Il Barocco si presenta un periodo estremamente interessante dal momento che emergono temi e argomenti sull’estetica.
In primo luogo, la disputa tra antichi e moderni che si riverbera anche a livello della filosofia.
In secondo luogo, in una diffusa duplice istanza che tutte le arti seguono
Molti sono gli autori che saranno legati a questo periodo tra cui Leibniz, Jean Racine, Bouhours, Tesauro, Baltasar Graciàn, ma anche Bacone, Descartes, Locke e Hobbes.
LA DISPUTA TRA ANTICHI E MODERNI
In un testo molto famoso, Parallèle des Anciens et des Modernes, Charles Perrault (p. 30, Franzini, Mazzocut – Mis) :
non nega la validità degli artisti del passato ma ritiene che la loro concezione della bellezza fosse arbitraria e abitudinaria, mentre soltanto i moderni ne hanno una visione naturale e positiva, che ha una sua oggettività metastorica
Questa forte posizione deve rendere conto di due importanti osservazioni:
- gli scritti secenteschi, pur nella loro varietà, hanno invece finalità di ordine pratico e conducono a elaborare nuove nozioni operative e concetti che non sono una mera trasposizione e riproposizione formale di termini classici;
- parteggiare per gli antichi o per i moderni significa accettare o meno le teorie dei filosofi “razionalisti” su argomenti chiave come il rapporto tra ragione e passione e tra regola ed eccedenza.
Presento, grazie al libro che ho sopra citato, due posizioni a favore, anche se in modi diversi, della fantasia, dell’immaginazione e dell’ingegno.
Nel De dignitate et aumenti scientiarum (1623), Bacone distingue tre poteri dell’intelletto a cui corrispondono tre saperi:
- dalla memoria si origina la storia;
- dalla ragione si origina la filosofia;
- dalla fantasia si origina la poesia.
Non c’è alcun dubbio che a me interessa la poesia: inventando storie finte e fantasiose, la poesia permette di separare quello che la natura aveva unito, soddisfa l’animo umano e finalizza al gioco/piacere il suo potere generativo.
Nel Leviatano (1651), Hobbes afferma che l’immaginazione non è una facoltà con una propria autonomia, ma, aristotelicamente, ha solo un ruolo conoscitivo. Questa è un nome per indicare un corpo esterno che preme l’organo proprio a ogni senso, suscitando, con la mediazione dei nervi, o di altri filamenti del corpo, una certa fantasia. In pratica, il movimento delle cose esterne sui nostri organi genera il senso che è soltanto fantasia originaria.
LA DUPLICE ISTANZA
Fantasia nelle arti, ingegnosità delle immagini retoriche sono importanti concetti per il Barocco. Vorrei però sottolineare il fatto che esiste una duplice istanza che:
da un lato si vuole stabilire un insieme di regole certe, ma dall’altro si riconosce che la perfetta applicazione di tali regole deve produrre un risultato piacevole per i sensi. Di conseguenza normatività astratta e piacere sensibile sono i due lati del classicismo.
(pp. 28 – 29)
E’ quello che afferma Jean Racine quando egli unisce la ragionevolezza letteraria, la regolarità, con l’obiettivo di generare diletto ed emozioni.
ð => Istanza creatrice
Circola tra diversi autori un termine che, nonostante sia traducibile nelle diverse lingue madri degli stessi, può essere riassunto nella formula del “non so che”.
Bouhours afferma che questo “non so che” è l’indefinibile ma al tempo stesso capace di avvinarsi al potere fantastico e ingegnoso del pensiero delicato. Anche Leibniz lo utilizzerà e lo ritroviamo sia in Emanuele Tesauro (Cannocciale aristotelico) inteso come argutezza (ingegnosità concettuale nelle arti della parola) e in Baltasar Graciàn (L’acutezza e l’arte dell’ingegno) inteso come agudeza.
Mi vorrei soffermare, per ora, proprio su questo termine. Questo “non so che” è propriamente operativo e performativo: è la capacità di creare corrispondenze,
di unire in sé la varietà e di avere come elemento trainante l’ingegno. La ricerca di un principio unitario che costituisca il riferimento psicologico per la creazione ingegnosa, ponendo il riferimento psicologico per la creazione ingegnosa, ponendo una regola certa nella dispersione qualitativa coinvolge l’intera cultura europea: in Inghilterra si parla di wit, in Italia si allude alla grazia.
(pp. 29 - 30)
ð => Istanza ordinatrice
Dall’altro versante troviamo una serie di istituzionalizzazioni legate alla figura dell’artista e ai canoni stilistici delle varie arti. Sorge l’Accademia reale di pittura e scultura sul modello dell’Accademia delle lettere del 1635 (1648 grazie a Freart de Chambray, Charles Alphons du Fresnoy e Charles Le Brun ) e si avvicina l’arte alla dimensione conoscitiva della scienza (proprio in virtù di un’esigenza regolistica).
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