lunedì 17 settembre 2012

Derrida: le relazioni tra testi (parte I)

Dopo aver preso in considerazione, seppur brevemente, le figure di Nietzsche e di Benjamin, un altro autore fondamentale in questo percorso è Jacques Derrida (1930-2004). 

Con le osservazioni proposte dall'intellettuale francese, la questione della pratica mimetica è da inserire all’interno della relazione mimetica tra un testo e un altro, relazione che considera i testi come qualcosa che ripetono precedenti testi e nel farlo creano una rete di differenze. Testo fondamentale di riferimento è Dissemination [DERRIDA, Dissemination, London-New York, Continuum International Publishing Group, 2004]. Molti sono i saggi all’interno di questa collezione di grande interesse; in particolar modo, quelli che sono stati maggiormente presi in considerazione sono: Plato’s Pharmacy, The double session e Dissemination

Le principali tematiche che verranno prese in considerazione sono le seguenti:
  • la questione della relazione dei testi, della loro natura pieghevole;
  • la questione degli innesti e delle disseminazioni (sempre legate alle relazioni tra testi);
  • la questione della scrittura come pharmakon.


La relazione tra testi: il libro come pieghevole tra interno ed esterno 
Alla base della relazione mimetica tra testi si colloca la considerazione secondo la quale i significati di tutti i testi sono per principio indeterminati e immuni alla chiusura. Facendo riferimento all’esempio di Mallarmé, Derrida afferma:

The book is a ‘block’ but it is a block composed of sheets of paper. Its ‘cubic perfection’ is open. This impossibility of closure, this dehiscence of the Mallarmean book as an ‘internal’ theater, constitutes not a reduction but a practice of spacing. Staked on the structure of the fold and of supplementarity, this practice puts itself into play  
[Derrida, 2004], The double session, II, p. 234.


Il libro è pieghevole ed è sempre una relazione tra interno ed esterno, in modo tale che l’esterno possa entrare nell’interno e affinché il suo significato non sia solo l’essere presente:

“But by the same token is not: the fold in a lining by which it is, out of itself, in itself, at once its own outside and its own inside; between the outside and the inside, making the outside enter the inside and turning back the antre or the other upon its surface, the hymen is never pure or proper, has no life of its own, no proper name.
Opened up by its anagram, it always seems torn, already, in the fold through which it affects itself and murders itself.
Along the undiscoverable line of this fold, the hymen never presents itself. It never is-in the present; it has no proper, literal meaning; it no longer originates in meaning as such, that is, as the meaning of being. The fold renders (itself) manifold but (is) not (one) 
 [Derrida, 2004], The double session, II, p. 229.

 

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