martedì 25 settembre 2012

Conclusioni: Sant'Agostino e il ritorno alla somiglianza originaria


La somiglianza è, inoltre, il trait d’union tra Plotino e Sant’Agostino: anche in questo caso, il criterio dell’analogia e dell’armonia mediano il rapporto tra la cosa bella e l’anima. 

Ancora una volta ritorna l’idea del viaggio purificatorio dell’anima verso il divino: in questo viaggio, il non corretto uso del bello estetico è inteso come una trappola che cattura l’anima e non le permette di accedere alla bellezza eterna. Solo la riproduzione mimeticamente corretta (analogica e armonica) della somiglianza col divino conduce alla bellezza eterna, da non confondersi con la bellezza sensibile. 
Per bellezza eterna, infatti, s’intende la bellezza interiore, quella dell’anima che ritorna alla sua somiglianza originaria tramite la fede, cioè tramite una forma di spiritualità che porta a una bellezza totalmente interiore.

Un'ultima precisazione.
Per Agostino, Dio è la bellezza di ogni bellezza, è lui la Bellezza. Non c’è una sostanza materiale e una spirituale, ma un’unica sostanza che modula l’esistenza in due maniere, quella che ama le creature per se stesse al posto di Dio e quella che ama Dio sopra ogni cosa.

Elemento fondamentale, sia per Plotino sia per tutti gli autori/intellettuali cristiani, è l’anima. Questa amando Dio, diventa bella; Dio ci ha amato per primo e ci ha fatto diventare belli; la Bellezza è la massima manifestazione dell’Amore che da la vita per gli altri, cioè l’Incarnazione di Dio in Gesù Cristo (e non solo in quanto intelligibile o proporzione).

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