mercoledì 12 gennaio 2011

Il sensibile e il pittorico, o meglio il pittore ingannatore


Platone, La Repubblica, X Libro

«Vuoi dunque che cominciamo la nostra indagine secondo il solito metodo? Abbiamo preso l'abitudine di porre un'idea singola per ogni genere di oggetti molteplici cui assegniamo lo stesso nome. Mi capisci o no?»
«Ti capisco».
«Prendiamo anche ora un oggetto qualsiasi tra i tanti. Ad esempio, se ti va bene, esistono molti letti e molti tavoli».
«Come no?»
«Ma questi oggetti si possono raggruppare in due idee, quella di letto e quella di tavolo».
«Sì ».
«E non siamo anche soliti dire che l'artefice di ciascuno dei due oggetti guarda all'idea per fabbricare l'uno i letti, l'altro i tavoli di cui noi ci serviamo, e lo stesso vale per ogni altro oggetto? Nessun costruttore infatti realizza l'idea in sé: come potrebbe?»
«Non potrebbe assolutamente».
«Ma bada bene a come chiami questo costruttore».
«Quale?»
«Quel lo che fa tutto ciò che vien fatto da ogni singolo artigiano».
«Stai parlando di un uomo straordinario e mirabile!».
«Non ancora, ma presto la tua ammirazione per lui crescerà. Questo stesso artigiano non solo è capace di fabbricare ogni oggetto, ma fa anche spuntare tutte le piante dalla terra e crea tutti gli esseri viventi, compreso se stesso, e oltre a ciò crea la terra, il cielo, gli dèi e tutto quanto sta nel cielo e sottoterra nell'Ade».
«Il tuo è un sofista davvero prodigioso!», esclamò.
«Non ci credi?», dissi. «Rispondimi: ti pare che un simile artefice non esista in assoluto, o credi che in date condizioni qualcuno possa creare tutte queste cose? Non ti rendi conto che tu stesso in certo qual modo potresti essere in grado di creare tutto questo?»
«E qual è questo modo?», domandò.
«Non è difficile», risposi: «si tratta di una realizzazione frequente e veloce, anzi velocissima, se vuoi prendere uno specchio e girarlo in ogni direzione; rapidamente creerai il sole e i corpi celesti, la terra, te stesso e gli altri esseri viventi, gli oggetti, le piante e tutto ciò che abbiamo menzionato poco fa».
«Sì », disse, «apparenze, non dotate però di una realtà effettiva».
«Bene», ripresi, «la tua riflessione giunge a proposito. Perché anche il pittore, credo, fa parte di questi artefici. Non è vero?»
«Come no?»
«Ma forse tu dirai che le sue creazioni non sono vere. Eppure in certo qual modo anche il pittore crea un letto. O no?»
«Sì », rispose, «anche lui solo in apparenza».
«E il costruttore di letti? Non hai appena detto che non realizza l'idea, ovvero ciò che noi abbiamo de finito l'essenza di un letto, ma un letto qualsiasi?»
«Sì , l'ho detto».
«Ma se non realizza l'essenza, non potrà creare la realtà, bensì solo qualcosa che assomiglia alla realtà, ma non la è; e chi dicesse che l'opera del costruttore di letti o di un altro artigiano è compiutamente reale non correrebbe il rischio di non dire il vero?»
«Sicuro», rispose, «o almeno così sembrerebbe a chi si occupa di questioni simili».
«Quindi non meravigliamoci se anche quest'opera viene ad essere un po' debole in rapporto alla verità».
«No di certo».
«Vuoi allora», domandai, «che proprio sulla base di questi elementi cerchiamo di scoprire chi mai sia il nostro imitatore?»
«Se vuoi...», rispose.
«Ci sono, dunque, queste tre specie di letti: una è quella che esiste in natura, e che a mio parere possiamo definire opera di un dio. O di chi altri?»
«Di nessuno, credo».
«La seconda è quella costruita dal falegname».
«Sì », disse.
«La terza è l'opera del pittore. O no?»
«Va bene».
«Il pittore, il costruttore di letti, il dio: ecco i tre autori delle tre specie di letti».
«Sì , sono tre».
«Il dio, sia che non volesse, sia che per una qualche necessità non potesse creare in natura più di un solo letto, ne realizzò dunque un unico esemplare, quello che è il letto in sé; due o più come quello non furono creati dal dio né mai lo saranno».
«E perché?», chiese.
«Perché», spiegai, «se ne avesse creati anche solo due, ne apparirebbe a sua volta un terzo, di cui essi avrebbero entrambi l'idea, e quello sarebbe il letto in sé, non gli altri due».
«Giusto», disse.
«Ben conscio di questo, penso, il dio, volendo essere il reale creatore di un letto reale, non un costruttore qualsiasi di un letto qualsiasi, lo creò per natura unico».
«Così pare».
«Vuoi dunque che lo chiamiamo naturale creatore di questo oggetto, o con un termine simile?» «è giusto», rispose, «perché ha creato questa e ogni altra cosa secondo natura».
«E il falegname? Non lo chiameremo artefice del letto?» «Sì ».
«E non chiameremo anche il pittore artefice e creatore di quest'oggetto?» «Nient'affatto! ».
«Ma allora quale rapporto avrà, secondo te, con il letto?»
«Mi sembra», rispose, «che la definizione più appropriata sia questa: imitatore dell'oggetto di cui gli altri due sono artefici».
«Bene», dissi. «Quindi tu chiami imitatore chi fa parte della terza generazione a partire dalla natura?»
«Precisamente», rispose.
«Di conseguenza anche il poeta tragico, in quanto imitatore, verrà per terzo dopo il re e la verità, come tutti gli altri imitatori».
«è probabile».
«Sull'imitatore siamo dunque d'accordo. Ma ora dimmi una cosa a proposito del pittore, e cioè se ti sembra che egli tenti di imitare ogni singola realtà esistente in natura oppure i prodotti degli artigiani».
«I prodotti degli artigiani», rispose.
«Come sono realmente o come appaiono? Definisci ancora questo punto».
«Che cosa intendi dire?», domandò.
«Questo: un letto, a seconda che lo si guardi di lato o di fronte o in qualunque altro modo, è forse diverso da se stesso oppure appare diverso, ma non lo è affatto? La stessa cosa non vale anche per gli altri oggetti?»
«è così », rispose: «appare diverso, ma non lo è».
«Ora fa' questa considerazione: qual è lo scopo della pittura verso ogni singolo oggetto? Imitarlo com'è in realtà o come appare? Insomma, è imitazione dell'apparenza o della verità?» «Dell'apparenza», rispose.
«Quindi l'arte dell'imitazione è lontana dal vero, e a quanto pare realizza ogni cosa perché coglie una piccola parte, che per di più è una parvenza, di ogni singolo oggetto. Ad esempio noi affermiamo che il pittore ci dipingerà un calzolaio, un falegname, gli altri artigiani, senza avere alcuna competenza di queste arti; tuttavia, se fosse un buon pittore, dipingendo un falegname e mostrandolo da lontano riuscirebbe a ingannare fanciulli e uomini sciocchi, perché lo farebbe
sembrare un vero falegname».
«Certamente».
«Ma io, caro amico, penso che in casi del genere si debba ragionare così : quando uno ci annuncia di essersi imbattuto in un uomo che è esperto in tutti i mestieri e in tutte le altre discipline di competenza dei singoli specialisti e conosce ogni cosa più a fondo di chiunque altro, bisogna rispondergli che è un sempliciotto e probabilmente si è imbattuto in un imitatore ciarlatano che lo ha ingannato a tal punto da apparirgli onnisciente, ma solo perché lui è incapace di distinguere
la scienza, l'ignoranza e l'imitazione
».
«Verissimo», disse.

(testo ripreso dal sito http://digilander.libero.it/gotika/platone10.html)

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