sabato 30 luglio 2011

Ancora Vico: la sapienza poetica

Fino adesso abbiamo visto che le parole chiavi di Vico sono verità, fantasia, storia e universale fantastico.

Vorrei soffermarmi ancora un secondo.

Pur parlando in modo confuso di fantasia, Vico critica fortemente Cartesio e il suo razionalismo che escluse la storia, ma anche la stessa fantasia, i miti, le metafore. La Scienza Nuova è stata fondata da Vico partendo da quattro autori:
  1. Platone, per la sua metafisica che contempla l'uomo come deve essere;
  2. Tacito, per la sua metafisica che contempla l'uomo quale è;
  3. Grozio che, attraverso gli strumenti della filologia, ha indirizzato Vico a capire quel mondo degli uomini che rimarrà estraneo a Bacone;
  4. Bacone che gli avrebbe dato l'idea della complessità e ricchezza dell'universo culturale e dell'esigenza di scoprire le leggi dell'universo.
Questa nuova scienza doveva essere storica, capace di descrivere le età attraversate dal mondo, di coglierne le caratteristiche essenziali.

La lingua nelle prime due età, quella degli dei e degli eroi, parla per immagini e metafore, è una lingua geroglifica vicina alla gestualità. La sapienza poetica che questa lingua esprime proviene dal legame sensibile e originario tra la fantasia degli uomini e le qualità della natura. L'espressività del gesto, il suo mistero forniscono una forte forza mitica alla creatività. Sensi e passioni sono le basi del linguaggio mitico, che li traduce in metafore e simboli, ovvero in quelli che si sono definiti come gli universali fantastici che, solo la poesia può esprimere. 
Il soggetto qui è attivo, ha una relazione positiva e organica con la natura, è preso e catturato dall'emozione che si manifesta con animo perturbato e commosso e che si traduce in forza costruttiva ed energia poetica.

Ma le età hanno una successione con un progressivo mutamento nella conoscenza umana per cui gli uomini "dapprima sentono senza avvertire, dippoi avvertono con animo perturbato e commosso, finalmente riflettono con mente pura". Senso, fantasia e ragione sono tutte attività in divenire e non certo strutturate una volta per sempre. Ma il valore assegnato alla fantasia, alla espressività, al senso comune, al verosimile, alla sensorialità, al fare, alla creatività, alla figura del bambino distinta da quella dell'adulto sono fondamentali: "il più sublime lavoro della poesia è alle cose insensate dare senso e passione, ed è proprietà dei fanciulli di prendere cose inanimate tra le mani e trastullandosi, favellarvi come se fosse, quelle, persone vive".

Vorrei citare in ultimo una citazione che Vico fa come riferimento al periodo perfetto, storico e poetico, ma anche alla scienza perfetta:

pusilla res hic Mundus est, nisi id quod quaerit, omnis Mundus habeat
(Seneca)

Nessun commento:

Posta un commento