Per Nietzsche, l’idea
dell’eterno ritorno permette all’uomo di concepire la sua vita come unica e per
tale motivo deve essere vissuta pienamente, in ogni attimo.
E’ in questo modo che l’uomo prende piena
coscienza della sua volontà di potenza, da intendersi come forza che si oppone
al regolare e all’immobile. Contro la regolarità delle successioni
scientifiche, l’uomo deve cogliere e accettare questa sua forza come un
qualcosa di soggettivo e interiore. Solo accettandola, l’essere ri-crea
l’essere e la vita può non essere ripetitiva e diventare un’opera d’arte.
Il ritorno può, infine,
presentarsi come una forma di decodificazione del passato attraverso
l’opportunità di immedesimarsi con alcuni oggetti e ricordi. Walter Benjamin a
questo proposito considera la possibilità del ritorno come un qualcosa che
consente di creare associazioni e corrispondenze apparentemente prive di senso.
In realtà, il ricongiungersi con talune memorie è tutt’altro che privo di
senso: si ricorda e si re-interpreta alla luce del presente.
Nell’immedesimazione mimetica, ancora una volta, l’essere umano si trova in
rapporto con un qualcosa che è altro da sé. Approssimandosi così tanto
con l’ambiente in modo mimetico (mimicry), l’essere umano coglie, dunque, non
solo quelle magiche corrispondenze, ma soprattutto coglie quelle interazioni
che si interfacciano sempre tra l’Io e l’Altro e che permettono all’Io di
familiarizzare con questo.
Cambia, inoltre, anche il modo di
percepire l’arte: con il fotografico e la riproduzione perfetta e seriale,
quello che una volta era lontano, ora diventa non solo molto vicino ma anche altro.
Se con il pittorico, oggetti naturali erano come apparizioni di lontananza,
difficilmente raggiungibili e unici, quelli prodotti mediante riproduzione
tecnica sono fatti appositamente per essere vicini alle masse.
Con la ripetizione, insomma, il
rapporto modello-copia cambia drasticamente: non è più possibile risalire al
modello originario nonostante si possano intravedere all’interno di ciascun
testo le sue tracce. I testi sono, infatti, linkati l’uno con l’altro
attraverso una solida catena referenziale fatta di corrispondenze. Esiste
continuità tra presente e passato al punto che non è possibile tracciare una
precisa linea di demarcazione. Allo stesso modo non c’è linea di confine tra
l’Io e l’Altro. Quello che è certo è che esiste un substrato, un fond sans
fond in cui le differenze riemergono come istanti privilegiati,
come momenti di trasgressione. E’ all’interno di questo contesto che si riesce
a comprendere come necessariamente l’Io non possa a fare a meno della sua
alterità, a volte somigliante, altre, invece, differente.
Per chi interessati, rimando ai seguenti link:
Per chi interessati, rimando ai seguenti link:
- Nietzsche e il tema del ritorno (Premesse: il tema del ritorno. ParteIII e Premesse: il tema del ritorno. ParteIV), ma anche Vico (Premesse: il tema del ritorno. ParteII);
- Benjamin e le corrispondenze non sensate (Walter Benjamin: similarità ecorrispondenze non sensate (parte I) e Walter Benjamin: similarità ecorrispondenze non sensate (parte II)), il mimetismo antropologico (Walter Benjamin: la memoria e ilmimetismo antropologico e Walter Benjamin: rivivere momenti di umana esperienzaperduta nell'alterità) e la riproducibilità tecnica (Walter Benjamin: la riproducibilitàtecnica);
- Derrida e la relazione tra testi (Derrida: le relazioni tra testi (parteI) e (parte II)) e il concetto di scrittura come pharmakon (Derrida: la scrittura comepharmakon (parte I) e (parte II));
- Deleuze e il concetto di ripetizione (Deleuze e la ripetizione, antropologicamente(parte I) e (parte II);
- Foucault e l'archeologia del sapere (Foucault: l'archeologia del sapere).
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