lunedì 1 ottobre 2012

Conclusioni: tra Ottocento e Novecento, ovvero tra ripetizione re-interpretazioni

Infine, con le filosofie della ripetizione la questione dell’alterità è centrale.


Per Nietzsche, l’idea dell’eterno ritorno permette all’uomo di concepire la sua vita come unica e per tale motivo deve essere vissuta pienamente, in ogni attimo.
E’ in questo modo che l’uomo prende piena coscienza della sua volontà di potenza, da intendersi come forza che si oppone al regolare e all’immobile. Contro la regolarità delle successioni scientifiche, l’uomo deve cogliere e accettare questa sua forza come un qualcosa di soggettivo e interiore. Solo accettandola, l’essere ri-crea l’essere e la vita può non essere ripetitiva e diventare un’opera d’arte. 

Il ritorno può, infine, presentarsi come una forma di decodificazione del passato attraverso l’opportunità di immedesimarsi con alcuni oggetti e ricordi. Walter Benjamin a questo proposito considera la possibilità del ritorno come un qualcosa che consente di creare associazioni e corrispondenze apparentemente prive di senso. In realtà, il ricongiungersi con talune memorie è tutt’altro che privo di senso: si ricorda e si re-interpreta alla luce del presente. Nell’immedesimazione mimetica, ancora una volta, l’essere umano si trova in rapporto con un qualcosa che è altro da sé. Approssimandosi così tanto con l’ambiente in modo mimetico (mimicry), l’essere umano coglie, dunque, non solo quelle magiche corrispondenze, ma soprattutto coglie quelle interazioni che si interfacciano sempre tra l’Io e l’Altro e che permettono all’Io di familiarizzare con questo. 

Cambia, inoltre, anche il modo di percepire l’arte: con il fotografico e la riproduzione perfetta e seriale, quello che una volta era lontano, ora diventa non solo molto vicino ma anche altro. Se con il pittorico, oggetti naturali erano come apparizioni di lontananza, difficilmente raggiungibili e unici, quelli prodotti mediante riproduzione tecnica sono fatti appositamente per essere vicini alle masse. 

Con la ripetizione, insomma, il rapporto modello-copia cambia drasticamente: non è più possibile risalire al modello originario nonostante si possano intravedere all’interno di ciascun testo le sue tracce. I testi sono, infatti, linkati l’uno con l’altro attraverso una solida catena referenziale fatta di corrispondenze. Esiste continuità tra presente e passato al punto che non è possibile tracciare una precisa linea di demarcazione. Allo stesso modo non c’è linea di confine tra l’Io e l’Altro. Quello che è certo è che esiste un substrato, un fond sans fond in cui le differenze riemergono come istanti privilegiati, come momenti di trasgressione. E’ all’interno di questo contesto che si riesce a comprendere come necessariamente l’Io non possa a fare a meno della sua alterità, a volte somigliante, altre, invece, differente.

Per chi interessati, rimando ai seguenti link:

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