venerdì 29 aprile 2011

Dante: riflettiamo sul concetto di allegoria

RITORNANDO A DANTE: SIMBOLISMO E ALLEGORISMO
Nello scrivere la Commedia, Dante ha maturato una particolare idea di arte e di poesia accentuandone fortemente le responsabilità etiche, profetiche e salvatrici. Quest’idea esclude e condanna, per il coinvolgimento passionale che ne consegue, la lettura come piacere e divertimento, l’esaltazione e il gioco dei sentimenti, la mescolanza di arte e vita che erano state le caratteristiche nuove della cultura espressa dalle lingue romanze (ad esempio, il ciclo arturiano).

Dante, non bisogna mai dimenticarlo, propone in tutte le sue opere, a partire dal Convivio, un concetto di cultura come bene civile e sociale, in cui l'obiettivo della nuova figura dell'intellettuale (lui, come lo era stato Brunetto Latini), è quello di fornire un modello eticamente consapevole e ragionato: ciò non esclude un impegno anche direttamente politico (nel caso di Dante, la posizione a favore dell'Impero), purchè giocato dentro le coordinate generali di una concezione globale (e religiosamente ispirata) della storia umana e del suo destino. 
[apro solo una breve parentesi: è proprio nel Convivio che Dante decide di utilizzare il volgare motiva da scelte comunicative e non estetiche. Lo scopo della rivalutazione del volgare dipende dalla maggior possibilità di raggiungere o meno la comprensione del pubblico. Ne dedicheraà a tal punto un altro codice, il De Vulgari Eoloquentia.]

Ritornando alla riflessione critica sulla letteratura che ha come solo obiettivo quello di divertire, è necessario affermare che questa nasce da un fondamento morale e religioso attraverso un simbolismo diffuso, esteso a ogni fenomeno del mondo, alla realtà e ai testi che la rappresentano. E qui, è necessario ritornare al tomismo. L’insegnamento di Tommaso afferma che l’attribuzione di un significato simbolico o allegorico andava limitata ai testi sacri: solo in questo caso si trattava di allegoria a pieno titolo, inerente al significato, diversa da quella di carattere semplicemente retorico dei poeti. Solo la Bibbia possiede il significato letterale, un’allegoria teologica: una verità risposta, un disegno dei fatti, di cui chi scrive è inconsapevole.


DANTE: UN REALISTA...ALLEGORICAMENTE PARLANDO!
Ma l’allegorismo di Dante è anche da intendersi nel senso figurale: Dante applica con larghezza il procedimento, risalente alla tarda antichità, che consisteva nell’interpretare un evento o un personaggio come figura, adombramento e prefigurazione, nella sua realtà storica, di un significato segreto che ne è la verità nota a Dio. Dante estende la concezione figurale oltre la materia biblica, ad altri aspetti della vita. Crea personaggi, come Virgilio e Beatrice, che pur avendo un valore allegorico, conservano le caratteristiche dell’esistenza vissuta.
Si può parlare, in un certo senso, di realismo: grazie anche alla ricchezza metaforica c’è una rappresentazione totale della realtà. Il suo modo conoscitivo ed espressivo è insieme realistico e simbolico, perché egli fa entrare nel poema la sua visione della realtà, e questa è compenetrata con un significato sovrasensibile.
Le metafore hanno una doppia dimensione: da un lato colgono una percezione, un aspetto del reale e dall’altro materializzano il pensiero conservandone le risonanze spirituali. 

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