Prima di iniziare ci sono una serie di premesse da fare:
- se l'Illuminismo aveva portato al tribunale della ragione l'intero mondo dell'uomo, Kant si propone di portare dinanzi al tribunale della ragione la ragione stessa, per chiarirne in modo esauriente strutture e possibilità;
- per Kant i limiti della ragione tendono a coincidere con i limiti dell'uomo: di conseguenza, volerli varcare in nome di presunte capacità superiori alla ragione significa soltanto avventurarsi in sogni arbitrari o fantastici;
- Noi tanto conosciamo a priori delle cose quanto noi stessi poniamo in esse (Critica della Ragion Pura): questa è la rivoluzione copernicana di Kant. Come Copernico per spiegare i moti celesti, aveva ribaltato i rapporti tra lo spettatore e le stelle, e quindi fra terra e sole, così Kant, per spiegare la scienza, ribalta i rapporti fra soggetto e oggetto, affermando che non è la mente che si modella passivamente sulla realtà - così fosse non vi sarebbero conoscenze universali e necessarie - ma la realtà che si modella sulle forme a priori attraverso cui la percepiamo;
- la nuova ipotesi gnoseologica comporta, inoltre, la distinzione kantiana tra fenomeno e noumeno - cosa in sè. Il fenomeno è la realtà quale ci appare tramite le forme a priori che sono proprie della nostra natura conoscitiva. Il fenomeno non è un'apparenza illusoria, poichè è un oggetto, e un oggetto reale, ma reale soltanto nel rapporto con il soggetto conoscente. La cosa in sè è la realtà considerata indipendentemente da noi e dalle forme a priori mediante cui la conosciamo. Come tale, la cosa in sè costituisce una "x" (la nostra incognita) che rappresenta tuttavia il necessario correlato all'oggetto per noi o fenomeno (siamo poi noi a risolvere l'equazione e a trovare il risultato della x);
- solo un breve accenno a una delle teorie più complesse, ma più affascinanti sulla conoscenza, lo schematismo trascendentale. Con questa teoria è come se Kant avesse voluto mettere in luce come la nostra mente non si limiti a ricevere la realtà attraverso il tempo, ma riceva il tempo stesso secondo determinate dimensioni ce sono il corrispondente, in chiave temporale, della categorie. E' l'intelletto umano a modificare la realtà fenomenica tramite le categore: in altre parole, con lo schematismo trascendentale si applicano le categorie alla realtà fenomenica utilizzando un elemento di mediazione tra sensi e intelletto o, ancora, si applicano dei concetti dell'intelletto sulle intuizioni. Insomma, non potendo l'intelletto agire direttamente sugli oggetti della sensibilità, agisce indirettamente su essi tramite il tempo, che è il medium universale attraverso cui tutti gli oggetti sono percepiti: se il tempo condiziona gli oggetti, l'intelletto, condizionando il tempo, condizionerà anche gli oggetti. Questo condizionamento avviene perchè l'intelletto ha la facoltà di immaginazione produttiva: determina la rete del tempo secondo degli schemi che corrispondono ognuno a una delle categorie;
- la realtà obbedirebbe oltre alle forme delle nostre intuizioni anche ai nostri pensieri? La risposta di Kant è che poichè tutti i pensieri presuppongono l'io penso e poichè l'io penso pensa tramite le categorie, ne segue che tutti gli oggetti pensati presuppongono le categorie. Il che equivale a dire che la natura fenomenica obbedisce necessariamente alla forme a priori del nostro intelletto. L'io penso si configura come il principio supremo della conoscenza umana, come ciò a cui deve sottostare ogni realtà per poter entrare nel campo dell'esperienza e per divenire oggetto-per-noi. Dell'io penso noi abbiamo non conoscenza, ma coscienza: centro mentale unificatore, possibilità di esperire, autocoscienza o appercezione (accorgersi di...).
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