giovedì 2 giugno 2011

La visione rinascimentale dell'uomo

Homo faber fortunae suae

Questa è l’espressione che meglio sintetizza la visione rinascimentale dell’uomo.

L’uomo ha la dignità e ha come prerogativa specifica di forgiare sé medesimo e il suo destino nel mondo. Si tratta di un’espressione da imputare a Pico della Mirandola nell’orazione De hominis dignitate, una sorta di manifesto dell’antropologia rinascimentale.

Ma alla fine mi parve di aver compreso perché l’uomo sia il più felice degli esseri animati e degno perciò di ogni ammirazione e quale sia infine quella sorte che, toccatagli nell’ordine universale, è invidiabile non solo ai bruti, ma agli astri e agli spiriti oltremondani. Cosa incredibile e meravigliosa! E come altrimenti, se è per essa che giustamente l’uomo vien proclamato e ritenuto un grande miracolo e meraviglia fra i viventi!
(Pico della Mirandola, Discorso sulla dignità dell’uomo, a cura di G. Tognon, La Scuola, Brescia, 1987, pp. 3 – 4)

Ma in che cosa consiste questa dignità dell’uomo che per Pico della Mirandola rappresenterebbe la prova della posizione centrale dell’uomo grazie alla sua libertà? Per Pico, Dio dopo aver creato l’intero universo (sia il mondo superiore sia quello inferiore) volle creare qualcuno capace di afferrare la ragione di un’opera sì grande, di amarne la bellezza, di ammirarne l’immensità (idem).
Dio non potendo dare qualcosa di proprio, perché tutto era già stato distribuito, stabilì che fosse comune tutto quello che già avevano singolarmente le altre creature: se queste hanno ricevuto una natura definita, quella dell’uomo è indefinita.


NATURA INDEFINITA DELL’UOMO => L’UOMO PUO’ AUTODEFINIRSI, AUTODETERMINARSI LIBERAMENTE


Ti posi nel mondo perché di là tu meglio scorgessi tutto ciò che è nel mondo. Non ti ho fatto né celeste, né terreno, né mortale, né immortale, perché di te stesso quasi libero e sovrano artefice ti plasmassi e ti scolpissi nella forma che tu avessi prescelto. Tu potrai degenerare nelle cose inferiori, che sono i bruti; tu potrai rigenerarti, secondo il tuo volere, nelle cose superiori che sono divine (idem).

Il fatto che l’uomo sia stato posiziona al centro e che lui abbia la facoltà di autodeterminarsi liberamente significa, per Pico della Mirandola, che l’uomo può degenerare o innalzarsi a seconda che usi responsabilmente questa sua facoltà.

Vorrei riportare un’osservazione sull’ultima parte della citazione “nelle cose superiori che sono divine”. L’innalzamento dell’essere umano che lo rende, essendo lui creatore del proprio destino, più simile a Dio, non deve essere interpretato come una forte contrapposizione tra l’uomo e Dio. Sia uomo sia Dio esistono e coesistono, filosoficamente parlando.

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