lunedì 6 agosto 2012

La questione della mimèsi attraverso la componente romantica e soggettiva dell’artista

Premesse
Tra la fine del Settecento e i primi dell’Ottocento, com’è noto, soprattutto in Germania, prende piede quella che Isaiah Berlin definì come “la massima trasformazione della coscienza occidentale” (BERLIN I., Le radici del Romanticismo, Milano, Adelphi, 2001, p. 49) ovvero quella rivoluzione copernicana del pensiero e dell’arte solitamente designata come Romantik.

Il Romanticismo
Sorto in Germania negli ultimi anni del XVIII, il Romanticismo ha avuto diffusione in tutta Europa nei primi dell’Ottocento. Si possono delineare due interpretazioni di questo periodo [GIVONE, 2008], pp. 53-54:
  1. una prima interpretazione codificata da Hegel, da intendersi come quell’indirizzo culturale che trova la sua nota qualificante nell’esaltazione del sentimento e che si concretizza nei rappresentanti del circolo di Jena e in tutti i letterati europei seguaci delle loro idee classiciste;
  2. un’interpretazione più contemporanea che tende a vedere il Romanticismo come una sorta di “temperie” o “atmosfera” storica che riflette nella letteratura come nella filosofia, nella politica come nella pittura, e di cui fa parte integrante la corrente dell’idealismo post-kantiano. In quest’ottica vi rientrano una costellazione di idee e di atteggiamenti strettamente connessi a determinati eventi storici (il fallimento della Rivoluzione francese, il cesarismo napoleonico, la Restaurazione, i moti nazionali, ecc.) con una cultura antitetica a quella dell’età illuministica.
La svalutazione del concetto di imitazione
Stimolata dal dibattito sollevato dalla Critica del Giudizio, molti dei principi estetici e filosofici che si erano mantenuti in un certo modo stabili attraverso i secoli, dai Greci fino all’Illuminismo, finiscono per sgretolarsi. E’ soprattutto in questo periodo che si articola la svalutazione del concetto d’imitazione della natura dal momento che sopraggiungono altri criteri estetici che rispondono alla creatività dell’artista, al suo talento e meno alla sua maniera. Seguire un modello, classico o meno, significa seguire una certa “maniera”, ovvero fare dell’arte un’attività dedita al diletto nel riprodurre inutilmente una seconda volta la natura o qualsiasi altro modello.

Si precisa che si tratta di un periodo particolare, spesso caratterizzato dall’elemento dell’ambivalenza: in esso coesistono il primato dell’individuo e quello della società, l’esaltazione del passato e l’attesa messianica del futuro, l’evasione nel fantastico e il realismo, il titanismo e il vittimismo, il sentimentalismo e il razionalismo, ecc. In questa ambiguità, però, esiste un elemento comune, ovvero il ritrovamento di una via per l’Assoluto attraverso la polemica contro l’intelletto illuministico e la dissoluzione della metafisica. S’individua già in quest’orizzonte l’origine del nichilismo contemporaneo proprio di Schopenhauer e di Nietzsche: l’infondatezza della realtà in cui, dal punto di vista estetico, interpretazione e invenzione poetica coincidono si risolve nello scambio dell’immaginario con il nulla. C’è chi volgerà verso esiti religiosi e nichilistici (le due anime del Romanticismo, Novalis e Schlegel) sottolineando come i romantici spesso risolvessero la realtà nel mito, nella parola, ma per identificarla con la parola di Dio ([FRANZINI - MAZZOCUT-MIS, 2000], p. 257 e [GIVONE, 2008], p. 53).

L'Assoluto e lo Spirito
Inoltre, l’idea di assoluto sembra riportare l’opera artistica alla sua originaria e mitica aura sacrale: tra tutte le forme artistiche, quella che guadagna il primato è la poesia. Secondo Karl Wilhelm Friedrich von Schlegel (1772 – 1829), arte e religione, poesia e filosofia sono strettamente connessi da un rapporto particolare:

Tutta la storia della poesia moderna è un continuo
commento al breve testo della filosofia […]
poesia e filosofia debbono essere unite 

Ma soprattutto è la poesia che consente di cogliere i più misteri segreti:

Tutti i sacri giochi dell’arte sono soltanto imitazioni dell’infinito gioco del mondo, dell’eternamente autocreantesi opera d’arte […]. I misteri più segreti di tutte le arti e scienze appartengono alla poesia. Da essa tutto è uscito, ad essa tutto deve rifluire

In questo modo, l’arte diventa una pratica di disvelamento della verità, grazie ancora al rapporto mimetico tra arte e mondo, rapporto che, però, è mediato dall’impulso originario dello spirito, caratterizzato da un’inesauribile attività inventiva e creatrice di tipo estetico.

L'Idealismo ovvero il grado zero del processo mimetico
In quest’atmosfera si colloca l’Idealismo tedesco romantico che pone come fondamento della filosofia l’identificazione tra il mondo reale, naturale e storico, e un principio infinito e assoluto (Dio). Esso raggruppa tre filosofi principali, che sono in ordine cronologico: Fichte, Schelling ed Hegel
Questa corrente si sviluppa dopo l’opera di Kant attraverso una discussione del suo criticismo. I filosofi idealisti, infatti, negano l’esistenza del noumeno, che era per Kant la realtà esterna al soggetto, situata al di là dei nostri limiti conoscitivi, e rivalutano il fenomeno (la realtà come noi la conosciamo), ottenendo il risultato che può esistere solamente ciò che si trova nella nostra coscienza. Uno degli elementi più significativi dell’Idealismo consiste proprio nel primato della coscienza e dello Spirito a volte declinabile nel concetto di Assoluto o di Infinito a seconda degli autori ([FRANZINI - MAZZOCUT-MIS, 2000], pp. 45-46).

L’immaginazione intesa come attività produttiva e ironico movimento dell’Io, l’importanza della componente magica e misteriosa che l’arte riesce a cogliere nella natura, il primato della poesia come arte universale dello spirito (Hegel) e il talento espresso nel genio sono solo alcuni dei tanti temi che questo periodo comprende. 

Quello che si propone qui di seguito è capire come, all’interno di questo corrente storica e filosofica, l’istanza creativa dell’arte prevalga a discapito del principio d’imitazione della natura o di modelli passati. Infatti, si presenta uno scenario in cui, da un lato, si trova sempre più una valorizzazione dell’attività artistica, mediata da ispirazione e ragione, in cui l’arte è una delle vie per il raggiungimento dello Spirito, dall’altro lato, invece, si trova una forte concettualizzazione dell’arte in cui si focalizza sempre meno l’attenzione sul particolare materiale dell’opera d’arte e sempre più si delinea l’idea di un’opera d’arte che debba essere eterna, infinita, unica, una e originaria (Schlegel) o che debba trovare la perfetta armonia tra interiorità ed esteriorità. In entrambi i casi, l’attività mimetica, intesa come fine dell’arte, è da considerare solo come puro esercizio: riprodurre un’opera d’arte che di per sé è irripetibile perché originaria e mettere da parte fantasia, soggettività e creatività dell’artista sono due operazioni non contemplabili. E’ nel Romanticismo che il processo mimetico inteso come pratica emulativa del modello trova il suo grado zero.


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