domenica 17 aprile 2011

Medioevo: che confusione! (continua)

Vorrei dedicare anche un post a Giovanni Scoto Eurigena (810 - 880) sfruttando sempre il testo curato da Umberto Eco (pp. 328 - 333). 

Interessante è il concetto neoplatonico di universo che Eurigena ha adottato a partire dallo studio di Dionigi. Si tratta di un universo il cui ordine è imposto da Dio, alla cui trascendenza non è possibile giungere con semplici nomi, ma con un linguaggio più complesso: nessun termine affermativo o descrittivo, ma termini che negano gli attributi che comunemente indicano gli enti.

Quello che più mi ha interessato di Eurigena è sicuramente la compresenza nelle sue riflessione di fede e ragione. Il Periphyseon (Sulle Nature), composto di cinque libri, è un testo che costituisce il progetto di ricerca che vuole analizzare sia le “cose” che possono essere colte dalla mente, le creature, sia quelle che possono essere colte da “superiori” capacità intellettive umane, ovvero Dio. Ricorrendo all’uso del dialogo, tra maestro e allievo, l’indagine è volta a individuare i termini con i quali è possibile parlare sia di Dio sia delle creature.

LA NATURA
Quale può essere il termine che comprende immediatamente tutto ciò che esiste? Il primo che viene in mente, senza dover riflettere, è natura. La cosa è leggermente diversa quando si comincia ad utilizzare un’argomentazione razionale perché questo termine perde la sua semplicità e deve essere analizzato puntualmente nei suoi elementi costitutivi. Qui Eurigena ricorda Aristotele: il termine natura identifica un genere e come tale può essere suddiviso in diverse specie.

Se si prende in considerazione la Bibbia, si comprende poi la relazione tra creato-creatore che può essere vista anche come una relazione/differenziazione tra il genere e la specie: creatore e creature sono uniti/divisi proprio dal concetto di creazione. Proprio in base alla creazione è possibile distinguere la natura attiva e passiva.

E’ bene considerare la gerarchia delle specie di natura
  • prima natura che crea, ma non è creata. Si tratta di Dio: di ciò non si può parlare né in termini positivi, né in quelli negativi, bensì superlativi. Dio è superiore a ogni umana attribuzione di senso, e dunque oltrepassa integralmente le possibilità descrittive del linguaggio;
  • seconda natura che crea ed è creata;
  • terza natura che non crea ed è creata;
  • quarta natura che non crea e non è creata.
Ora, se l’uomo deve utilizzare un linguaggio superlativo, può anche avere a disposizione un’altra strada ovvero quello della manifestazione di Dio: le Sacre Scritture e la natura. L’universo creato è, infatti, manifestazione del Creatore, presente non solo come fonte di ispirazione (linguaggio superlativo), ma come teofania. Nonostante l’universo sia pura materialità, la prima vera creazione è avvenuta prima dei tempi nell’Intelletto divino, nel Verbo, e successivamente (con un processo di decadimento) nella natura che a sua volta diverrà creante di tutte le cose. Anche l’uomo prima del peccato originale era una nozione nella mente divina: decaduto poi da questa condizione per non aver voluto rimanere fedele al suo creatore, ha implicitamente posto le condizioni per la nascita del mondo fisico. Il fine dell’essere umano, terza natura che è creata e non crea è il ritorno a quella condizione originaria di unità con Dio. Solo allora, nella perfezione di una unità ricomposta, avrà senso la quadri partizione di Eurigena, conclusa dalla quarta natura che coincide con Dio alla fine del processo descrittivo nella Genesi, ovviamente non creato ma non più creante.

IL RIFERIMENTO CULTURALE
Eurigena tiene insieme tre istanze culturale diverse:
  1. la tradizione patristica latina;
  2. la teologia greca;
  3. l’ambito delle Scritture.
Il concetto principale di Eurigena include un po’ tutte e tre le istanze: il creato è immagine della divinità. Essa viene impropriamente rappresentata dal linguaggio umano che nei suoi limiti riesce ad affermare per speculum qualcosa del Creatore solo meditando sulle parole scritturali da Lui ispirate.

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