venerdì 3 giugno 2011

La riflessione rinascimentale sull'imitazione parte II

...continuando quanto detto nel post precedente...

L’imitazione della natura, il riferimento all’antichità degli antichi e l’idea di opera come perfezione rappresentano gli elementi della riflessione umanistica-rinascimentale che poi porteranno alle considerazioni sul genio. Si tratta della tensione tra il talento e la regola, la spontaneità e l’esercizio, l’artificio e l’imitazione dell’immediato. Letto da questo punto di vista l’imitazione dell’immediato si accompagna all’adattamento all’artificio degli antichi.

Leggiadria è la parola che esprime questa qualità: d’origine provenzale e latina, è la parola chiave dell’Umanesimo italiano, estremamente difficile da tradurre negli altri rinascimenti europei. Questo vocabolo indica la continua oscillazione tra naturale e artificiale. Proprio il ricorso all’artificio, nella sua accezione positiva, permette di simulare la natura stessa. Entriamo nel campo della pittura, dell’architettura, della poesia in cui l’uomo legittima il proprio saper fare come sapere autentico.


LEGGIADRIA, DISSIMULAZIONE
Vorrei soffermarmi sul concetto di dissimulazione.

Come detto precedentemente, la leggiadria rinvia allegoricamente all’intreccio fra artificiale e naturale della scrittura poetica. C’è una certa idea di addomesticazione della dimensione sconcertante della naturalità: insomma, la natura è da educare, nonostante rimanga la materia di un lavoro artistico da farsi a partire dalla natura e dalla tradizione.

Ecco ad esempio i trattati di Leon Battista Alberti in cui, De Pictura, la bellezza risiede nell’ordine proporzionale e ideale dell’opera, a cui si aggiunge l’ornamento.

L’arte imita la natura, ma in un certo senso la porta a compimento, rendendola perfetta: la bellezza dell’arte è una bellezza esatta fatta di proporzioni, misure, composizione e convenienza. E’ un ordine mentale, il disegno, come nella riflessione di Alberti, ed è la venustas, cioè la leggiadria, che sigilla l’ordine proprio dell’opera d’arte, portando a compimento la natura stessa.


ORDINE DELLA NATURA => PERFEZIONATO E RINGIOVANITO DALL’ORDINE MESSO IN FORMA DALL’ARTE


(Apro una piccola parentesi: la leggiadria in tesi come Il Cortigiano di Castiglione è l’esibizione felice dell’artificio in quanto tale. L’uomo di corte deve essere il modello non universale, ma almeno generalizzabile: questo modello permette di creare uno spazio di socialità o civitas che separa pubblico e privato, menzogna e sincerità)

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