Vorrei aggiungere alcune osservazioni sui temi escatologici, ovvero sui temi della fine del mondo, sulla decadenza dei costumi e degli studi, ma anche temi che affrontano e narrano di paure verso la possibilità di essere testimoni di terribili avvenimenti, presagi dell’imminente ritorno del diavolo, in coincidenza con l’avvento dell’anno Mille.
Per prendere in considerazione questi temi, è necessario essere a conoscenza del concetto di temporalità: la storia veniva intesa come serie di avvenimenti contingenti, alla luce della ierostoria, il piano meta temporale che trascende il normale susseguirsi cronologico delle età. In altre parole, il tempo viene descritto non come una successione di eventi, ma come un insieme di tappe che avrebbero condotto poi alla realizzazione del progetto divino di provvidenza.
Uno dei primi autori a sancire questa formula fu proprio Agostino che indica una divisione della storia del mondo in sei grandi età che descrivono l’evoluzione dell’umanità seguendo il modello delle epoche bibliche. La sesta età inizia con l’incarnazione di Cristo, ma non viene indicato un tempo conclusivo: questa non conclusione prospetta ai medievali una lunga attesa.
Il periodo che stanno vivendo i medievali è solo una porzione di quel processo che è orientato a descrivere la storia come un ciclo che si concluderà proprio quando terminerà l’umanità e tutto il creato.
Scoto aggiungerà poi un’altra prospettiva: il mondo non solo deriva da Dio e ne è manifestazione, ma a Dio ritornerà, nell’ultimo giorno, per ricostruire l’unità iniziale, perdutasi con il peccato di Adamo.
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