lunedì 24 gennaio 2011

La Repubblica di Platone: tassello n° 4, 5 e 6


Man mano che si prosegue nella lettura del testo, più si comprendono i temi focali, ovvero la giusta governabilità dei futuri guardiani e l’importanza dell’educazione, da considerarsi come strada per la conoscenza.

Nel IV libro, Platone afferma che la giustezza dei guardiani starà in parte nell’evitare la formazione di un’eccessiva povertà e ricchezza. Per raggiungere tale scopo, il filosofo ricorda le principali virtù:
- la sapienza, tipica di quella classe di cittadini che è costituita dai guardiani con compiti di governo;
- il coraggio, tipica di quella classe di cittadini che è costituita dai guardiani con compiti di guerra e di difesa. Il coraggio consiste nel salvaguardare costantemente la retta e legittima opinione – fondata sull’educazione – sulle cose temibili e non temibili;
- la temperanza, tipica di tutte e tre le classi di cittadini e consiste nel dovere di ubbidire e nel diritto di comandare;
- la giustizia è la virtù per cui ognuno assolve il proprio compito nello stato. Cosa rappresenta invece l’ingiustizia? In primo luogo, facendo riferimento alla società e allo stato, ingiusto è l’attendere a troppe cose e lo scambiarsi di posto delle tre classi. In secondo luogo, quando lo sguardo poggia sul particolare dell’individuo umano, la questione non cambia: il principio del desiderare e la relazione tra il desiderio e il suo oggetto rappresentano, nuovamente, il punto centrale. L’anima, secondo Platone, sarebbe formata da tre parti: una razionale, una animosa e, infine, una concupiscibile. Un uomo sarà pertanto giusto quando ogni parte della sua anima adempie alla sua funzione, vale a dire quando la parte razionale, sostenuta da quella animosa, comanda alla parte concupiscibile. Insomma, l’ingiustizia in questo caso è un disaccordo tra le parti dell’anima.

Nel V libro, la questione verte sul rapporto madre e figlio fino ad arrivare ai versi finali in cui viene ripresa la fondamentale differenza tra scienza, opinione e ignoranza. Quest’ultima è mancanza di conoscenza, la scienza è conoscenza di ciò che è, l’opinione è conoscenza di ciò che al tempo stesso è e non è.
Non è un caso che la distinzione avvenga nel libro V in cui si fa riferimento alla figura del filosofo, a come dovrebbero essere cresciuti i guardiani, nonché la regolamentazione dei matrimoni.

Nel VI libro, il problema affrontato è quello della corruzione che si può addentrare nell’ambiente del filosofo a causa dell’azione corruttrice dei sofisti e della moltitudine (e in questo caso per moltitudine s’intende la tendenza di qualsiasi governatore a volere soddisfare i desideri e le richieste della moltitudine). Ecco perché è estremamente importante l’educazione dei filosofi, affinché questi possano sempre avere come orizzonte il bene.
A fine libro, Platone espone la teoria della linea. I quattro segmenti in cui è divisa la linea rappresentano i quattro tipi di oggetti del conoscere: immagini, oggetti sensibili, concetti scientifici e idee. I primi due formano il mondo sensibile, gli altri il mondo intellegibile. A questi quattro tipi di oggetti corrispondono quattro forme di attività conoscitiva:
- immaginazione (immagine, mondo sensibile);
- credenza (opinione, mondo sensibile);
- pensiero dianoetico (i concetti scientifici, mondo intellegibile);
- intellezione (le idee ovvero la verità, mondo intellegibile).

Quale tra questi dovrà aspirare il nostro filosofo?

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