venerdì 7 settembre 2012

Concludendo: il doppio effetto della trasparenza

Quando si era parlato di Romanticismo e Idealismo (Concludendo: il grado zero della pratica emulativa), si era giunti alla conclusione che tale corrente filosofica-culturale che la pratica mimetica non è concepile se non attraverso la realizzazione artistica della capacità creativa dell'uomo.
Senza la soggettività dell'artista, da intendersi come quel momento dello Spirito in cui ricostruisce quella sua aura sacrale e originaria, l'arte sarebbe puro esercizio stilistico e non un bisogno di rinnovamento.

Quando si parla di naturalismo, invece, cosa succede?

Il doppio effetto della trasparenza

Come si è detto fin dai primi post su questa corrente culturale, il Naturalismo si propone come un procedimento scientifico di analisi del reale. Non c’è alcun ideale, se non nel reale stesso: la materia, il reale, di per sé è già un serbatoio infinito di persone, ambientazioni e sentimenti da ri-presentare. La materia reale, afferma De Sanctis, è “calda” già da sé e non necessita né di immaginazione, né dell’intervento personale dell’autore [De Sanctis, “Zola e l’ ‘Assomoir’” in Saggi critici (a cura di Russo L.), vol. 3 (1965): 326-333, Roma-Bari, Laterza, pp. 327-332].

Sono talmente tanto reali, che potrebbero parlare da soli: all’autore non basta che ri-presentarli così come si presentano. 
Questa affermazione nasce da una considerazione di Auerbach. In Mimesis. Il realismo nella letteratura occidentale (Vol. 1, Torino, Einaudi, 1983), Auerbach fa riferimento al momento in cui Emma, seduta a tavola davanti a Charles, sente “tutta l’amarezza dell’esistenza […] scodellata davanti, sul piatto”. A partire da questo brano, il modo di descrivere la realtà di Flaubert, secondo Auerbach, è tale per cui che ormai tutto il “descrivibile del mondo di Emma” è subordinato alla sua disperazione. “Così dunque la situazione non è data semplicemente come quadro, bensì si dà dapprima Emma, e da lei la situazione […] da lei emana la luce che illumina il quadro, ma ella è anche una parte del quadro, vi è dentro” [Auerbach, 1983], pp. 510-511.

A questa componente fortemente scientifica che rende il reale quasi trasparente, però, se ne contrappone un’altra. La questione è che la trasparenza diventa specchio: il realismo rispecchia sia la visione personale dell’autore e il suo rapporto con la società, sia la personalità di questa realtà sociale. Il grande personaggio della “commedia umana” è proprio la società che ora deve fare i conti con sé stessa. In un certo modo, quell’Io che si era costruito come istanza individuale e soggettiva a partire dal Romanticismo ora trova il suo Alter-Ego nella sua immagine speculare.

In sintesi, il Naturalismo si mostra come “anti-romantico” e si attualizza con un’operazione di narrativa mimetica ([Gebauer – Wulf, 1995], p. 240), ma attraverso la sua trasparenza:

the hero of a novel arranges his relationship with Others can correspond to the way in which the author sees his or her own relationship to Others ([Gebauer – Wulf, 1995], p. 245.

Il mimetismo letterario può essere, dunque, considerato come una prospettiva ([Gebauer – Wulf, 1995], p. 245), ovvero come un punto di vista adottato per vedere l’Altro, ma anche un punto di vista per vedere se stessi. Non è più solo l’Io a emergere, ma anche il suo rispecchiamento più o meno trasparente, ovvero l’Altro.



. 

Nessun commento:

Posta un commento