Vorrei prendere in considerazione in questo post la storia di Agostino.
Nato nel 354 a Tagaste da un piccolo proprietario terriero pagano e da una fervente cristiana, Agostino ebbe una formazione fondata sulla grammatica e sulla retorica.
L’incontro con l’Ortensio di Cicerone fu un primo passo importante: il dialogo, oggi perduto, conteneva una serie di esortazioni alla filosofia che Agostino trovò preziose e propense a una grandezza d’animo, cara allora agli Stoici:
Quel libro cambiò il mio modo di sentire. Improvvisamente divenne per me insignificante ogni vana speranza e, con incredibile ardore di cuore, ambivo all’immortalità della sapienza.
(La Confessioni, III, 4)
Sicuramente a questo punto della sua vita, la grammatica e la retorica non sono più sufficienti; anzi è necessario approfondire gli studi anche con la filosofia verso qualcosa che è immortale. Ecco che emergono i primi interessi verso l’anima, Dio e il senso della vita, nonostante le peregrinazioni attraverso la filosofia lo abbiano prima condotto a un’analisi sul tempo. Deluso dalla Bibbia, soprattutto per lo stile troppo rozzo, abbracciò il manicheismo, ossia la dottrina di Mani, il predicatore babilonese vissuto tra il 216 e il 277. Per circa nove anni, rimase fra gli uditori; successivamente si sposterà a Roma e a Milano dove la sua fama da oratore crebbe. E nel frattempo qualcosa vacilla nella sua aderenza al manicheismo e fa due incontri molto importanti.
Il primo è con il vescovo di Milano, Sant’Ambrogio, visto come incarnazione delle virtù etiche e conoscitive; la sua lettura allegorica della Bibbia e la rilettura di questo testo, gli fece cambiare idea: il testo era stato scritto non con uno stile rozzo, bensì semplice. Insomma, comincia a configurarsi il significato di fede, intesa come via verso la verità, non meno importante dell’intelligenza.
Per questa ragione preferivo ormai la dottrina cattolica, perché notavo come essa con minor pretesa e senza inganni invitava a credere delle verità che non venivano dimostrate, fosse esse dimostrabili o lo fossero solo per alcuni o non lo fossero affatto; mentre fra i Manichei con temeraria presunzione di scienza si desiderava l’altrui credulità e si ordinava di accettare una quantità di favole assurde, che non potevano assolutamente esser dimostrate.
(Le Confessioni, VI, 15)
L’adesione al neoplatonismo non contrasterà questa affermazione. Il pensiero di Plotino lo condurrà all’unità che sicuramente è una delle componenti della fede cristiana e a contrapporsi al dualismo manicheo.
Trovai scritto, se non con le stesse parole, con un senso assolutamente uguale e col sostengo di mote e svariate ragioni, che al principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio.
(Le Confessioni, VII, 9)
Naturalmente, in Plotino manca il passaggio per cui il Verbo si è fatto carne.
Giunge poi la seconda conversione attraverso la lettura delle lettere paoline che lo spinsero a interrompere la carriera di retore, abbandonare il progetto di matrimonio, e ritirarsi per non avere più cura della “carne per soddisfare la concupiscenza” in Brianza. Fu battezzato e se ne tornò in Africa accentando, in seguito, il ministero sacerdotale e poi quello di vescovo di Ippona (395). Difese strenuamente la fede cristiana contro i Donatisti, i Pelagiani.
Nel frattempo, l’Impero Romano pian piano viene invaso e rimasto in un’Ippona ormai assediata, Agostino si ammalò e morì nel 430 lasciandosi alle spalle macerie, deserto e piaghe e andando verso la vita autentica ed eterna.
In ultimo vorrei sottolineare l’importanza della filosofia platonica, vista da Agostino come filosofia aperta alla trascendenza. Un passo del Fedone, così recita:
E’ concesso optare fra queste alternative: o apprendere da altri come stiano le cose, o scoprirlo da se medesimi, oppure qualora ciò risulti impossibile, accettare, fra i ragionamenti umani, il migliore e il meno confutabile e su quello, come su una zattera, affrontare il rischio della traversata del mare della vita. A meno che non s possa fare il viaggio in modo più sicuro e con minor rischio su una nave più solida, cioè affidandosi a una divina rivelazione.
(Fedone, XXXV)
Ma come fece Agostino a conciliare fede con sapienza? In un passo della Bibbia, il profeta Isaia afferma che “Se non avete fede non potrete intendere” (Isaia, 7, 9) così interpretato da Agostino:
Prima di capire, bisogna credere […] la comprensione è ricompensa della fede.
(Le Confessioni, I, 1)
Ovvero credo ut intelligam, intelligo ut credam.
Molto chiaro! Mi piace.
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