Ho trovato un testo molto interessante che argomenta sia Du Bos sia Perrault. Si tratta di Jean-Baptiste du Bos: gli antichi e la fondazione dell'estetica moderna di Paola Vincenzi, Mimesis Edizioni, 2006.
Vorrei riportare alcune considerazioni interessanti.
- La nuova riflessione filosofica. Il pensiero filosofico di Locke ha saputo mettere in evidenza i limiti della conoscenza e della potenza umana. Con la sua dottrina delle idee semplici, Locke mette in evidenza che dove la mente è certa e intuisce è anche passiva, cioè impossibilitata a determinare da sé i contenuti delle idee che le si presentano. Non può andarvi oltre, ma non può esistere senza questi contenuti, non può che pensare a essi e attraverso essi. Ne deriva il fatto che l’uomo deve rassegnarsi e accettare la sua condizione di essere effetto e non causa del suo essere, agire e desiderare. Questa nuova riflessione filosofica presenta non solo più considerazioni legate al mondo fisico, ma anche a quello del pensiero: si tratta di uno spazio difficilmente gestibile, da confinare entro determinati parametri come l’ordine, il confronto, la relazione, la molteplicità dei punti di vista. Al di là delle diverse querelle, quello che è importante è che si tratta il sentire umano all’interno del Settecento. Così afferma l’autrice (p. 15): “Dietro alle divergenze di scuola, si nasconde un dilemma fondamentale per il futuro cammino dell’estetica e che oscilla da un’interpretazione dell’arte, opportunamente guidata da un metodo, che sia riflesso di quella chiarezza e distinzione che accompagna la costruzione conoscitiva dell’individuo, all’esigenza di considerare l’arte un meraviglioso strumento che, sollecitando la nostra sensibilità e dando soddisfazione al nostro bisogno di sfuggire alla noia che costantemente ci perseguita, si pone come esperienza fondamentale della dimensione umana e dotata di una sua autonomia”;
- Du Bos segue questa seconda istanza e segue molto Locke: l’uomo per sfuggire alla noia ha due possibilità o si abbandona alle impressioni che gli oggetti esterni esercitano su di esso (il sentire) o intrattiene con speculazioni (il riflettere). La scelta verte sulla prima opzione e si comincerà a parlare di emozione e passione. Il significato del termine passione, come lo intendiamo noi, è diverso da quello utilizzato nel Seicento-Settecento. Durante il periodo di Du Bos, il termine indica uno stato passivo della mente. Non solo la volontà è obbligata da forze esteriori ad agire, ma la stessa facoltà di produrre liberamente idee è offuscata. Cartesianamente bisognerebbe controllare le proprie passioni. Non solo la volontà è obbligata da forze esteriori ad agire, ma la stessa facoltà di produrre liberamente idee è offuscata. Le idee cartesiane non sono altro che quelle che la mente non produce per suo principio proprio, ma con il concorso del corpo. In questo modo, la mente riceve da qualcosa di altro da sé i contenuti sui quali dovrà esercitare la facoltà di giudizio. Da ciò consegue il tentativo di sottoporre le passioni a un controllo per evitare le conseguenze negative da esse provocate a causa di un loro uso scorretto o smodato (p. 17);
- Du Bos, ad un certo punto della sua trattazione, fa un elenco di spettacoli orrendi e trucolenti (io ho citato lo spettacolo dei gladiatori), e la riflessione che propone l'autrice è che questi spettacoli provochino sì delle emozioni, ma non riescono ad avere quell'elemento di novità che possa suscitare l'interesse. Tuttavia, quello che vuole far emergere Du Bos è proprio quella relazione che esiste tra spettacoli del reale e l'emozione suscitata in noi. Da una serie di considerazioni che nascono dalla presenza di emozioni positive e negative, ecco allora che scatta la domanda retorica di Du Bos che contiene all'interno proprio la funzione dell'arte: non potrebbe l’arte creare esseri di una nuova natura, oggetti che suscitano in noi passioni artificiali capaci di tenere occupati gli uomini nel momento in cui le si sentono e incapaci di causare in seguito pene reali e autentiche afflizioni?
- tradizione vs innovazione, antichi vs moderni. Questa rivalità trae origine non tanto dal rifiuto della tradizione, quanto dal senso baconiano della potenza realizzata dall’uomo con le conquiste della scienza e della tecnica. Perrault, ad esempio, si sente superiore agli antichi non tanto perché avverte l’irrazionalità nella tradizione, ma perché vede direttamente la sua età, quella di Luigi XIV più potente. Si tratta di un’orgogliosa constatazione;
- come fa allora Du Bos a difendere gli antichi? Lo fa non rimanendo all'interno del sistema della ragione, ma fuoriuscendo da esso ed entrando nel mondo dell'espressività, della sensibilità e dell'emotività. A un’arte misurata con la regola e il compasso, Du Bos sostituisce la conoscenza degli effetti sensibili delle produzioni artistiche sull’uomo: l’arte è un fenomeno puramente emozionale. Ci commuove, ci colpisce e ci interessa. Non è solo la stretta osservanza dei precetti, ma anche la capacità di muovere le nostre emozioni. La ragione non è l’unico criterio assoluto per stabilire la validità di un’opera d’arte. Noi, spettatori, giudichiamo in base non solo alla ragione, ma al senso: la nostra è un’adesione sentimentale all’opera, una valutazione emozionale. Du Bos, però, evita di aderire a un eccessivo sensismo e connota il sentimento come facoltà non scindibile dalle componenti intellettuali che caratterizzano la dimensione umana.
Facciamo ora un parallelismo tra Perrault e Du Bos.
Perrault => le invenzioni degli antichi sono poca cosa a confronto con i perfezionamenti apportati dell’epoca attuale, ricca di capacità tecnica e intellettuale. Perrault è un forte difensore dei moderni: questi, dal momento che hanno più conoscenze in termini di geometria, anatomia, tecniche del colore e prospettiva, sono superiori nelle arti della architettura, pittura e scultura agli antichi.
Du Bos => gli antichi non sono inferiori sia per il livello tecnico, sia per quello pratico. Forse non è possibile nemmeno fare dei paragoni. I pittori moderni compongono con la stessa lingua dei loro predecessori e il paragone, considerando la perfezione di alcune opere, come il Gruppo del Laocoonte è inappropriato. Il pensiero di Du Bos è fortemente contrario a quello di Perrault in quanto il primo sostiene che la conoscenza sempre più approfondita delle tecniche artistiche non è necessariamente connessa a una superiorità delle opere d’arte che si avvalgono di tali perfezionamenti. Ciò che è rilevante e saper suscitare emozioni.
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