martedì 14 giugno 2011

La prospettiva secondo la rimediazione

(Bolter & Grusin, Remediation. Competizione e integrazione tra media vecchi e nuovi, Guerini, 2003)

Il desiderio di immediatezza, che assieme l’ipermediazione costituiscono la doppia logica della rimedi azione, rappresenta la volontà di cancellare ogni traccia di mediazione, i propri media nel momento stesso in cui però li vuole moltiplicare.

Questo desiderio ha una sua storia: fin dal Rinascimento, l’immediatezza è una caratteristica fondamentale delle modalità di rappresentazione visuale sviluppatesi nell’Occidente (p. 47).
Bolter e Grusin citano proprio Panofsky e il senso della prospettiva (p. 47):

prospettiva significa vedere attraverso: come i designers di interfaccia contemporanei, coloro che studiavano la prospettiva lineare promettevano immediatezza attraverso la trasparenza

Gli artisti del passato credevano che la prospettiva acquisisse trasparenza grazie alla misurazione del mondo e alla sua ma tematizzazione. Il controllo dello spazio è sicuramente un elemento importante: grazie alla sua misurazione, la prospettiva lineare può essere considerata la tecnica che ha reso invisibile la propria natura (p. 48):

se eseguita correttamente, la superficie di lavoro si dissolve, in modo da presentare allo spettatore la scena che si trova dietro al quadro. Per ottenere trasparenza la prospettiva lineare veniva considerata come condizione necessaria ma non sufficiente, dal momento che il pittore deve comunque agire sulla superficie per rendere invisibili le pennellate.

Anche la pittura ad olio può essere considerata una tecnica per coprire la superficie di lavoro e far coincidere lo spazio del dipinto con quello dello spettatore. Evidentissima questa coincidenza con il trompe l’oeil (p. 48):

L’ironia di questa tecnica sta nel fatto che, se da un lato era necessario lavorare duramente per far scomparire la superficie della pittura, dall’altro l’abilità dell’artista nel rendere invisibile il suo processo di lavoro, e di conseguenza se stesso, era diventato agli occhi degli esperti il tratto distintivo di uno stile personale, e pertanto della sua “presenza” artistica.

Oltre alla prospettiva, alla tecnica di colore ad olio e al trompe l’oeil, esiste un’altra tecnica che gli autori del testo propongono: la fotografia. L’invenzione di questa ha rappresentato la perfezione della prospettiva lineare, la perfetta finestra dell’Alberti (p. 49):

Il prodotto fotografico è trasparente e segue le regole della prospettiva lineare; ottiene la trasparenza attraverso la riproduzione automatica e in apparenza rimuove l’artista come agente frapposto tra lo spettatore e la realtà dell’immagine.

Ultima tecnica, è la grafica computerizzata, matematicamente imperfetta (pp. 50 - 51):

la prospettiva rinascimentale non raggiunse mai la <sua> perfezione, non solo perché eseguita a mano, ma anche perché gli artisti spesso manipolavano il gioco prospettico per favorire effetti drammatici e allegorici
[…]
Così, come con la pittura in prospettiva, quando la computer grafica avanza diritti sul mondo reale e naturale, sembra fare appello alle affermazioni cartesiane e galileiane secondo le quali la matematica si presta bene a descrivere il mondo naturale

I SENSI DELL'IMMEDIATEZZA 
Gli autori del testo presentano nel terzo capitolo del testo i sensi dell'immediatezza, facendo riferimento in modo particolare alla televisione. 

==> senso epistemologico
Immediatezza sarebbe la trasparenza, l'assenza di mediazione, con la conseguente capacità del medium (o della persona, se parliamo di pittura) di cancellare sè stesso. 
==> senso psicologico
Immediatezza è la sensazione che il medium scompaia e gli oggetti si presenti immediatamente sotto i propri occhi. In questo senso, si vivrebbe un'autentica esperienza.

IL SE' RIMEDIATO
(pp. 265 - 275)
Al di là delle tecniche utilizzate e focalizzando l'attenzione su una realtà fortemente caratterizzata dalla presenza dei media, si tende a vedere sè stessi all'interno dei media e attraverso essi come ad esempio, in un film tendiamo ad assumere il punto di vista mobile delle telecamere. Dunque i media sono veicoli per la definizione dell'identità personale e culturale, sia come oggetto sia come soggetto dei media. Quando la nostra identità viene mediata, è anche rimediata: comprendiamo i sè mediati come riformulazioni di precedenti sè mediati. Ci sono, anche in questo caso, due logiche:
  1. immediatezza e trasparenza: noi vediamo noi stessi con punti di vista immersi in uno spazio visuale;
  2. ipermediazione: il sè rimediato è correlato e interellato (connesso).
L'espressione identitaria del sè nei media e con i media rappresenta anche un desiderio di espressione nei confronti del reale.

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