lunedì 10 settembre 2012

Premesse: il tema del ritorno. Parte II


Come detto nel post precedente (Premesse: il tema del ritorno. Parte I), l'esperienza estetica è importante perchè permette di esperire il tragico, ovvero quel momento in cui all'uomo è concesso di vivere la vita sia nella gioia sia nel dolore, ma soprattutto senza le giustificazioni religiose e scientifiche. 

Questo tipo di esperienza, di fortissima libertà, permette di introdurre una serie di riflessioni in termini di cognizione del tempo, dove per tempo s’intende non tanto il tempo concreto, bensì quel tempo universale, che si ripete sempre uguale a sé stesso. 
Prima di procedere con Nietzsche, è di interesse considerare le riflessioni proposte da un altro importante filosofo,  Giambattista Vico. Si tratta di un teoria similare, ma nello stesso tempo diversa.

La cognizione del tempo: i ricorsi storici
Testo fondamentale è la Scienza Nuova (testo non di facile lettura) di Giambattista Vico (1668 – 1744) che si fonda sul rapporto tra vero e certo. Il vero è nel certo ovvero la verità viene razionalmente dimostrata con i fatti filologicamente accertati: è per questo che si fa ricorso non solo alla storia, ma anche al mito, alla poesia e alla lingua.

Si proceda con ordine, fornendo alcune spiegazioni:
  • la distinzione tra storia reale da quella ideale eterna. Quest’ultima non è un ordine puramente ideale che non regge il corso della storia e non è la storia stessa, bensì è il significato totale della storia, al quale essa tende continuamente, ma che non arriva mai compiutamente a realizzarla. Questa è la sostanza che sorregge la storia temporale e reale dell'uomo, la norma che ne garantisce l'ordine. E' tutto ciò che la storia umana deve essere, nel suo valore compiuto, ma che non è mai realmente per la molteplicità, l'incertezza e il relativo disordine dei suoi eventi. E' quindi il canone per giudicare la storia umana, non questa storia stessa: un canone che però non le è estraneo, perchè costituisce il suo vero significato;
  • il significato di trascendenza della storia ideale eterna. Si deve precisare che il fatto che ci sia un canone che costituisca un vincolo e un riferimento di senso alla storia reale, non esclude il grado di incertezza della vita umana. Questa storia ideale non interviene miracolosamente a correggere gli errori degli uomini o a sopperire alle loro cattiverie o stupidaggini con un aiuto "dall'alto". Il solo protagonista del mondo della storia è l'uomo. Gli uomini hanno essi fatto questo mondo di nazioni: tale è il primo principio della scienza nuova. La trascendenza della storia ideale eterna significa solo che il significato della storia è continuamente al di là degli eventi particolari, di cui gli uomini sono autori. E' la trascendenza di una norma, cui il corso degli eventi non si adegua mai perfettamente, di una sostanzialità di valore che sorregge gli eventi nel loro corso ordinato, ma non si identifica con essi.
Considerare questo tipo di storia ideale, significa avere l’opportunità di paragonare quella ideale con quella attuale. Vico considera la condizione dell'Europa cristiana del suo tempo come apice della perfezione. Ci sarà dopo una ricaduta? Ora, secondo Vico, la ricaduta ci potrebbe essere se compaiono la corruzione e la debolezza degli uomini: anche in questo caso, non si tratta di una necessità immanente della storia, ma di un ordine che l'umanità deve salvaguardare. L'ordine o il canone di per sè non si trova mai realizzato pienamente nella storia umana, perchè deve essere realizzata dall'uomo.
E l'idea del progresso? Il progresso implica arricchimento continuo della storia umana in virtù di una legge necessaria, implica che non ci sia alcun errore nella storia umana, nè male, nè decadenza, implica che la storia sia giustificatrice e non giustiziera. Ma questo non vale per Vico e, dunque, il concetto di progresso non esiste nella storia umana proprio perchè è umana. La storia è il campo di una lotta seria, nella quale l'uomo può fare affidamento sul proprio impegno morale.

Proprio in funzione di questa storia ideale, provvidenziale (proprio perché agisce in base a un disegno ideale presente nell’uomo a titolo di sollecitante dover essere della storia reale) è possibile giustificare la presenza di corsi e ricorsi storici, da intendersi come il periodico ritorno della storia sui suoi passi. Il ricorso è l’inizio di un nuovo ciclo (età degli dei, età egli eroi ed età degli uomini): un esempio può essere quello per cui uno stato cade in una serie di guerre civili conducendo nel disordine la repubblica e può adottare una serie di soluzioni tra cui quella di stabilire una monarchia, farsi assoggettare sotto una nazione migliore oppure retrocedere a una “vita primitiva”. E la storia può ricominciare il suo ciclo. Questo non significa la storia sia ciclica, bensì che in certi momenti, un determinato stato può tornare a un determinato corso storico.

Ora, la questione posta da Nietzsche è diversa, ma la considerazione che esista un percorso ideale della storia che segue un canone (un qualcosa di trascendente), un qualcosa che da valore agli eventi che accadono realmente, senza però identificarsi totalmente con essi, pare essere almeno rapportabile [VICO G., Opere scelte di Giambattista Vico, a cura di Abbagnano N., Torino, UTET, 1951].


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