giovedì 4 agosto 2011

Il genio e l'imitazione

Vediamo ora di porre in relazione il concetto di genio e quello di imitazione in Kant. 



Secondo il filosofo, il genio (§ 49) non è un potere sregolato, ma è quel talento naturale che dà la regola all'arte attraverso la costruzione di idee estetiche capaci di mettere in movimento la complessità di tutte le facoltà soggettive. 

Facendo un paragone tra quanto letto nei post che interessano soprattutto il Barocco, è possibile notare una enorme differenza: l'estetica, il bello, l'immaginazione, il gusto e tutte le categorie che rientrano nell'estetico non sono più contenibile in un quadro armonico e regolato, fatto di proporzioni e di simmetrie. Qualcosa cambia: non si segue più solo un modello o una maniera. Al contrario, il genio che è talento o dono natura; è lui che produce modelli ed esemplari che sebbene non siano nati dall'imitazione, servono agli altri come misura e regola del giudizio. Il genio si contrappone fortemente allo spirito di imitazione. 

Genio è colui che avrebbe potuto imparare per imitazione (dal momento che antropologicamente l'imitazione è uno dei modi per apprendere) e invece ha scelto la strada dell'invenzione nel campo dell'arte e della scienza. L'imitazione consisterebbe nel mero apprendere e si distingue dall'invenzione solo per grado. L'imparare per mezzo di regole determinate viene quindi opposto da Kant alla libera produzione del genio, i cui prodotti non nascono per imitazione, ma si costituiscono come misura e regola del giudizio.

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