Antropologicamente, presentarsi come Altro
In un tale contesto di
riferimento, la pratica mimetica è letta attraverso il concetto di simulacro ([Deleuze, 1971], p. 117). Questo non è
da intendersi come l’emulazione di un modello, bensì la sua contestazione e
il suo rovesciamento. L’identità si oppone alla differenza, come la
rappresentazione si oppone alla formazione di un’altra natura, o meglio
una doppia natura.
Se si prende in considerazione la
relazione tra passato e presente, tra l’antico e l’attuale ([Deleuze, 1971], p. 136), è possibile
affermare che non si tratta di due istanti successivi, ma l’attuale necessita
di una dimensione per poter rappresentare l’antico (riproduzione,
rammemorazione, memoria) e una dimensione in cui si auto-rappresenti
(riflessione, riconoscimento, intelletto). Letti attraverso il concetto
dell’eterno ritorno, il passato e il presente sono dimensioni dell’avvenire ([Deleuze, 1971], p. 153): il passato
come condizione e il presente come agente.
In altre parole, il presente si
attualizza solo attraverso il processo di riflessione con il passato. C’è
sempre un continuo spostamento nella ripetizione: il travestimento continuo o
la sua continua riflessione in cui il simulacro che si viene a creare non deve
necessariamente somigliare al suo modello di riferimento ed esserne una
copia della copia, ma, sempre nell’ottica di una forma di emancipazione e di
trasgressione, deve presentarsi come altro, a volte anche altro
demoniaco proprio perché privo di somiglianza ([Deleuze,
1971], p. 207). Ponendo in relazione il mondo delle Idee di Platone e il
concetto di Eterno ritorno di Nietzsche, Deleuze afferma:
Platone tenta di
disciplinare l’eterno ritorno facendone un effetto delle Idee, vale a dire
facendogli copiare un modello. Ma nel movimento infinito della somiglianza
degradata, di copia in copia, si approda a un punto in cui tutto cambia di
natura, la copia si rovescia a sua volta in simulacro, ove infine la
somiglianza, l’imitazione spirituale, cede alla ripetizione
([Deleuze, 1971], p. 209)
Prime Conclusioni
La questione della ripetizione,
dunque, implica non solo la differenza, ma anche un rapporto riflessivo tra
passato e presente, tra l’Io e l’alterità. Questa riflessione può essere letta anche nell'ottica di movimento dialettico in cui:
- il Sé prima ricorda (memoria);
- successivamente fuori esce da se stesso (riconoscimento);
- infine, prende coscienza di sé come alterità e come simulacro (coscienza di sé).
Io e Alterità dipendono l’uno
dall’altro: se non ci fosse una prima somiglianza interna, allora la differenza
non verrebbe percepita. Come afferma Deleuze:
Occorre assomigliare
al padre per avere la figlia, onde la differenza è pensata rispetto al principio
dello Stesso e alla condizione della somiglianza
([Deleuze, 1971], p. 434)
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