Procedendo con il discorso, l’uomo comincia a
collocarsi al centro grazie alla sua componente soggettiva e nel contempo
razionale, il giudizio.
L’uomo può essere geniale ed essere il generatore di
giudizi estetici sul bello perché la bellezza è in lui, è nel soggetto e non
nell’oggetto. Questo spiega Kant.
A quest’avanzare continuo dell’istanza del soggetto, c’è però da
contraltare una netta revisione del concetto di mimèsi. Al geniale non può
essere associata la pratica mimetica, nonostante questa rimanga la componente
basilare dell’apprendimento. Rimane il fatto che questa nuova istanza dimostra
che il soggetto è un qualcosa che giudica e, nel farlo, esprime tutto il suo
appassionarsi.
Come è possibile notare,
l’istanza soggettiva e creatrice, le cui tracce si erano già riscontrate nel
Rinascimento, emergono a tutti gli effetti nel Barocco e soprattutto nel
Romanticismo. Si tratta, infatti, di periodi e correnti culturali strettamente
connesse in cui le distinzioni storiche e temporali rappresentano solo delle
etichette. E’ necessario pertanto seguire il filo logico della questione della
pratica della mimèsi per poter affermare che nel Romanticismo, periodo in cui
si sviluppa maggiormente la disciplina dell’estetica, l’arte è un bisogno in
cui all’uomo è permesso di riconoscere il proprio io, la propria
soggettività attraverso un percorso di autocoscienza.
Con l’arte,
l’uomo si rinnova, lo desta dal torpore, gli conferisce sentimenti, passioni e
inclinazioni per fargli ricordare tutto ciò che risiede nell’animo umano, nella
sua più segreta intimità. Sono lontani i discorsi sul rifarsi o meno al modello
di riferimento; centrale è, invece, la capacità creativa dell’uomo. Si tratta
di una capacità libera, autonoma, impulsiva e che simboleggia l’attività dell’Io,
della coscienza o dello Spirito verso l’Assoluto. Interpretata come una tappa
del percorso della coscienza verso lo Spirito, l’arte assume un’aura sacrale e
originaria. Naturalmente si tratta di un’arte in cui l’uomo si deve esprimere
attraverso fantasia, ispirazione e immaginazione: se queste componenti mancano,
allora la questione mimetica perde la soggettività dell’artista, diventa solo
esercizio stilistico e blocca il movimento dialettico dello spirito.
Per chi interessato, suggerisco i seguenti miei post sull'argomento:
- la componente soggettiva nell'atto della creazione artistica (La questione della mimesi attraverso la componente romantica e soggettiva dell'artista, Concludendo: il grado zero della pratica emulativa);
- Fichte, Schelling ed Hegel: la questione della libera auto-creazione, l'atto artistico come atto creativo dello spirito e la soggettività creatrice dell'artista (L'idealismo di Fichte: l'io come libera auto-creazione, Schelling: natura e spirito nell'atto creativo dell'arte ed Hegel: l'artista tra soggettività creatrice e fantasia).