nuova classe della borghesia, alla circolazione del denaro).
E’ possibile raggruppare questi cambiamenti nelle seguenti suddivisioni:
- a livello politico-istituzionale: all’organizzazione tendenzialmente unitaria dello stato carolingio si è sostituita una molteplicità di centri autonomi di potere; l’autorità pubblica, un tempo esercitata dagli ufficiali regi e imperiali, è divenuta patrimonio di singole famiglie; la popolazione rurale appare ormai sottoposta a signori, laici ed ecclesiastici, che amministrano la giustizia, richiedono prestazioni militari ed economiche, riscuotono imposte ed esercitano altre pesanti forme di condizionamento dei rustici;
- a livello della società: il mutamento di maggiore rilievo è costituito dalla netta distinzione che ormai divide gli uomini liberi. Essi non formano più, come in età carolingia, un insieme almeno teoricamente omogeneo, poiché una netta distinzione separa chi è in grado e ha il diritto di praticare attività belliche dalla maggioranza, che ha ormai perso questa prerogativa;
- a livello economico: il cambiamento appare evidente nelle nuove e più efficaci forme di prelievo della ricchezza prodotta dal lavoro contadino;
- a livello insediativo: le campagne europee presentano un volto reso irriconoscibile dall’enorme moltiplicazione delle fortezze, dalla nascita di innumerevoli nuovi villaggi e da altri importanti cambiamenti.
Legata sempre all’idea di comune, si ritrova quello di signoria rurale che rappresenta proprio la cellula base di organizzazione della società economica e del suo potere.
Il massimo sviluppo delle prerogative signorili fu probabilmente raggiunto fra la fine dell’XI secolo e l’inizio del XII secolo (diffusione di aree, incorporamenti vari). La fisionomia della signoria andava nel frattempo evolvendosi, con ritmi e indirizzi diversi a seconda delle zone. In Francia, ad esempio, nel XII secolo si assiste alla disgregazione delle grandi signorie bannale del periodo precedente e alla formazione di un elevato numero di dominati signorili più piccoli, simili a quelli da tempo esistenti in Italia.
Al di là delle caratteristiche regionali e proto/para nazionali, ci sono tre caratteristiche importanti da sottolineare:
- la prima riguarda la crescente commistione fra diritti fondiari e diritti di natura pubblica. Si perse così la residua coscienza che determinati oneri signorili rappresentavano un compenso delle funzioni pubbliche assolte dal dominus (difesa, amministrazione della giustizia, ecc.) e non semplicemente un elemento del suo patrimonio;
- la seconda interessa la tendenza alle contestazioni dei poteri signorili e la tendenza a creare forme di inquadramento e coordinamento fra le molteplici autonomie signorili;
- la terza è strettamente connessa alle pratiche di difesa. Il continuo susseguirsi di minacce esterne induce i sovrani dei regni e dei principati nati dalla disgregazione dell’Impero carolingio a investire sulla difesa: ecco la costruzione di un gran numero di fortezze e castelli, che a seconda delle regioni iniziano a moltiplicarsi.
IL DECLINO DI CLUNY E IL POTERE DI ROMA
E’ proprio in questi anni che crolla Cluny, venuta in conflitto con il primato romano, da conflitti armati e dalla concorrenza di altre e più nuove esperienze di vita comune dei religiosi (i canonici regolari di Prémontré, gli eremiti riuniti alla Grande-Chartreuse, ecc.) che non solo crebbero di fama, ma vennero ben presto approvate dal papato.
I nuovi ordini garantivano l’integrità dell’ordinamento diocesano e con ciò si ponevano in consonanza con la volontà organizzatrice e sistematizzatrice della Sede apostolica: un’ordinata gerarchia al cui culmine sedeva il romano pontefice.
In concomitanza con i guai di Cluny, Bernardo di Chiaravalle lanciò una campagna contro di essa e contro la sua vita monastica: cominciava una polemica che sarebbe andata avanti per trent’anni, fino alla morte di Bernardo (1153), con una serie di idee che lo stesso portò avanti come fustigatore dei costumi e difensore dell’ortodossia. L’ordine cistercense si avviò a percorrere la strada dell’egemonia nella Chiesa: nel 1145, un cistercense, Eugenio III fu eletto papa. Grazie a San Bernardo e grazie alla suggestione della vita religiosa praticata nei monasteri dell’ordine (con una conseguenza importante a livello economico, ovvero l’accumulazione di ingenti patrimoni e risorse finanziarie), tutto rientrò a Roma per avere poi una diretta conseguenza sulla Chiesa d’Occidente.
IL CAVALIERE
Tra il XII e il XIII secolo il cavaliere è una figura sociale di rilievo e insieme una prestigiosa figura dell’immaginario letterario e artistico. Partito come guerriero di professione a cavallo, nel periodo dell’anarchia feudale, i grandi signori in lotta avevano bisogno di persone armate (spesso erano briganti). Dopo il Mille, con il passaggio del potere feudale da un potere di fatto, basato sulla violenza, a un potere di diritto, basato sulle leggi e sul consenso, si avverte un bisogno di normalizzazione.
Alla figura del martire e del monaco subentra proprio quella di colui che serve in armi la fede: il riconoscimento religioso dell’investitura segna una tappa importante nella trasformazione del guerriere a cavallo in una nuova figura di cavaliere, in cui valore militare e virtù cristiana tendono a coincidere. La nascita degli ordini religioso-cavallereschi (i Templari, i Cavalieri di Malta) realizza nel modo più completo questo nuovo tipo di santo combattente.
Inoltre, c’è un altro elemento che caratterizza questa figura: la fedeltà vassallatica come valore supremo del cavaliere feudale a cui va connesso un modello di codificazione del sistema etico cavalleresco.
Nasce da qui l’immagine del cavaliere crociato, guerriero della fede, contrapposto ai cavalieri saraceni o turchi (facendo riferimento alla Chanson de Roland).
Il passaggio dalla prima alla seconda età feudale (XII secolo), con il rafforzarsi del potere centrale della monarchia francese e la riduzione delle guerre, va in crisi questa figura. Un numero molto grande di cavalieri, non accasati e senza terra, si riversa nelle corti dei grandi signori in cerca di sicurezza economica e di una collocazione sociale. Dall’etica feudale si passa a un’etica fondata sulla cortesia. Un insieme di valori, cortesia-gentilezza-libertà, diventano un’ideale esteso all’intero ceto nobiliare, inclusa l’aristocrazia. Il cavaliere diventa, inoltre, anche un poeta: proietta le sue aspirazioni sull’immaginario lirico e romanzesco, le sue avventure solitarie e dichiara che il movimento delle sue imprese è l’amore e che il fine è la ricerca di un’identità individuale sempre più sfuggente. E in questo caso, la religione non interessa più tanto.
LA BORGHESIA
Sempre avendo come sfondo l’anno Mille, entra in crisi la tripartizione medievale della società in oratores (addetti alle preghiere: clero e monaci), bellatores (i militari) e i laboratores (i lavoratori manuali). Compare, fra la classe dei nobili e quella dei servi della gleba, una nuova classe, dedita al commercio, ai traffici, all’artigianato cittadini. La terra non è più l’unica forma e l’unica fonte di ricchezza perché è comparso il denaro, come mezzo di scambio e come strumento di arricchimento. I mercanti non solo comprano e vendono merci, ma si trasformano in uomini d’affari, prestano denaro, creano banche e intermediazioni finanziarie, e possono diventare imprenditori e produttori essi stessi di merci che poi vendono in tutto il Mediterraneo. Ci sono poi gli artigiani del ferro, del legno, della lana, delle pelli che fanno delle loro botteghe centri di produzione, di vendita e scuole di apprendistato.
E aumenta la loro influenza politica. Mentre all’inizio il potere della gestione politica era dei consoli, in seguito questo passa dalle famiglie feudali inurbate a quelle che hanno più influenza, in cui ormai l’egemonia è nelle mani del popolo crasso. Non si chiamerà più console, ma podestà, specialista borghese della politica, spesso uomo di legge, agiato, ma non nobile, che viene eletto a tale carica perché estraneo alla fazioni cittadine e quindi giudicato imparziale.
L’organizzazione economica, inoltre, è caratterizzata dalle Arti Maggiori, ovvero dalle corporazioni dei mercanti e degli artigiani più ricchi e potenti, fra le quali spicca l’Arte di Calimala, dei grandi mercanti di lana. Questa organizzazione economica determina le scelte politiche che, già da sole, erano influenzate da legami familiari e clientelari (riprendendo le vecchie consuetudini feudali).
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