Scritto nel 1925, ma pubblicato nel 1928, Walter Benjamin vi mostra le ragioni gnoseologiche e conoscitive dell'arte barocca e dell'allegorismo moderno. Mi sembra che possa essere interessante ripercorrere i suoi pensieri.
PREMESSA ALLA PREMESSA GNOSEOLOGICA
Con questo gioco di parole, mi rifaccio alla premessa gnoselogica scritta da Benjamin di forte complessità, sia nei concetti, sia nel lessico (ricordarsi che il testo è in tedesco e che questa è una lingua che bisognerebbe imparare onde evitare di incappare in traduzioni fuorvianti. La traduzione a cui faccio riferimento è la seguente: editore Einaudi - La ricerca letteraria.Serie critica 11 - 1971).
Quello che si propone di fare Benjamin è scrivere un trattato che rappresenta, nella cultura occidentale con la scrittura una certa dialettica dell'arrestarsi e del ricominciare ad ogni frase, diversamente dall'oralità dell'oratore che con la voce e col gioco della fisionomia sostiene le singole frasi (p. 9). Oggetto della ricerca che si tratterà nel trattato sono le idee.
Proprio a partire dalle idee, elemento centrale, bisogna ricordare alcuni elementi fondamentali:
- i singoli fenomeni non entrano a far parte del mondo delle idee e sono sottostanti ai concetti;
- i concetti compiono una serie di separazioni in elementi e hanno un ruolo di mediatori tra fenomeni e idee: i concetti propiziano per i fenomeni la partecipazione all'essere delle idee;
- i concetti, proprio grazie a questo ruolo di mediatori, hanno un altro originario ruolo, quello della rappresentazione delle idee. Questo perchè le idee si rappresentano non attraverso se stesse, ma attraverso una coordinazione di elementi cosali nei concetti (ricordando sempre che i fenomeni non rappresentano le idee perchè non vi sono contenuti);
- le idee raggiungono i fenomeni nella rappresentazione da parte delle idee dei fenomeni stessi. L'esempio che ci propone Benjamin è calzante (p. 15): le idee intrattengono con le cose un rapporto simile a quello che c'è tra le immagini delle stelle e le stelle. Queste immagini non sono nè concetti, nè leggi delle cose, non servono alla conoscenza dei fenomeni e questi ultimi non possono fungere da criteri per il consistere e l'esistere delle idee. Queste sono costellazioni eterne, e in quanto gli elementi singoli sono concepiti come punti dentro simili costellazioni, i fenomeni sono suddivisi: gli elementi sono estrapolati dai concetti e portati alla luce negli estremi;
- l'essere delle idee non proviene da un processo di intuizione, neppure dell'intuizione intellettuale, poichè anche nella sua definizione più paradossale, quella di intellectus archetypus, essa non viene a capo della verità, un darsi che non è proprio di qualsiasi intenzione (la verità, anzi, è essere a-intenzionale formato di idee);
- l'idea è un che di linguistico (p. 17), ovvero qualcosa che nell'essenza della parola coincide col momento in cui questa è simbolo (l'idea è determinata - il darsi dell'idea è propria solo dell'essere del nome). Benjamin parla di un parlare adamitico (p. 18), un parlare lontano dall'arbitrio, in una zona paradisiaca in cui non è ancora costretto a lottare col significato informativo delle parole;
- collegandoci con il post precedente dedicato a Leibniz, l'idea è monade ovvero ogni idea contiene l'immagine del mondo
PRIMA CONCLUSIONE => IL DRAMMA BAROCCO, STUDIATO IN UN TRATTATO DI FILOSOFIA DELL'ARTE, E' UN'IDEA
Cosa significa questa prima conclusione? Lo spiega Benjamin nelle pp. 22 - 23. Ritiene che le etichette di "Umanesimo", "Rinascimento" non sono concetti, ma idee ovvero l'estremo della sintesi. Queste etichette pur conferendo vari aspetti, molte origini, false apparenze di una reale unità, pur facendo di tutta la metodica riduzonista un fascio, cioè pur non dominando concettualmente la materia, riescono a contenere gli stessi principi formativi, in un dato momento storico.
Ancora continua Benjamin, p. 26:
Non avanzano affatto la pretesa di comprendere sotto di sè un certo numero di opere sulla base di una qualunque comunanza. Perchè anche se la pura tragedia, il puro dramma comico, che così potrebbero essere denominati in relazione con esse, non esistessero, queste idee continuerebbero ad avere consistenza
(Benjamin cita, p. 27, Croce affermando che anche lo storico italiano concorda con lui affermando che più che parlare di classificazione, bisognerebbe invece intendere questo sistema di nomi come un qualcosa che prettamente inerente la storia)
IL TITOLO: IL DRAMMA BAROCCO TEDESCO
Vorrei ora prendere in considerazione la differenza tra origine e genesi. L'origine, categoria storica, è completamente diversa dalla genesi perchè non s'intende un divenire già nato, ma un divenire e un trapassare di ciò che nasce. L'origine sta nel fiume del divenire.
Mentre allo storico letterario può interessare la genesi, per cui ogni prodotto artistico si collega e si distingue da quello che lo precede e lo segue, il filosofo dell'arte procederà deduttivamente dall'idea mostrando come essa si incarni esemplarmente nei fenomeni più lontani e disparati. Al filosofo non interessano i giudizi di valore e di distinzione tra maggiori e minori, ma va in cerca di ciò che è autentico, e le sue scoperte mettono in luce questo "singolare e stravagante" autentico.
Il dramma è l'idea da studiare. Questo lo abbiamo già affermato prima, ma è bene ricordare la differenza tra dramma, da intendersi come rappresentazione luttuosa, e tragedia. Il dramma a differenza di questa ha per oggetto la storia, non il mito, anche se la storia è per essa da intendersi come destino, allegoria della precarietà di ogni sforzo mondano, quindi negazione della storia come conquistatrice immanente.
IL DRAMMA BAROCCO TEDESCO
Vediamo ora per punti i passaggi essenziali:
- il dramma barocco è un'idea propria del suo tempo e deriva da uno sforzo violento della forma. Ad esempio la forma linguistica è la più inusitata, la più isolata, ma anche la più recebile come testimonianza di colui che l'ha plasmata e di colui che la coglie;
- il dramma barocco tedesco appare un'immagine sfigurata dell'antica tragedia: quello che nella tragedia era urtante e barbarico a un gusto raffinato, nel dramma viene ripreso senza alcuna difficoltà. Potrebbe essere inteso anche come un goffo rinascimento della tragedia;
- il dramma barocco ha come mezzo la necessità dell'apprezzamento: ci sono equivoci che provengono da un concetto esteticamente rilevante di necessità, ovvero la necessità di esserci;
- il dramma barocco tedesco e l'Espressioni moderno (attuale per Benjamin) hanno molti punti in comune. Il sentimento artistico è molto simile, intenta alla ricerca di un suo stile. Le questioni esistenziali dell'epoca sono molto simili a quelle del periodo dell'Espressionismo: interiormente vuoti e nel più profondo sconvolti, esteriormente assorbiti da problemi tecnici e formali (p. 39). Si tratta di epoche contrassegnate sia da un vero e proprio esercizio dell'arte, sia da un volere artistico (tipico per Benjamin delle epoche decadenti);
- un uso elaborato del linguaggio, uno stile atto a farlo apparire all'altezza del tumulto degli eventi del mondo. Vi troviamo nel dramma barocco l'uso di blocchi di aggettivi che non conoscono un uso avverbiale col soggetto (grande stanza, grande epoca - grossstanz, grossgedicht), l'uso di neologismi per la ricerca di un nuovo pathos ovvero per impradonirsi in modo personale della forza più intima dell'immagine. In altre parole una precisa e sfumata metaforicità del linguaggio (p. 40). L'espressione formalmente elaborata, i vocaboli contenenti similitudini sono elementi di un puro esercizio artistico.
L'IMPORTANZA DELL'ALLEGORIA
L'allegoria rappresenta l'unità dell'opera come oggetto, metodo e contenuto.
=> OGGETTO: il dramma barocco è esso stesso un esempio di arte allegorica, da cui Benjamin poi partirà per definire la stessa;
=> METODO: la tecnica filosofica di Benjamin è essa stessa allegorica
=> CONTENUTO: l'opera stessa è un'allegoria, allegoria dell'arte moderna sotto la maschera e le apparenze del dramma barocco.
Definire l'allegoria come l'essenza del dramma significa entrare in forte contrapposizione con i valori espressi dal classicismo tedesco e la gerachia da esso instaurata. La forma allegorica è quella che meglio rappresenta l'incomprensione di un'epoca che aveva perso ogni rapporto con essa. Questa allegoria (emblematica, sinolo di parola e segno), per cui ogni persona, ogni cosa, ogni rapporto può significare qualcosa d'altro, non porta con sè la tendenza a ricevere l'universale, come fa il simbolo, ma esprime un verdetto di annientamento su un mondo profano. Questo annientamento, per Benjamin, diventa elemente motivante di un significato ad esso incommensurabile: il profano, il finito riassume importanza come cifra trascendente. Così vale anche per gli uomini: coloro che muoiono (verdetto di annientamento) in modo tale da rientrare nella patria allegorica.
Al classicismo era preclusa, in questo modo, avvertire l'illibertà, l'incompiutezza e la precarietà della physis sensibile: al contrario, il dramma barocco presenta tutto ciò sotto la sua folle pompa. Non è più un'espressione catarchica e compiuta dei lamenti dell'uomo, ma evoca dal morto mondo una certa utopia che rapportata all'epoca attuale di Benjamin è da rintracciarsi nel marxismo.
Insomma, il classicismo proponeva false promesse attraverso simboli, mentre il dramma barocco, attraverso l'allegoria, sa perfettamente che noi e la civiltà siamo mortali.
Quando prevale una nozione laica del tempo e con essa il sentimento della caducità e della insignificanza di ogni cosa, che permetterebbe di cogliere un qualcosa di universale, allora non è più possibile il simbolo e si afferma l'allegoria. Anche l'arte si trasforma: non esprime più un'armonia universale e dell'universale, ma la frustazione e l'impotenza di chi vive nella prigione dei particolari. Nulla è catarchico nelle forme allegoriche, anzi tutto è problematico.
Non c'è redenzione simbolica, ma facies ippocratica della storia, la totale precarietà e insignificanza di un paesaggio originario, la storia si configura con il volto di un teschio (pp. 185 - 186). Non c'è libertà simbolica, armonia della forma, umanità, ma la natura è sempre in balia della morte ed è sempre allegorica. Questo vale anche per la storia: il Barocco non solo si oppone al senso di armonia e di totalità dell'arte classica e rinascimentale, ma mette in discussione la concezione stessa dell'arte come espressione di certezze, della bellezza e della verità. L'arte diventa problematica. L'arte è un dettaglio.
Concludo citando una frase dall'introduzione (p. 11):
Così anche la verità: essa è bella non tanto in sè quanto per colui che la persegue
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