venerdì 21 settembre 2012

Conclusioni: Aristotele e il libero sfogo delle emozioni


Aristotele, invece, riconsidera la questione della pratica mimetica al di là delle questioni morali o gnoseologiche e la inscrive in una sfera, quella artistica, di sua completa proprietà e in cui può esercitare in completa autonomia.

Facendo riferimento, in maniera particolare, alla questione della tragedia, la mimèsi compare come elemento fondativo di tutto il teatro: l’arte imita la natura, ma nel farlo non la copia, bensì la considera come un modello di riferimento. Così affermando, anche ciò che è irrazionale e immorale può essere presente nella tragedia a patto che questi siano coerenti con il contesto narrato e che la loro presenza non sia gratuita, ma richiesta e giustificata da una motivazione espressamente interna alla poesia (nessi necessari o verosimili).

Inoltre, la relazione tra arte e natura è così stretta al punto che non solo l’uomo impara imitando comportamenti e azioni della natura, ma anche dall’arte stessa: nella tragedia aristotelica, il coinvolgimento dello spettatore si basa sulla sorte che, intesa come momento supremo dell’esistenza, quando si decide della vita e della morte, crea coinvolgimento poiché questi momenti strazianti creano il pathos, impegnando intelletto e cuore. E conoscere può voler dire sperimentare nuove esperienze. Nella tragedia, mossi da pietà, perché la sfortuna può colpire persone innocenti, e da terrore, perché questi casi potrebbero colpire anche gli spettatori stessi, consapevoli del fatto che non si è di fronte al reale, ma all’imitazione di un possibile reale, gli spettatori possono dare libero sfogo alle loro emozioni, uscendo da teatri più sereni e pronti ad affrontare i casi della vita.

Riporto qui sotto un'immagine, molto utile ed esplicativa, tratta da questa pagina web (http://www.cultorweb.com/Estetica/SC.html)


Aristotele, pertanto, non teme la rappresentazione teatrale come, invece, vale per Platone: quest’ultimo la teme perché in realtà la considera solo dal punto di vista della forma espressiva (léxis) che può suscitare nei giovani animi dei cittadini mistificazioni e contenuti irrazionali. Probabilmente, è proprio con Aristotele che per la prima volta compare la questione dell’artistic self-assertion da intendersi come l’opportunità delle forme artistiche di essere autonome nella loro espressione sia dal punto di vista della forma sia da quello del contenuto.

Se volete approfondire il discorso, vi riporto qui di seguito alcuni miei post:

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