giovedì 4 agosto 2011

Il sentimento, il libero gioco e il sublime: un'estetica non sistemica!

Vorrei soffermarmi ancora brevemente su alcuni concetti di Kant per riassumerli.

L'estetica kantiano è tutt'altro che sistemica. Forse il suo tema nodale va identificato nel sentimento. Esiste una connessione tra sentimento e giudizio che non si riferisce tanto alla oggettività della natura o dell'arte, ma al soggetto che prova in quel momento una certa finalità (nel caso del giudizio teleologico) o una certa bellezza (nel caso del giudizio estetico). 

Questa connessione non è di tipo teoretico o conoscitivo, ma un libero gioco tra l'immaginazione e l'intelletto che origina il giudizio di gusto, cui è correlato il sentimento di piacere del soggetto. Tale giudizio, grazie a questa giocosità, pur rimanendo soggettivo si presenta come universale e necessario. 

Un altro elemento che rende l'estetica di Kant tutt'altro che sistemica è l'elemento del sublime. Da un lato è infatti questo è il sentimento di dispiacere per l'incapacità della nostra immaginazione sensibile a contenere la grandezza di uno spettacolo naturale; dall'altro, però, è sentimento di piacere perchè la contemplazione estetica della grandezza genera in noi il sentimento della destinazione sovrasensibile delle nostre limitate facoltà soggettive. In altre parole, il sublime porterebbe il fenomeno sul piano della ragione, arricchendolo di sfumature etiche.


IL RAPPORTO NATURA E LIBERTA'
Prendendo in considerazione il concetto di genio (si veda il post successivo), questo permette alla natura di dare una certa regola all'arte. Un oggetto sarà bello quando hanno l'apparenza della natura e ne rappresentano un prolungamento naturale. Potremmo dire che questo significa che la natura, mostra, esemplarmente, di da a se stessa la sua legge e di poggiare su un fondamento che è la stessa libertà.

Prendendo in considerazione, invece, il concetto di sublime, natura e libertà non appaiono subito in accordo: la natura spesso può inizialmente provocare dispiacere, schiacciando la libertà dell'uomo. Ma dall'altra parte, vi troviamo il piacere che nasce dalla consapevolezza che anche la realtà più grande è compresa dall'idea di infinito che da lui è posseduta. Dispiacere e piacere si incontrano su un altro piano e l'umiliazione del soggetto diventa esaltazione della sua superiorità e autonomia. 

E' come se la natura si schiudesse alla libertà e si manifesta come l'opera di uno spirito liberamente creatore: c'è un polarismo tra natura e libertà che trova la sua massima convergenza nel concetto di genio e la sua massima divergenza in quello di sublime.


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