domenica 17 luglio 2011

Il meraviglioso e l'ingegno: Baldasar Graciàn e Giambattista Marino

Nel primo post dedicato al periodo del barocco si è accennata alla presenza di una duplice istanza, quella creatrice e quella ordinatrice. A proposito di quella creatrice, vorrei prendere in considerazione quella dimensione dell'arte che proprio in questo periodo (e poi nel romanticismo, dove troverà il suo sviluppo) viene maggiormente evidenziata, ovvero la meraviglia e l'invenzione

Vorrei chiedermi e chiedervi se questi due termini non si trovino in stretta contraddizione con quello di mimesis e di imitazione. Penso, ma questo è solo un primo pensiero che la contraddizione sia il termine per eccellenza del barocco, da intendersi non in un senso negativo, ma propositivo. 

PREMESSE
  1. il concetto di barocco sintetizzato citando da un lato Calcaterra (Il Parnaso in rivolta, p. 121) e il Getto (La polemica sul barocco, p. 182). Il primo afferma che: "la fantasmagoria speciosa delle metafore e delle antitesi è dovuta nel Seicento al duplice, triplice, molteplice aspetto che la realtà prende nell'anima, la quale, di là dall'empiria sensoria, non è più certa del vero creduto per convenzione. La poetica del mirabile è lo sforzo dell'ingegno, che con ampie volute, curve serpeggianti, richiami antitetici, trasposizioni immaginose tenta di superare tutte le contraddizione conoscitive e ideali". Il secondo afferma: "Se la civiltà del Medioevo aveva nella sua sicura volontà di reductio ad unum, una sua direzione ben determinata in Dio trascendente, e se la cultura del rinascimento aveva nel principio dell'uomo auotonomo, libero e creatore, il motivo centrale in cui trovano unità e spiegazione ai suoi vari temi e atteggiamenti, la cultura barocca al contrario non ha una sua fede e una sua certezza. La sua unica fede è forse quella nella validità di una tecnica sempre più perfezionata. La sua unica certezza è nella coscienza dell'incertezza di tutte le cose, dell'instabilità del reale, delle ingannevoli parvenze, della relatività dei rapporti fra le cose";
  2. la nuova dimensione del mondo e le sue conseguenze sull'immaginario. Le nuove scoperte scientifiche (Galileo Galilei primo fra tutti) posizionano l'uomo in un universo infinito che non riesce più a controllare e a padroneggiare mentalmente. Si diffonde un senso di diffuso relativismo, di precarietà, di smarrimento che caratterizzano l'immaginario del Secicento: il sentimento dell'infinito da un lato, la percezione di un mondo finio e caotico comunicata dall'empiria sensoria dall'altro, sono i due termini estremi della concezione del mondo. L'empiria sensoria è una conoscenza che si realizza attraverso l'esperienza dei sensi (vista, udito, olfatto, gusto, tatto) in modo non sistematico nè organico. Inoltre, è necessario aggiungere che la visione del mondo, dominata dall'idea di universo infinito e instabile, può trovare la sua giusta rappresentazione nell'immagine del labirinto, confuso, incerto e precario, in cui le sorti si rovesciano di continuo e le parti si modificano come in un grande teatro. Ne deriva a livello sociale che il senso di paura e di precarietà si traduce in un bisogno di ordine, di sicurezza e di autorità (nasce il concetto di devianza) e a livello religioso l'umiltà dell'uomo, la sua miseria di fronte all'immensità dell'universo e alla sua caducità dell'esperienza sensoriale e della stessa osservazione scientifica (Blaise Pascal);
  3. la nuova visione del mondo si traduce, in campo letterario, in una estetica anticlassicistica e in una poetica della metafora. Abbiamo già visto che in Italia, il massimo teorico è Emmanuele Tesauro e vorrei riprenderlo molto brevemente. L'acutezza o arguzia si esprime soprattutto attraverso la metafora ed è grazie a questa che si scoprono rapporti nuovi fra le cose e dunque si afferma un modo non convenzionale di conoscerle. Esaltando la metafora, Tesauro in realtà esalta l'attività creatrica del singolo, la capaictà del suo ingegno, rispetto ai principi di imitazione che avevano dominato il secolo precedente. Inoltre Tesauro sottolinea il momento razionale del procedeimento artistico, benchè questo agisca, in poesia, attraverso l'arguzia, che è bizzarra e alogica e non attraverso la dimostrazione logica;
  4. l'arte è costruzione artificiale: come detto prima l'arte barocca è anticlassica, dal momento che il modello classico viene rifiutato o ritenuto impossibile dai teorici del Barocco. L'arte esprime l'ingengo umano, ovvero lo sforzo soggettivo dell'autore, il suo soggettivo voler fare. E' perciò un atto artificioso, una costruzione articifiale, che conserva sempre qualcosa di non-naturale, di non-compiuto, di voluto di cerrebrale, di esibito o di ostentato.
BALDASAR GRACIAN
Un autore che è mancato in questi post, ma che è stato citato, è proprio Baldasar Graciàn. 

Uno dei maggiori teorici, gesuita spagnolo, autore nel 1648 del trattato Agudeza y arte de ingegno. Sono due i termini chiave da prendere in considerazione. Da un lato, l'acutezza da intendersi come procedimento stilistico che concettualizza i rapporti sottili e ambigui esistenti fra le cose, dall'altro, l'ingegno che consiste nell'attività di un'intelligenza pronta, arguta e provocatoria che rende possibile tale concettualizzazione. L'acutezza rivela gli accostamenti e le disarmonie del reale, esprimendoli con paradossi, esagerazioni, dissonanze, enigmi, contraddizioni. 

Insomma il vero artista è colui che scopre i legami misteriosi esistenti fra i cari campi della realtà e fra i fenomeni più diversi, rendendoli per la prima volta visibili. Il suo scopo è suscitare l'interesse del lettore attraverso la piacevolezza, a sua volta ottenuta grazie a una verigionosa varietà di espedienti. Tale piacevolezza nasce nel lettore anche dal gusto tutto intellettuale di sapere cogliere i procedimento ingengnosi dell'arte e ,attraverso questi, i nessi segreti delle cose.

In questo caso, importante è lo statuto della verità. Questa viene affidata all'arte, cioè:

all'insieme delle tecniche retoriche e stilistiche che permettono di coglierla nelle sfumature e nelle più sottili differenze e invenzioni, perche questo è proprio della verità, d'essere sempre se stessa e di non esserlo mai se on come altro da sè, tanto da apparire menzognera e spenta dove la si ripete stancamente, e viva invece dove la si contraddice, ma in nome suo.
(Storia dell'estetica, Givone, pp. 21 - 23)

Graciàn fa dialogare la Verità e l'Ingegno, che è disperato e si vede preclusa ogni via di scampo non potendo dimostrare nulla ed essere creduto. Ma la Verità gli da ragione e gli sta accanto: "è la Menzogna a negare il vostro credito e qui non sono che io dalla vostra parte; l'unica cosa che posso fare voi è dichiararmi così come sto facendo". 

Sono acutezza e ingegno a rendere vivo il sempre identico perchè fa percepire lo scarto: questo, in fondo, è la verità.

GIAMBATTISTA MARINO
Giambattista Marino fu il poeta italiano che ebbe maggior successo sia in Italia, sia in Europa. Seppe creare una vera e propria moda, sia con le opere sia con lo stile di vita. Obiettivo della poesia, secondo l'autore, era la meraviglia che si deve saper suscitare nel lettore:

E' del poeta il fin la meraviglia / (parlo de l'eccellente, non del goffo) / : chi non sa far stupir, vada alla striglia (chi non riesce a far stupire, deve cambiare mestiere e diventare uno stalliere)
Fischiata XXXIII

Dalla poetica di Marino, possiamo dedurre importanti elementi:
  1. rompere le regole per adattarsi ai gusti del pubblico (naturalmente il riferimento è alle regole del modello classico);
  2. per seguire i gusti del pubblico e anticiparli, è necessario suscitare effetti di stupore e di meraviglia sul pubblico. La poesia, dunque, non tende all'immobilità e alla fissità, ma è sottratta al flusso del tempo, delle regole classiche, del tutto indipendente dalla caducità e dalla vastitità delle situazioni, dei tempi e dei luoghi;
  3. l'obiettivo è il piacere estetico. Bisogna creare e provocare il piacere nel lettore e la strada per ottenere tale effetto viene vista nella meraviglia che può produrre metafore e concetti. Mentre la metafora istituisce analogie fra campi diversi e lontani, solitamente considerati inconciliabili, il concetto spiega tali ardite connessioni attraverso una trovata arguta che da loro un senso;
  4. la capacità dell'arguzia deriva dall'ingegno: è del tutto intellettuale o cerebrale. L'autore barocco, dunque, sembra stimolare nel lettore un piacere  che non sono particolari sentimenti, ma collegamenti strani e bizzari, provocandologi un piccolo shock, un sobbalzo di stupore o di meraviglia. Da un lato questo procedimento risulterà artificioso, ma dall'altro si crea uno scarto conoscitivo con relazioni e connessioni prima mai pensate.  

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