sabato 4 giugno 2011

La pittura in Leonardo: l'importanza del naturale

Imitazione nel Rinascimento è strettamente connesso al grande tema del ritorno ai classici come exempla ai quali si deve fare riferimento.
Si tratta, dunque, di una forma di imitazione ideale per cui alla base c’è ancora l’imitazione della natura anche se con sfumature diverse.
Una di queste viene impersonata da Leonardo da Vinci. Leonardo sosteneva che la pittura è più di una semplice rappresentazione fedele all’originale, sebbene un quadro sia tanto più lodevole quanto più è conforme al soggetto imitato. Ora, io vorrei prendere in considerazione proprio questa affermazione, tenendo presente che un’altra importante sfumatura è rappresentata dalla ricerca scientifica della rappresentazione e dalle regole di una corretta costruzione prospettica (il De Pictura che tanto influenzò anche Leonardo). 

IL TRATTATO DELLA PITTURA
Vorrei partire, considerando il testo di Leonardo, il Trattato della pittura (Fondo Cicognara, Biblioteca apostolica vaticana). Sottopongo in questo modo alcune citazioni:

(idem, p. 10)
Che l’uomo non si deve fidar tanto di se, che non vegga dal naturale.
Quello che si dà ad intendere di poter riserbare in se tutti gl’effetti della natura, s’inganna, perché la memoria nostra non è di tanta capacità: però ogni copia vedrai dal naturale.

(idem, p. 12)
Del non imitare l’un l’altro pittore
Un pittore non deve mai imitare la maniera d’un altro, perché sarà detto nipote e non figlio della natura; perché essendo le cose naturali in tanta larga abbondanza, più tosto si deve ricorrere ad essa natura, che alli maestri, che da quella hanno imparato.

(idem, p. 22)
Del difetto del pittore
Grandissimo difetto è del pittore ritrarre ovvero replicare li medesimi moti, e medesime pieghe di panni in una medesima istoria, e far somigliare tutte le teste l’una con l’altra.

(idem, p. 27)
Perché la pittura non può mai parere spiccata, come le cose naturali
Li pittori spesse volte cadono in disperazione del loro imitare il naturale, vedendo le lor pitture non aver quel rilievo, e quella vivacità, che hanno le cose vedute nello specchio […] allegando loro aver colori che di gran lunga per chiarezza e per oscurità avanzano la qualità de’ lumi e ombre della cosa veduta nello specchio; accusando in questo caos la loro ignoranza, e non la ragione, perché non la conoscono. Impossibile è che la cosa dipinta apparisca di tal rilievo, che si assomigli alle cose dello specchio, benché l’una e l’altra sia in sua superficie, salvo se fia veduta solo con un occhio... 

(idem, p. 165)
Come lo specchio è maestro de’ pittori
Quando tu vuoi vedere se la tua pittura tutta insieme ha conformità con le cose ritratte del naturale, abbi uno specchio, e favvi dentro specchiare la cosa viva, e paragona la cosa specchiata con la tua pittura, e considera bene il tuo obbietto nell’uno e nell’altro. Tu vedi uno specchio piano dimostrar cose che pajono rilevate, e la pittura fa il medesimo. La pittura ha una sola superficie, ed il specchio è il medesimo. Lo specchio e la pittura mostra la similitudine delle cose circondata da ombra e lume, e l’una e l’altra pare assai di là dalla sua superficie. E se tu conosci che lo specchio per mezzo de’ lineamenti ed ombre ti fa parere le cose spiccate, ed avendo tu fra li tuoi colori l’ombre ed i lumi più potenti che quelli dello specchio, certo se tu li saprai ben comporre insieme, la tua pittura parrà ancor lei una cosa naturale vista in un gran specchio.  

(idem, pp. 216 – 217)
Perché le cose ritratte perfettamente dal naturale non pajono del medesimo rilievo qual pare esso naturale
Impossibile è che la pittura, imitata con somma perfezione di lineamenti, ombre, lume, e colore, possa parere del medesimo rilievo qual pare esso naturale, se già tal naturale in lunga distanza non è veduto da un sol occhio.

Riprongono i punti salienti:
  • la natura è un punto di riferimento essenziale e fonte inesauribile di ispirazioni. L’uomo deve tenerla come riferimento;
  • lo stratagemma di copiare una testa con l’altra (la replicazione) non è la via giusta: così facendo il pittore sarebbe non solo nipote, ma pronipote della natura;
  • il pittore è conscio che nel suo quadro le cose dipinte non avranno mai la vivacità di quelle reali. Per capire se il quadro dipinto è abbastanza simile a una cosa reale è necessario paragonare l’immagine del quadro con quella della natura riflessa sullo specchio. Si tratta di un paragone fattibile dal momento che in entrambe i riquadri l’immagine ha una sola superficie;
  • la cosa imitata, anche se col più alto livello di perfezione, non sarà mai medesima a quella da imitare. E non si tratta di una conclusione filosofica, bensì logica e fisica.

LA PITTURA: TRA AUTOMIMESIS E PROSPETTIVA

Ora, compreso che il pittore dovrebbe avere come riferimento di modello tutte le cose della natura per ritrarre la loro vivacità, è bene aggiungere altre due osservazioni. 

In primo luogo, Leonardo considera l’aiuto che la propria immagine può fornire:

…le figure spesso somigliano alli loro maestri […] avendo co’ le mani a rifare un corpo umano, volentieri rifà quel corpo di che essa fu prima inventrice. E di qui nasce che chi s’innamora volentieri s’innamorano di cose a loro somiglianti

Leonardo afferma che (Lezioni dell'occhio: Leonardo da Vinci discepolo dell'esperienza di Martin Kemp, Vita & Pensiero, 2004, p. 70) che la pratica dell’automimesi (dipingere in quadro sé stessi)  è come un vizio che trova origine nella più profonda natura dell’anima d’ogni uomo; è qualcosa che sta al cuore dell’invenzione artistica; qualcosa di inestricabilmente legato alla facoltà del giudizio. Cioè in altre parole, non solo il pittore ha come riferimento la natura, ma, considerando anche l’atto come un giudizio sul bello, riflette anche il sé interiore, mente e anima.
Anima che “volentieri si diletta nelle opere simili a quella ch’ella operò nel comporre del suo corpo”.

In secondo luogo, si prenda in considerazione il legame tra Leonardo e Alberti. 
Leonardo (idem, pp. 299 – 300) nei primi anni della sua carriera era un autentico erede della dottrina dell’Alberti secondo cui le immagini devono essere costruite sulla base dell’ordine intrinseco alla natura. In altre parole, Leonardo come l’Alberti proponeva come principio base quello dell’osservazione diretta e l’analisi fondata sulle misurazioni. Da qui scaturirà, per l’Alberti, la teoria della prospettiva che riporto brevemente.
Alberti aveva associato lo sviluppo di un’immagine prospettiva con il seguire i principi proporzionali: la prospettiva poteva mantenere le proporzioni relative degli oggetti indipendentemente dalle dimensioni reali della rappresentazione. Leonardo condivise tale presupposto e sviluppò le idee albertiane: mise in rapporto la diminuzione prospettica nello spazio con un preciso sistema di proporzioni aritmetiche (e, anche, con la musica).  
Ora si precisa che per “aritmetiche” non si deve intendere tanto l’aritmetica come oggi la intendiamo, ma piuttosto una disciplina più simile alla fisica, considerando che questa può includere la fisiologia, la biofisica e l’ingegneria, cioè tutte le discipline naturali, mediche e tecnologiche che implicano spiegazioni fisiche (idem, p. VII).

 

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