mercoledì 3 agosto 2011

La grandezza umana e il suo genio

Vorrei passare a trattare altri argomenti kantiani sempre connessi al bello, ovvero il sublime, il talento e il genio.

IL SUBLIME
Per sublime si intende un certo valore estetico che, in qualsiasi forma esso sia, è il risultato di una percezione non facilmente misurabile. Kant suddivide due tipologie di sublime:
  • il sublime matematico (§ 26), ovvero, il sublime connesso a un valore estetico percepito come un qualcosa di smisuratamente grande. Ne sono esempi alcuni paesaggi come il sistema planetario, la via lattea, ecc. Nel pensare a queste cose, nasce in noi un sentimento ambivalente per cui proviamo da un lato dispiacere perché non possiamo concepire totalmente questa grandezza e dall’altro piacere perché la nostra ragione è portata a elevarsi all’idea di infinito. Il dispiacere, connesso alla nostra immaginazione, si converte in un piacere della nostra ragione dal momento che entità smisurate, ma pur sempre finite, hanno la capacità di risvegliare in noi una certa idea di infinito che va al di là di ogni immaginazione sensibile;
  • il sublime dinamico (§ 28), ovvero il sublime connesso a un valore estetico percepito come un qualcosa strapotente e naturale. Ne sono esempi le nuvole di un temporale, gli uragani e le devastazioni. Nel pensare a queste cose, nasce in noi un sentimento di piccolezza nei confronti della natura e poi, quasi pascalianamente, un sentimento della nostra grandezza ideale, dovuta alla dignità di esseri umani pensanti: l'angoscia diventa entusiasmo.
C'è una dialettica tra piacere-dispiacere tale per cui a partire dall'immaginazione che ci fa credere molto piccoli, arriviamo alla ragione che ci fa sentire più grandi del grande stesso, ci rende consapevoli della sublimità del nostro essere. 
Bello e sublime sono due cose differenti: il sublime si nutre della contrasto tra immaginazione sensibile e ragione, provocando fremito e commozione. Tutte e due, però, sono accomunati dal presupporre, come loro condizione, il soggetto o la mente, che si configura come il trascendentale dell'esperienza estetica, cioè come la sua possibilità e il suo fondamento.

IL BELLO ARTISTICO E IL GENIO
Il bello che abbiamo fino a ora preso in considerazione era prevalentemente il bello naturale. Vorrei ora passare al bello artistico. C'è una corrispondenza tra queste due forme di bellezza? Per Kant sì: la natura è bella quando ha l'apparenza dell'arte e l'arte è bella quando ha l'apparenza o la spontaneità della natura.

Questa spontaneità proviene dal genio (§ 46):

Il genio è talento (dono naturale) che dà la regola all'arte. Poichè il talento, come facoltà produttiva innata dell'artista, appartiene esso stesso alla natura, ci si potrebbe esprime anche così: il genio è la disposizione innata dell'animo (ingenium), mediante la quale la natura dà la regola all'arte 
[...] 
Il genio è il talento di produrre ciò di cui non si può dare nessuna precisa regola, non abilità e attitudine a ciò che si può imparare dalle regole; di conseguenza, l'originalità dev'essere la sua prima caratteristica; 
[...] 
i prodotti del genio devono essere anche modeli, cioè esemplari; quindi, senza essere essi stessi frutto di imitazione, devono servire a tal scopo per gli altri, cioè come misura o regola del giudizio; 
[...] 
il genio non sa descrivere o mostrare in modo scientifico come esso realizzi i propri prodotti, ma dà la regola in quanto natura; per cui l'auotre di un prodotto di genio non sa egli stesso come gli vengano in mente le idee per realizzarle, nè è in suo potere trovare a proprio piacere o secondo un piano 
[...] 
la natura non dà mediante il genio della regola alla scienza ma all'arte, ed anche questo solo in quanto questa deve essere arte bella.

Il genio è una disposizione innata dell'animo per mezzo della quale la natura dà la regola dell'arte: è inimitabile ed esiste solo nel campo delle arti belle. In altri termini, per Kant, nella scienza ci sono degli ingegni, ma non nei geni, presenti nelle arti. 

LO SCOPO DELLA NATURA: IL GIUDIZIO TELEOLOGICO
Il giudizio teleologico entra a far parte della Critica del Giudizio quando, dopo aver appreso la finalità del reale attraverso il giudizio estetico, è possibile pensarlo tramite il giudizio teleologico in virtù del concetto di fine. La nostra mente ha una certa tendenza a pensare finalisticamente, cioè a scorgere nella natura l'esistenza di cause finali. Rimane comunque valido il fatto che questo tipo di giudizio è privo di valore teoretico o dimostrativo poichè la finalità non è verificabile, ma solo un nostro modo di vedere il reale. 

In sintesi, Kant ha per me dimostrato come la ragione abbia uno strapotere nel mondo della scienza e del fenomeno, ma soprattutto che si può andare oltre la scienza e il fenomeno, entrando nel campo del noumeno in cui il sentimento ci rende ancora più umani e forse ancora più grandi.

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