domenica 27 marzo 2011

Il concetto di mimesis: tra bello e anima (parte II)

(Si precisa che le osservazioni che si riportano sono state tratte dalla lettura del seguente testo: La grandezza dell’anima, R. Ferri, Officina di Studi Medievali, 2004, pp. XI-XIX, pp. 5-13, pp. 17-27)

Prendiamo ora in considerazione il concetto di anima per Agostino attraverso la disamina di 4 punti fondamentali.

1. L’IMPORTANZA DELL’USO DEL DIALOGO
Jaspers, nel testo I grandi filosofi, I riformatori creativi del filosofare: Platone, Agostino, Kant – 1973, Milano, afferma che Agostino “pensa interrogando” o come afferma Testard, in Saint Augustin et Ciceron – 1958, Paris, che egli “cerca il suo pensiero scrivendo”.
A me appaiono due osservazioni molto pertinenti.

Quando Agostino, ad esempio, pone domande sull’argomento dell’anima, egli in realtà non cerca solo di rintracciare il significato di questo concetto, ma cerca anche di capire come è l’uomo e in particolare come è “se stesso”.

Per fare ciò, la forma dialogica è perfetta:
  • gli permette di esprimere il proprio pensiero, avendo tutti i vantaggi dell’insegnamento orale e dell’opera scritta;
  • gli permette di diffondere il proprio pensiero a un numero limitato nello spazio e nel tempo (a differenza della trattazione scritta che gli permetterebbe di raggiungere un più largo pubblico in entrambe le dimensioni), ma interessato e direttamente testimone dei propri intendimenti (invece, nella trattazione scritta vi risiede un gioco di interpretazioni che può creare dei fraintendimenti);
  • gli permette di coinvolgere i propri lettori, sollecitando una discussione.
A questi vantaggi, è necessario aggiungere la nuova istanza cristiana cui Agostino aderisce: attraverso il dialogo, si vuol condurre il lettore a comprendere razionalmente quanto viene accettato per fede o per autorità della Scrittura. 

2. PLATONISMO (NEOPLATONISMO) E ARISTOTELISMO
Il platonismo permette ad Agostino di concettualizzare lo statuto dello spirituale, sottraendolo ad ogni greve deriva mitologica. Il neoplatonismo fornisce l’indicazione di un’ascesa orientata verso l’assoluto.

Molte osservazioni di Agostino, inoltre, sembrano provenire dall’affermazione ben nota di Aristotele (Agostino la ripeterà nel De Quantitate Animae):

L’uomo è un animale razionale mortale

Il nostro autore, in primo luogo, esprime che questa affermazione è ben più di affermazione, è come un assioma, una regola fondata e certificata a veteribus sapientibus. Se la si analizza bene, è possibile notare che a un genere (quello animale) vengono aggiunte una serie di caratteristiche o differenze specifiche (razionale e mortale).

Come è da interpretare tale assioma, agostinianamente?
Ad Agostino serve tale espressione per collocare l’uomo nel cosmo e dare un fine pertanto:
  • se il carattere razionale distingue l’uomo dalle bestie, allora l’anima dovrà conservare tale attributo onde evitare di diventare “bestia”;
  • se il carattere morale distingue l’uomo dal divino, allora l’anima se si allontanerà da tale attributo, diverrà “divina”.
Ecco che emerge un elemento interessantissimo: le parole di Agostino indicano un percorso, una posizione sempre dinamica dell’anima tra progressus e regressus: indica un cammino orientato verso la realtà intellegibile (un’ascesa, appunto, neoplatonica). 

3. CHE COSA E’ L’ANIMA?
E’ difficile rispondere a questa domanda, dunque, procederò per punti:
  1. Agostino afferma che l’anima è “una sostanza dotata di ragione e ordinata a governare il corpo”, pertanto, l’anima partecipa alla conoscenza e, dunque, anche alla sensazione. Non si tratta solo di ratio (logica e calcolo), ma anche di ratiocinatio (facoltà del ragionamento);
  2. Un altro elemento interessante da analizzare è la mutabilitas da intendersi non come mutamento di fatto, ma come possibilità del mutamento. Ora, il ragionamento di Agostino è il seguente: il corpo è mutabile nello spazio e nel tempo, mentre l’anima solo nel tempo e Dio né nel tempo, né nello spazio. Tra queste tre entità c’è uno scarto ontologico: neppure il corpo più perfetto potrà eguagliare l’anima più peccatrice e nemmeno l’anima più carica di felicità potrà essere paragonata alla natura divina;
  3. l'anima è un elemento intermedio fra mondo sensibile e mondo intelligibile (di derivazione neoplatonica), senza dimenticare la funzione del divino (teoria della creazione): Dio ha sottomesso il corpo all'anima, l'anima a se stesso e così tutte le cose a sè;
  4. questa posizione intermedia ci porta a considerare la distanza che c'è tra reltà ed entità: è necessario colmare questa distanza attraverso una crescita spirituale in sette tappe che consentono di attraversare l'intervallo che separa l'ambito corporeo da quello riflessivo, fino a quello propriamente contemplativo;
  5. l'immaterialità. E' questo un grandissimo tema, forse uno dei più difficili da affrontare perchè ancora una volta ci troviamo di fronte a una mediazione tra il materiale e l'immateriale, l'inesteso e l'esteso, la ragione e la sensazione, il raccoglimento e la dispersione, il progredire e il regredire. L'anima è una dimensione senza massa, vede senza occhi, ospita in sè mondi infiniti, ma soprattutto è un punto di incontro in cui infinito e finito cercano di identificarsi, senza confondersi. E, dunque, l'anima è la chiave dell'uomo verso Dio e viceversa, il creatore partecipa nella creatura attraverso l'anima. Questa affermazione è nel contempo molto moderna: Agostino continuamente mette l'uomo davanti al suo percorso, lo carica di responsabilità e di autonomia, intesa questa come apertura alla liberazione e non causa della sua alienazione.
4. IL PERCORSO: CONTEMPLARE LA REALTA’ TRASCENDENTE E RAGGIUNGERE LA PIENA FELICITA’
Il percorso ascensionale, prima accennato, passa attraverso il timore di Dio, la pietà, la scienza, la fortezza, il consiglio, l’intelletto e, infine, la sapienza, disegnando lo schema canonico dei sette doni dello Spirito Santo. Queste sette tappe possono essere suddivise in tre livelli:
  1. primo livello: il corpo;
  2. secondo livello: se stesso;
  3. terzo livello: Dio.
Il primo livello raggruppa le prime tre tappe: “dal corpo, per il corpo, intorno al corpo” (De Quantitate Animae, 33, 79) ovvero siamo a livello del corpo, animale e vegetale, della sensibilità e del pensiero.
Il secondo livello (“verso se stessa, in se stessa” De Quantitate Animae, 33, 79) si pone su un piano etico in cui comincia la purificazione (quarto grado) in cui l’anima è invitata a non rimanere troppo attaccata ai beni del corpo, a separarsi dalle bassezza, a resistere e rimanere forti in questa decisione e valorizzare i rapporti umani. Facendo ciò, prudenza, temperanza, fortezza e giustizia sono i valori che si acquisiscono e che si possono mantenere e preservare nel quinto grado.
Il terzo livello comprende gli ultimi due gradi: “verso Dio, presso Dio” (De Quantitate Animae, 33, 79): lo sguardo deve essere diretto verso Dio e contemplare la verità, permanendo in essa e godendone pienamente. Dio e Verità in questo caso rappresentano l’Immutabile Principio, l’Immutabile Sapienza, l’Immutabile Carità: in altre parole, il Creatore di tutte le cose.

Agostino, sempre nel De Quantitate Animae, afferma che l’anima è stata creata da Dio a sua somiglianza e che l’uomo crescendo dovrà spogliarsi del vecchio che equivale alla sensibilità: in un certo senso, l’uomo e la sua anima devono ritornare “fanciulli” a Dio. L’essere formati a immagine di Dio è per Agostino un dato imprescindibile, insieme però al fatto che l’uomo, decaduto per il peccato, ha bisogno, con l’aiuto della grazia, di essere riformato ad immagine del Figlio. Infatti, chi crede nella risurrezione della carne aspira alla liberazione non dalla corporeità in quanto tale, ma dal corpo del peccato e della morte, da quella umanità decaduta, per redimere la quale il Figlio di Dio si è fatto uomo. L’incarnazione è il modello a cui Agostino guarda per elaborare la relazione tra corpo e anima.

5. PERCHE' E' NECESSARIO STUDIARE?
L’unica verità che l’uomo deve cercare e che fornisce felicità è in Dio: l’anima deve pertanto apprendere nozioni che dispongono alla scoperta della verità e al conseguimento della felicità e tralasciare curiosità che possono assumere sembianze mostruose. Importanti sono per Agostino gli studi delle arti liberali che possono affinare la mente dello discepolo per esercitarlo a riflettere sulle realtà spirituali. Certo non bisogna fermarsi solo alle arti liberali: queste vanno acquisite e apprese (come se fosse una fase preparatoria dell’occhi umano a vedere la luce) e poi superate (si deve proseguire verso la fonte della luce, Dio)[1].

Se, dunque, la meta dell’esistenza umana è costituita dal mondo trascendente, ne consegue che, tra le varie componenti dell’uomo, avrà un posto di maggior rilevanza quella dimensione caratterizzata dalla stessa natura spirituale della realtà soprasensibile, l’anima. I sette gradi prima accennati sono dunque sette tappe, sette gradini per raggiungere una buona comprensione di se stessi e di Dio.


[1] Bisogna anche ricordare cosa significa per Agostino vedere: fisiologicamente si vede con l’occhio, ma il vero vedere è soprattutto fenomenologico (facoltà psichica).

 

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