lunedì 28 marzo 2011

Il concetto di mimesis: tra bello e anima (parte III)

Riprendo il discorso dei precedenti post cercando di chiudere il cerchio tra quello il concetto di anima e di bellezza. Per farlo, utilizzerò le riflessioni che ho colto dalla lettura del testo La Bellezza, di Agostino, pp. 9-67.

BELLEZZA COME INTERIORITA’: DA PLATONE AD AGOSTINO, PASSANDO PER PLOTINO

Alla luce della fede cristiana, la passione filosofica di Agostino si muta in passione di fede, che è vita di testimonianza cristiana. La bellezza, pertanto, si veste di spiritualità ed è interpretata per significare Dio.

In Platone si assisteva alla teorizzazione di un mondo soprasensibile, quello delle Idee (struttura interna di una cosa, l’essenza di una cosa), il mondo della verità come ragion d’essere di tutte le cose che esistono. Le anime che prima vivevano nel mondo noetico, ora per una colpa di origine risiedono in un corpo (inteso come carcere) portando con sé la nostalgia di quel mondo al quale tendono.
L’arte è da condannare perché non ha la caratteristica della conoscenza scientifica e perché fa vivere un’esperienza irrazionale all’uomo. La tematica della bellezza, e dunque anche dell’Eros, trova in Platone una collocazione mediana tra il mondo sensibile e quello intelligibile delle Idee ed è considerato come tensione, desiderio verso la Bellezza in sé. Eros e Bellezza sono strettamente connessi: l’amore è essenzialmente desiderio del bene, del bello e del vero (Amore è figlio di Povertà e Ricchezza, non è un sapiente, come lo è Dio, ma un filosofo che tende a fare della sua vita una ricerca continua). Dalla bellezza corporea si passa alla Bellezza in sé, massimo grado (ragione prima e meta di tutti i precedenti esercizi fatico […] da sé, con sé, per sé, nella pura oggettività sua in un unico aspetto per l’eternità, Convito, 210a-212a). Questo tipo di Bellezza infiamma l’anima, che è presa dal desiderio di levarsi al volo: e questo desiderio è appunto Eros. Dopo tutto quando uno vede la bellezza anche terrena, si ricorda quella noetica, e mette le ali (Fedro, 250c-d).

Si prenda ora in considerazione Plotino per il quale alla base c’è l’Uno, che Platone aveva chiamato Bene-bellezza, Aristotele immobile, il cristianesimo Dio. L’Uno è strettamente connesso alla sua caratteristica, l’unità: senza unità, l’Uno non sarebbe più l’Uno. Da questo deriva, come da una luce, lo Spirito, dallo Spirito l’Anima e, infine, la materia. Per bellezza, Plotino intende “la proporzione delle parti, sia tra loro, sia col tutto, congiunta con la grazia del colore”: la proporzione e la misura, sono proprietà in cui i sensi intuiscono, ma solo l’anima lo esprimerà quando sarà in sintonia con se stessa. Anche in Plotino, come in Platone, la Bellezza è legata all’Eros, considerato come spinta, desiderio verso ciò che è bello.

In un certo senso, troviamo molto di Platone e di Plotino in Agostino: la vita terrena che tende a quella “altrove” per riunirsi, prima o poi, all’Idea del Bene per Platone, all’Uno per Plotino.
Per Agostino, Dio è la bellezza di ogni bellezza, è lui la Bellezza: dunque, ritroviamo il pensiero dei nostri due filosofi, anche se dobbiamo prendere un’altra storia e un’altra via. Ovvero il cristianesimo.

In primo luogo, non c’è una sostanza materiale e una spirituale, ma un’unica sostanza che modula l’esistenza in due maniere, quella che ama le creature per se stesse al posto di Dio e quella che ama Dio sopra ogni cosa.
In secondo luogo, c’è una sostituzione del concetto e dell’importanza di Eros con quello di caritas: l’anima amando Dio, diventa bella; Dio ci ha amato per primo e ci ha fatto diventare belli; la Bellezza è la massima manifestazione dell’Amore che da la vita per gli altri, cioè l’Incarnazione di Dio in Gesù Cristo (e non solo in quanto intelligibile o proporzione).

L’ANIMA E IL CORPO: CHI DEI DUE PERCEPISCE LA BELLEZZA?
Agostino, inoltre, afferma più volte di non amare che il bello, ma cosa significa?
Sicuramente, considerando quanto detto nelle Confessioni, si tratta di un rapporto interiore, di amore che è anche conoscenza. Tuttavia, l’uomo è anche corpo (una sostanza unica) con i cinque sensi (udito e vista sono i sensi superiori) e con le passioni e i desideri di un uomo. Dopotutto, ricordiamoci la storia biografica di Agostino e del suo passato prima della conversione, ma soprattutto della critica interpretativa letteraria che analizza le differenze tra l’Agostino manicheo, l’Agostino neoplatonico e quello cristiano.
Ma la Bellezza non è solo conoscenza o esperienza sensoriale, è ben altro. E’ Bellezza Assoluta, Dio, ragione d’essere di tutte le cose belle. Il cammino per arrivarci non è semplice e la scoperta del mondo spirituale fu l’arma per arrivare a questo pensiero.

Cerchiamo di trarre qualche importante conclusione:
  1. l’importanza dell’interiorità: la verità abita nell’uomo interiore, non per rimanervi rinchiusa, ma per darsi come dono agli altri, per aprirsi alle cose, agli uomini. Con l’analisi dell’interiorità, il percorso verso Dio segue queste tappe: si parte dalla considerazione delle cose materiali per arrivare a quelle interiori dello spirito, quindi, dalle interiori a quelle superiori, cioè dal mondo all’uomo, dall’uomo a Dio;
  2. corpo e anima sono un’unica sostanza: il corpo serve all’anima e l’attività sensibile è inevitabile. E’ un qualcosa di terreno e come tale è segno, assieme a tutte le cose terrene, simbolo nel quale si coglie l’esistenza di una verità più alta, non nota ai sensi ma che i sensi indicano. Dio non lo si percepisce con i sensi, eppure chi vede Dio, con Dio e per Dio, lo ama e lo coglie ovunque;
  3. la bellezza è armonia, ordine (disposizione di una cosa al suo posto proprio, non casualmente, ma secondo una legge che lo regola. Il male, pertanto, non sta nelle cose, ma nell’uomo che trasgredisce la legge dell’ordine), peso e misura: insomma, giusta proporzione delle parti.
 
Come conciliare anima e corpo? Come trovare il giusto cammino verso l’Essere divino e perfetto? Agostino propone questo ragionamento.
Di fronte alla bellezza, l’uomo prova piacere, ovvero prova una sensazione legata ai sensi, mentre la consapevolezza del piacere appartiene all’anima. Sensi e anima sono strettamente connessi: i sensi sono sensi di un corpo animato dall’anima, quindi vivo. La vita allora costituisce il legame tra i sensi e l’anima.  L’anima è stata creata per dar vita al corpo e per mantenerlo nella sua unità. La sensazione, dunque, non sta tanto nel ricevere passivamente l’effetto dell’azione dell’oggetto esterno, quanto nell’azione dell’anima stessa che da vita al senso. E’ quindi l’anima a sentire, servendosi del corpo.

Nessun commento:

Posta un commento