Procederò per punti e osservazioni che ho recuperato dal testo Storia Medievale, Manuali Donzelli, Roma, 1998 (AA.VV)
L’INTEGRAZIONE DELL’EUROPA E I FRANCHI
Primo fattore importante fu il grande calderone di incontri etnici realizzati con “altri popoli” di diversa “cultura e religione” in “altre regioni”. Se con Teodosio, re dei Goti, l’integrazione non era stata così semplice perché ad esempio nell’esercito dovevano stare solo i goti, mentre i romani dovevano limitare la loro presenza all’applicazione delle competenze amministrativi. Integrazione, invece, era avvenuta proprio con i franchi tramite una serie di matrimoni misti tra aristocrazia gallo-romana e aristocrazia germanico. Questa riuscita integrazione spiega perché l’Europa sia stata una costruzione franca: su questa base l’Impero carolingio fu davvero una grande realizzazione, originale nel mantenimento dei connotati germanici e nella parallela ispirazione istituzionale romano-bizantina.
IL MEDIOEVO COME INFANZIA DELL’EUROPA
Questa idea, già sorta a March Bloch, è connessa all’idea di periodo negativo e confuso del Medioevo (contrapposto a quelli positivi rispettivamente del secolo IX con l’Impero carolingio e secoli X-XI con la dinastia degli Ottoni) caratterizzato dalla crisi del modello romano. Si comincia a parlare e a sentire l’Europa (prima facendo riferimento alla terra dei discendenti di Jafet, uno dei tre figli di Noè, assieme a Cam e Sem) quando si ebbe il Sacro Romano Impero. In realtà è quando due stili di vita, quello gallo-romano e quello franco, furono accorpati e cominciarono a vivere simbioticamente: i franchi potevano accedere alle cariche ecclesiastiche quando una volta, invece, erano abituati a una semplice equazione gran valore bellico = tradizione di comando militare = prestigio sociale.
Dopo l’anno Mille, con l’Europa post-carolingia si consolidano le tradizione carolingie, ma soprattutto l’esperienza cristiana (si può parlare a questo proposito di Societas Christiana). Si affermarono, in seguito, i franchi occidentali (la Francia di oggi) e dall’altro lato i franchi orientali (o teutonici, gli Ottoni). Seguirà il Duecento con sorprendenti personalità e il Trecento in cui già ci si proietta oltre l’Atlantico.
Tuttavia è errato attendersi da questo tipo di Medioevo un’idea politica di Europa, in cui si possa parlare di nazione e di unità (anzi, proprio in questo caso, ci troveremmo in un tipico esempio di frazionamento), sarebbe più consono, invece, fare riferimento all’idea di integrazione dei popoli, integrazione etnica fondata sulla sintesi latino-germanica.
LE RELIGIONI (O LA RELIGIONE) DELLA SALVEZZA
Si deve partire da questa considerazione, legata al periodo tanto antico rintracciabile dai pensieri di Marco Aurelio:
Considera quanti non conoscono nemmeno il tuo nome; quanti presto lo avranno dimenticato; quanti, fra chi ora ti loda, parleranno male di te; considera come il ricordo che lasciamo ai posteri non abbia alcun valore, e non l’abbiano né la gloria, né nulla di nulla […] Tutta la vita del corpo è un fiume che scorre, tutta la vira della mente sogno e delirio; l’esistenza è una guerra e un soggiorno in un terra straniera; la fama è oblio.
E’ proprio in questo periodo che si diffonde il messaggio del Cristianesimo, da intendersi come religione di massa: la Vera Dottrina di Celso, la prima opera intellettuale pagana in cui l’insegnamento cristiano venne seriamente considerato, apparve intorno al 178 (mentre Marco Aurelio annotava i suoi pensieri).
La ricerca di dio, l’esperienza interiore assieme a conoscenze neoplatoniche sono i principali fattori che faranno diventare il cristianesimo una religione i cui seguaci erano perseguitati poi una religione che non tollerava assolutamente altre religioni. Bisogna aggiungere che il cristianesimo si fece strumento e sostegno di un potere autocratico e capace di diventare forte come era quello tardo antico.
Nella forma mentale del cristianesimo si trova poi la polarità tra corpo e anima: eterno tema che ci ritroviamo tutt’ora, indice che probabilmente è alla base di un’interessante approfondimento antropologico. Questo dualismo è stato già “classico”: già ai tempi dei greci, si riteneva l’anima come un qualcosa tenuto in prigione dal corpo che andava poi liberata. Quello che il cristianesimo aggiunse è la proiezione di un così radicato tratto antimaterialistico, capace di condizionare l’intero mondo antico, in un messaggio di salvezza universale.
Riporto, infine, due date importanti: il 313, l’editto di Costantino in cui l’imperatore ordinò che i cristiani e tutti i sudditi dell’impero godessero di piena libertà di culto, e il 380, l’editto di Tessalonica con cui Teodosio I proibì il credo di tutte le fedi non cristiane, obbligando i sudditi dell’Impero a professare l’insegnamento del Vangelo. Queste scelte devono essere lette come principio di legittimazione del potere imperiale e volontà di unificazione di un complesso mosaico.
IL PRIMATO PAPALE
Solo dopo il secolo XII, il papato è passato a papato monarchico in cui il papa assume la carica di capo assoluto di tutta la cristianità cattolica. Prima del secolo XI, il papa era solo il Vescovo di Roma che aveva sì un primato e un onore (era decisivo nelle questioni teologiche), ma non governava la Chiesa. Le singole sedi vescovili, infatti, erano sovrane e coordinate in metropoli (Milano, Aquileia, Ravenna e Roma in Occidente, Costantinopoli, Antiochia, Gerusalemme e Alessandria in Oriente) o archidiocesi e spesso decidevano in assemblee regionali, spiegando come all’epoca le regole dei cristiani e la vita di un cristiano fosse diversa da zona a zona dell’Europa.
[Breve parentesi. Sarà poi l’editto di Calcedonia, 482, a dare una maggiore autorevolezza alla sede romana delle archidiocesi sopra elencate. Il prestigio dei papi (i vescovi di Roman) accrescerà la loro forza politica e la loro centralità].
Sarà Gregorio VII a trasformare la Chiesa in stato accentrato e monarchico. Quest’operazione di cambiamento e di trasformazione della Chiesa di Roma fu sancita dal concordato di Worms (1122), fra papa Callisto II e l’imperatore Enrico V: tra impero e papato si stabilì una reciproca riconoscenza e rapporto. In sostanza, i re garantivano protezione militare ed esenzioni fiscali alla Chiesa, dall’altro intervenivano nell’elezioni episcopali imponendo loro candidati. Il potere vescovile dal lato suo era un altro potere integratore dell’ordinamento pubblico: i vescovi diventavano persone di fiducia del re.
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