martedì 25 gennaio 2011

La Repubblica: tassello n° 7

Il libro VII di La Repubblica è forse uno dei più belli da leggere con il mito della caverna.
Avendolo già visto nei post precedenti, riporterò in questa sede alcune riflessioni.

Il riuscire a vedere è sia fisicamente, sia metaforicamente un’ascesa. Ma è sempre un’ascesa responsabile che necessita di una serie di passaggi: abituarsi nuovamente alla luce del sole e ritornare dai propri compagni della caverna per poter condividere il visto. Perché? Perché l’uomo è uomo di Stato che fa parte di una comunità e dunque:

ti sei dimenticato di nuovo, mio caro, replicai, che alla legge non interessa che una sola classe dello stato si trovi in una condizione favorevole. Essa cerca di realizzare questo risultato nello stato tutto: armonizza tra loro i cittadini persuadendoli e costringendoli, fa che si scambino i vantaggi che i singoli sappiano procurare alla comunità; e creando nello stato simili individui, la legge stessa non lo fa per lasciarli volgere dove ciascuno voglia, ma per valersene essa stessa a cementare la compattezza” (e, a, 519 – 520)

Il bello, il giusto e il buono sono gli elementi che cementificano lo stato: in questo modo l’amministrazione dello stato non sarà solo un sogno, ma una realtà, contrariamente da quanto accade in quegli stati in cui le persone si disputano il potere e l’amministrazione è nell’ombra.

Questa propensione che i guardiani dovrebbero avere, come abbiamo già visto, proviene da una certa educazione che segue le materie qui riportate:
- matematica
- geometria; 
- astronomia e stereometria;
- armonia e suoni;
- la dialettica.

Come mai Platone aggiunge la dialettica e come mai ne parla così a lungo?
Ora la dialettica pur essendo intellegibile, è come la vista. Questa cerca di guardare direttamente agli esseri animati, agli astri e al sole, mentre la dialettica, ugualmente, ma su un altro piano, cerca di muovere la ragione verso ciascuna cosa che è in se stessa e non desiste se prima non è riuscito a cogliere con la pura intellezione, la reale essenza del bene, giungendo proprio al limite estremo dell’intelligibile, come la vista giungeva a quello del visibile. Ascendere dal mondo sotterraneo verso il sole è come la contemplazione dell’essere più sublime.

Sotto a questo tipo di “super” visione esiste un metodo, il metodo dialettico consistente nell’eliminazione delle ipotesi verso il principio stesso, e la conferma delle proprie conclusioni. Questo devono imparare i giovani che devono essere educati nel corpo e nello spirito in modo tale che lo spirito di giustizia si costruisca nella persona e nello stato. Se, invece, ci si troverà nella situazione opposta, in cui il risultato dell’educazione sia una persona di tutt’altra tempra, allora si riverserà scherno sia sullo stato sia sulla filosofia.

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