mercoledì 26 settembre 2012

Conclusioni: il Medioevo e il ricombinarsi mimeticamente e analogicamente con il divino


Entrando, successivamente, nel periodo medioevale la questione della pratica mimetica è innanzitutto da intendersi come ricombinazione di elementi cultura classica (spesso incorporati) con quelli medievali (e, dunque, anche cristiani). Come succede nell’ambito artistico procedendo con sculture-amalgame (la croce di Lotario), così accade a livello sociale e politico: anche a livello di rappresentazione e distribuzione dei modelli di riferimento, le rappresentazioni del potere politico devono veicolare l’idea che il re, essendo il vicario dell’onnipotenza divina, debba essere presentato mimeticamente simile al divino. La sovranità, nel Medioevo, viene pertanto rappresentata dando un corpo al divino attraverso il Sovrano.  

Non si dimentichi, inoltre, che uno dei testi che ha avuto un’amplissima diffusione è proprio il De Imitatione Christi in cui il modello di riferimento da seguire è il canone della vita spirituale e monastica che, rispetto ad altri modelli, maggiormente si avvicina all’imitazione del divino. Coltivare una vita interiore che porti l’uomo alla vera bellezza, abbandonare qualsiasi forma di conoscenza scientifica e umanistica per abbracciare l’unica vera conoscenza, ovvero, Dio: queste sono le due regole principali per unirsi misticamente con il divino. 

Rimanendo sempre all’interno di questo periodo storico, ma affrontando la questione in termini molto più complessi con Tommaso d’Aquino, la questione della pratica mimetica viene interpretata secondo il principio di analogicità. Si tratta di un principio che elabora il rapporto tra uomo e Dio: solo l’uomo è a somiglianza e a immagine di Dio, non perfetta, ma imperfetta. Solo con l’uomo, dotato d’intelligenza, si attua il grado supremo di partecipazione e vi è una somiglianza specifica; solo l’uomo è vera immagine di Dio e non soltanto come vestigio come lo sono gli altri esseri. Solo l’uomo può conoscere il bello attraverso modelli di proporzione, interezza e chiarezza che riconducono alla manifestazione mimetica di Dio. Si precisa che quando si parla di relazione mimetica, s’intende una relazione di partecipazione: l’uomo è simile a Dio (e non viceversa) e in questa somiglianza all’uomo è consentito produrre e assumere la condizione di artifex

Per chi volesse ritornare su alcuni dei concetti qui sopra esposti, propongo i seguenti miei post:

Nessun commento:

Posta un commento