L’operazione che attua Balzac, in base a quanto detto nel post precendente (Balzac e l'esperimento realista), è sicuramente quella di aderire completamente alla realtà, ma questa nella sua ri-presentazione subisce due mutamenti importanti:
- se la realtà deve essere analizzata in maniera scrupolosa e microscopica, allora quello che emergerà non sarà soltanto il macroscopico (l’esteriore, l’oggettivo, la materia), ma anche il microscopico (l’interiore, il soggettivo e lo spirito);
- la realtà ri-presentata da Balzac è, nonostante tutto, una realtà descritta dall’autore attraverso il suo punto di vista. Anche quando si è a livello descrittivo, l’autore non smette di inserirsi all’interno del testo. Si pensi ad esempio alla descrizione del padre Grandet: minuziosa, precisa e ricca di riferimenti che descrivono il personaggio, ma ogni singolo elemento scelto è per Balzac il giusto tassello per tratteggiare la personalità del suo personaggio. Ecco qui di seguito un passaggio: “Finanziariamente parlando, il signor Grandet aveva della tigre e del serpente boa: sapeva acquattarsi, rannicchiarsi, guatare a lungo la sua preda, slanciarsi; poi apriva le fauci della propria borsa, vi inghiottiva un carico di scudi, e si ricava tranquillo, come il serpe che digerisce, impassibile, freddo, metodico”.
Questo vuol dire che la realtà viene sì rappresentata fedelmente, ma in questa ri-presentazione perfettissimamente mimetica, c’è una perfetta armonia tra mondo esteriore e interiore, oggettivo e soggettivo, materia e spirito. Pertanto quando si parla di rappresentazione attraverso immagini della vita sociale, questa si presenta come:
Particular to this shift is the affective nature of images in the nineteenth century: authors see themselves as also involved in the world they represent; their task is to lend expression to an internal perspective, to an individual way of seeing as regards social relations, social opportunities and expectations, and the densely articulated context of action in which novelistic characters take part [GEBAUER – WULF, Mimesis: culture, art, society, Berkeley and Los Angeles, University of California Press, 1995], p. 217
Literary mimesis of social mimesis
Quel velo di trasparenza che Balzac fa emergere tra reale e rappresentazione, velo che mimetizza completamente le due sfere, rendendo quasi la figura del narratore assente, in realtà proprio in virtù di questa trasparenza fa emergere non solo la parte soggettiva dei personaggi, ma soprattutto la visione del poeta. Gebauer e Wulf [Mimesis: culture, art, society, Berkeley and Los Angeles, University of California Press, 1995], p. 218], descrivono tale poetica attraverso la formula literary mimesis of social mimesis proprio per rendere il doppio ricorso alla pratica mimetica che non deve essere applicata solo alla realtà (social mimèsi), ma anche alla pratica narrativa (literary mimèsi): nel caso di Balzac, e lo si vuole ripetere, più si rappresenta mimeticamente la realtà, analizzandola, più emerge il suo lato più soggettivo e interiore.
Nessun commento:
Posta un commento