lunedì 8 agosto 2011

Vico e la Storia: protagonista è l'uomo

(testo di riferimento: La Scienza Nuova e Opere scelte di Giambattista Vico a cura di Nicola Abbagnano, UTET, Torino, 1951)
Il testo di Vico non è semplice, come anche la sua teoria. Rientra sia in questioni filosofiche, sia in questioni storiche, ma anche sociologiche: questo potrebbe produrre una "generalità confusionaria". La difficoltà di leggere Vico è espressa anche da Abbagnano (p. 11):

Alla chiarezza, propria di un linguaggio che pretende esprimere l'universalità della ragione e che perciò rende generici e impersonali tutti i suoi termini, si contrappone la precisione del linguaggio vichiano che pretende esprimere la realtà della condizione umana e perciò mette in risalto la singolarità di ogni termine. La passionalità che si riflette nel linguaggio di Vico non è un residuo psicologico che la riflessione del filosofo e lo stile dello scrittore non arrivano a vincere; è un elemento fondamentale dell'uomo, cui Vico intende deliberatamente mantenersi fedele, come nel pensiero così nello stile.

Credete a me ... è un testo non di semplice e veloce lettura. 

Per mettere un poco di ordine, Abbagnano cita l'interpretazione crociana e la sua distinzione di ordini di ricerche: ordine filosofico, storico ed empirico da cui rispettivamente si ricavano la filosofia dello spirito, la storia (o gruppo di storie) e la scienza sociale. 
  • filosofia dello spirito: la fantasia, l'universale fantastico, l'intelletto, l'universale logico, il mito, la religione, il diritto, il certo, il vero, la provvidenza;
  • storia: la storia universale delle razze primitive, la caratteristica della società eroica in Grecia e in Roma, la storia delle lotte sociali in Roma e della società medievale;
  • scienza sociale: il tentativo di stabilire un corso uniforme delle nazioni, i tipi di istituzioni e delle manifestazioni dei vari popoli.
Secondo Croce, e dunque, secondo anche Abbagnano, Vico avrebbe erroneamente confuso questi tre ordini di ricerche e queste discipline: eccone l'oscurità e l'ibridismo. Croce ha ripreso la dottrina di Vico soprattutto intendendola come filosofia dello spirito pertanto secondo Abbagnano la storia ideale eterna viene intesa come il ritmo delle forme universali dello spirito (e non la successione delle epoche della storia), i ricorsi come l'andamento circolare della vita spirituale che ritorna incessantemente sui suoi momenti, la provvidenza come la razionalità immanente nella storia, ecc. 

Ma procediamo con ordine e vediamo i concetti fondamentali:
  1. il rapporto tra vero e certo. Il vero è nel certo ovvero la verità viene razionalmente dimostrata con i fatti filologicamente accertati: è per questo che si fa ricorso non solo alla storia, ma anche al mito, alla poesia e alla lingua;
  2. la storia ideale eterna. Questa non è un ordine puramente ideale che non regge il corso della storia e non è la storia stessa, bensì il significato totale della storia, al quale essa tende continuamente, ma che non arriva mai compiutamente a realizzarla. Questa è la sostanza che sorregge la storia temporale dell'uomo, la norma che ne garantisce l'ordine. E' tutto ciò che la storia umana deve essere, nel suo valore compiuto, ma che non è mai realmente per la molteplicità, l'incertezza e il relativo disordine dei suoi eventi. E' quindi il canone per giudicare la storia umana, non questa storia stessa: un canone che però non le è estraneo, perchè costituisce il suo vero significato,
  3. la libertà dell'uomo. Il fatto che ci sia un canone che costituisca un vincolo e un riferimento di senso alla storia reale, non esclude il grado di incertezza della vita umana. Questa storia ideale non interviene miracolosamente a correggere gli errori degli uomini o a sopperire alle loro cattiverie o stupidaggini con un aiuto "dall'alto". Il solo protagonista del mondo della storia è l'uomo.Gli uomini hanno essi fatto questo mondo di nazioni: tale è il primo principio della scienza nuova. La trascendenza della storia ideale eterna significa solo che il significato della storia è continuamente al di là degli eventi particolari, di cui gli uomini sono autori. E' la trascendenza di una norma, cui il corso degli eventi non si adegua mai perfettamente, di una sostanzialità di valore che sorregge gli eventi nel loro corso ordinato, ma non si identifica con essi.
  4. il ricorso storico. Vico considera la condizione dell'Europa cristiana del suo tempo come apice della perfezione. Ci sarà dopo una ricaduta? Ora, secondo Vico, la ricaduta ci potrebbe essere se compaiono la corruzione e la debolezza degli uomini: anche in questo caso, non si tratta di una necessità immanente della storia, ma di un ordine che l'umanità deve salvaguardare. L'ordine o il canone di per sè non si trova mai realizzato pienamente nella storia umana, perchè deve essere realizzata dall'uomo. E l'idea del progresso? Il progresso implica arricchimento continuo della storia umana in virtù di una legge necessaria, implica che non ci sia alcun errore nella storia umana, nè male, nè decadenza, implica che la storia sia giustificatrice e non giustiziera. Ma questo non vale per Vico e, dunque, il concetto di progresso non esiste nella storia umana proprio perchè è umana. La storia è il campo di una lotta seria, nella quale l'uomo può fare affidamento sul proprio impegno morale; 
  5. ordine provvidenziale ed era primitiva. L'ordine provvidenziale è presente anche nelle prime epoche, in quelle più rozze che cerca di intendere e penetrare l'ordine attraverso la sapienza poetica. Non c'è una visione idilliaca dell'umanità primitiva come età dell'oro della ragione e dei selvaggi come esseri semplici, gentili e privi di vizi. Anzi, esistevano violenza, impulsi bestiali, uomini feroci ma erano pur sempre uomini: l'esistenza loro è pur sempre in qualche rapporto con l'ordine trascendente e questo rapporto è la fantasia. "La sapienza poetica, che fu la prima sapienza della gentilità, dovette cominciare da una metafisica, non ragionata ed astratta..." insomma la poesia esprimeva la natura del primitivo mondo umano;
  6. la poesia come sapienza. Per sapienza poetica si intende la riduzione di tutto il mondo umano, e del rapporto col trascendente che nè la base. Quando alla sapienza poetica, che è propria delle due prime età degli dei e degli uomini, subentra la sapienza riflessiva, la filosofia sostituisce la poesia come via di intendere il rapporto col mondo e con Dio.
  7. imitazione e poesia (p. 265). L'imitazione è insita nell'uomo dal momento che ad esempio tutte le arti si ritrovano nei secoli poichè le arti non sono altro che imitazioni della natura e poesie in un certo modo reali. Inoltre, p. 552, se la storia è una semplice enunciazione dei fatti, e dunque, del vero, la poesia è un'imitazione di più;
  8. il corso delle nazioni e le tre nature (p. 581). Vico rintraccia tre nature: la prima è fatta di fantasia, è poetica e creatrice, divina; la seconda fu di natura eroica, creduta da essi eroi di divina origine in cui tutti si credevano figli di Giove; la terza fu di natura umana, intelligente, modesta, benigna e ragionevole, la quale riconosce per leggi la coscienza, la ragione e il dovere. A queste tre nature corrisponderanno poi anche ulteriori trittici tra cui i sensi dell'uomo: l'ammirazione, la venerazione e il desiderio .

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