mercoledì 12 gennaio 2011

Inganno, ingannevole e ingannatore: luce e ombra nella visione della pittura e della poesia in Platone

Prendendo in riferimento il libro di Linda M. Napolitano Valditara Platone e le ragioni dell'immagine:percorsi filosofici e deviazioni tra metafore e miti, vorrei riportare alcune osservazioni sul Libro X di La Repubblica di Platone.

- L’inganno dei sensi della cultura greca è forte: i sensi illuderebbero e ingannerebbero continuamente l’anima dell’uomo. Ecco, dunque, la raccomandazione di esercitare un certo distacco dal corpo;

Tra il vedere fisiologico e patologico (o ingannevole) e il vedere un inganno frutto dell’intervento di un ingannatore c’è una grande differenza, secondo Platone. Nel X libro, il filosofo greco costruisce il discorso creando una serie di relazioni tra la fisiologia della vista e la produzione artistica tramite la pittura e la poesia. Per iniziare la sua composizione, Platone si chiede se il pittore voglia riprodurre gli oggetti quali sono realmente o quali appaiono. Ad esempio, un qualsiasi oggetto appare diverso se visto di lato, dall’alto…come accade anche nelle rappresentazioni pittoriche, pertanto questa sarebbe una riproduzione di un’apparenza dal momento che coglie solo parti dell’oggetto, non la sua totalità. Per di più, la pittura potrebbe ingannare facendo credere il dipinto vero, mentre  questo è una copia parziale e sproporzionata. A questo punto, la pittura apparirebbe una stregoneria, ma forse è meglio precisare che un certo tipo di pittura potrebbe essere ingannevole, ovvero quella che Platone definisce come la skiagrafia.
Ma facciamo un passo indietro e ritorniamo alla vista…anche questa potrebbe creare dei problemi ed essere patologica ovvero creare effetti disorientanti. Nella visione di un oggetto si possono creare dei conflitti sulla reale grandezza e distanza spaziale (tra uomo e oggetto). Il conflitto è patologico poiché un oggetto visto da lontano o da vicino, muta nelle sue dimensioni: l’oggetto visto da lontano è più piccolo, mentre quello visto da vicino è più grande (piani diversi di profondità). Non si dimentichino poi le proporzioni dello stesso che assieme alla distanza dell’osservatore costituiscono le due variabili principali per l’artista. Si crea, pertanto, scompiglio di fronte alla visione del vicino come grande e del lontano come piccolo, ma questa confusione è naturale, anche se patologica (perché crea un conflitto). Per superare tale empasse è necessario il ragionamento e il calcolo. La ragione sa cogliere oltre la sensazione del relativismo della posizione dell’osservatore.
La skiagrafia, di cui un esempio è il tromp l’oeil, invece non è un qualcosa di fisiologico, ma è un qualcosa di costruito, prodotto dall’uomo che diventa, in questo caso, ingannatore. Il pittore schiagrafico è come il poeta imitatore, non è un educatore perché il trucco che lui utilizza come costruzione della sua produzione conferma quello che prima era l’inganno naturale della vista. Nel tromp l’oeil si mantengono i rapporti dimensionali e impediscono allo spettatore il ragionamento, inchiodandolo solo su un punto di vista;

- Se questo è stato detto della pittura, stesso discorso vale per la poesia tragica, anch’essa creatrice di conflitti tragici. Come l’arte pittorica, la poesia muta le proporzioni delle passioni dei personaggi tragici, fornendo allo spettatore che s’immedesima delle dimensioni passionali troppo grandi e vicini, sia nel male sia nel bene (male e bene da intendersi come passioni, piaceri). La poesia tragica non è certa e non è stabile: contrasta con la ragione e, dunque, è diseducativa e lontana dalla legge. Proprio per questo contrasto delle passioni, cioè dei piaceri e dolori provati, con la ragione e con le norme socialmente valide da luogo al conflitto tragico che si condensa nella domanda in cui i personaggi della tragedia si fanno “che fare?”;

- Non trovate una connessione con il mito della caverna  e la proiezione delle ombre? La skiagrafica, infatti, proprio come tecnica pittorica non è solo esemplificabile nel tromp l’oeil, ma anche nella pittura/proiezione di ombre. L’inganno è nella caverna, nella proiezione di ombre e non nella visione naturale possibile fuori dalla caverna, nonostante sia difficile da sostenere.

Preciso che la lettura del libro è stata molto utile e che la totalità di queste considerazioni proviene dalla sua lettura, più che consigliabile.







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