domenica 26 giugno 2011

ANCORA SU PANOFSKY, parte I

(appunti tratti dal testo di Antonio Somaini, Il luogo dello spettatore: forme dello sguardo nella cultura delle immagini, Vita&Pensiero, 2005)

LA POLARITA': ARTISTA E SPETTATORE
Lo studio di Panofsky sulla prospettiva sarebbe per l’autore da intendere come:

studio della prospettiva rinascimentale nel quadro di una storia dell’arte che intende esplicitare i parallelismi e le convergenze che sussistono tra l’evolversi storico delle forme di rappresentazione artistica e quello delle “intuizioni dello spazio” e delle “rappresentazioni del mondo” proprie delle diverse culture
(p. 53)

Ecco che lo statuto mimetico e conoscitivo dell’immagine prospettica deve considerare:
  • la distanza dello sguardo dello spettatore e il suo annullamento;
  • l’autonomia dell’oggetto e il suo dipendere dall’attività sintetica e dalla volontà di potenza di un soggetto;
  • la contemplazione distaccata e obiettivante della realtà esterna e la tendenza verso l’assimilazione di questa stessa realtà nella sfera dell’io.
Insomma, ci sono due polarità da considerare, lo spettatore e l’artista:

La scelta di dove collocare […] il punto di vista, […] centro da cui ha origine la proiezione prospettica e il luogo in cui dovrà collocarsi quello spettatore che intende cogliere nell’immagine stessa la ri-presentazione adeguata dell’aspetto visibile della scena che è l’oggetto della rappresentazione
(p. 52)

LEGGI GEOMETRICHE E RETORICHE: LA NARRATIVA DELL’IMMAGINE DI ALBERTI
Il De Pictura di Alberti è un testo in cui la costruzione geometrica dello spazio prospettico e dello sguardo a esso rivolto hanno entrambe il fine di determinare un coinvolgimento empatico dello spettatore nell’evento rappresentato.
Il coinvolgimento empatico è per Alberti fondamentale: oggetto e soggetto, che caratterizzano ogni forma simbolica, la storicità della visione del mondo e il sentimento dello spazio sono i tre concetti fondamentali. Si provi ora a comprendere meglio Alberti, mettendolo in relazione a Panofsky.


1. Alberti: la giusta collocazione del punto di vista
Con Alberti, Piero della Francesca, Leonardo, Durer, Vignola e Palladio troviamo tutta una serie di riflessioni che interessano la prospettiva perché queste costituivano proprio quelle riflessioni sulla giusta distanza a cui collocare il punto di vista rispetto al piano della rappresentazione, per evitare quelle distorsioni che avrebbero potuto incrinare il rapporto di veridicità della rappresentazione prospettica.

Il problema, dunque, era allora proprio la giusta collocazione, sul fatto se il punto di vista presupposto dall’immagine dovesse tenere conto o no della collocazione spaziale effettiva e della mobilità dello sguardo degli spettatori a cui l’immagine si rivolge nel contesto concreto in cui viene presentata.

Si tratta di capire se questo punto di vista debba essere fatto coincidere con la posizione effettiva dello spettatore concreto che si troverà di fronte all’immagine, oppure se spetti a quest’ultimo ad andarsi a collocare, se non fisicamente almeno idealmente, nel punto di vista indicato dall’immagine stessa
(p. 59)

Insomma, sembra che la soggettività, vista come correlativo del posizionamento del punto di vista, sia una delle chiavi di accesso al valore mimetico-oggettivo dell’immagine e non solo:

il suo valore cognitivo e la sua efficacia narrativa, ossia la sua capacità di proporsi come restituzione adeguata dell’aspetto visibile delle cose rappresentate e quindi come luogo di narrazione efficace e persuasiva
(p. 59)


2. Alberti: la geometria e la retorica dell'immagine 
Solo studia il pittore fingere quello che si vede

Così affermava Alberti che nel De Pictura traccia l’elaborazione di un metodo geometrico attraverso il quale l’immagine proiettiva delle cose da rappresentare viene fissata stabilmente sul piano. Questo piano costituisce la finestra o una superficie di vetro trasparente che non è da confondersi come una finestra su un mondo da immaginare arbitrariamente, ma come una delimitazione dello spazio all’interno del quale viene a costituirsi un visibile già articolato e organizzato in una forma narrativa (la istoria che si costituisce attraverso la sintesi di ogni singola parte dell’opera secondo i dettami di quella concinnitas che il pittore deve sapere ritrovare nell’ordine naturale).

Ecco perché secondo Alberti la pittura ha soprattutto una finalità di carattere retorico-narrativo, ossia deve presentare della narrazioni efficaci e persuasive.

Consiglio a ciascun pittore molto si faccia famigliare ai poeti, retori e alli altri simili dotti di lettere, già che costoro doneranno nuove invenzioni, o certo aiuteranno a bello componere sua storia, per quali certo acquisteranno in sua pittura molte lode e nome

La pittura come vera e propria arte liberale è caratterizzata da questo doppio legame con la geometria (ottica) e la retorica (quella classica). Analogamente, la definizione del rapporto tra l’immagine pittorica e il suo spettatore sarà imperniata sia sulla costruzione geometrica del punto di vista, sia sulla gestione sapiente degli sguardi e della gestualità delle figure rappresentate, al fine di coinvolgere emotivamente lo spettatore.

Il punto centrico, che altro non è che il punto di fuga, rappresenta proprio il baricentro di tutta la rappresentazione e fornirà allo spettatore una chiara indicazione di dove si trovi il giusto punto di vista a partire dal quale contemplare l’immagine.

3. Alberti: il punto centrico
Principio, dove io debbo dipingere scrivo uno quadrangolo di retti angoli quanto grande io voglio, el quale ripetuto essere una finestra aperta per donde io miri quello che quivi sarà dipinto [… ] Poi dentro a questo quadrangolo, dove a me paia, fermo una punto il quale occupi quello luogo dove il razzo centrico ferisce, e per questo il chiamo punto centrico

Il punto centrico è fondamentale per Alberti: affinchè l’immagine dipinta possa proporsi come restituzione adeguata dell’aspetto visibile della realtà per contemplare in piena trasparenza la scena raffigurata bisogna delimitare il piano della rappresentazione (il dentro e il fuori, ribadito poi dalla cornice) e collocare il punto centrico.

Chi colloca il punto centrico è l’artista e questo lo fa in base a una sua libera scelta, anche se ci sono delle regole da rispettare:

il punto centrico deve essere posto in modo da creare l’impressione di una continuità tra lo spazio rappresentato nell’immagine e lo spazio concreto in cui si colloca lo spettatore.
(p. 66)

Cosa significa? Significa che bisogna far i modo che chi vede e le cose vedute siano sullo stesso piano, neutralizzando il confine tra spazio reale e spazio rappresentato facendola diventare una soglia che possa essere attraversata. Immagine prospettica e lo spazio della nostra esperienza concreta trovano nell’immagine pittorica una continuità che se raggiunta s’instaura un rapporto comunicativo con lo spettatore.

In questo modo il quadro si impone definitivamente come ri-presentazione mimetica e proporzionale della realtà visibile: finestra aperta sul mondo, ma anche “cassaforte”[…] nel quale il visibile viene fissato, immobilizzato, messo al sicuro, in modo tale che la visione originaria dell’artista possa esser riattualizzata da ogni spettatore disposto a collocarsi nel punto di vista indicato dalla struttura geometrica stessa della rappresentazione.
(p. 69)

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