Tra la fine del Settecento e i primi dell’Ottocento, com’è noto, soprattutto in Germania, prende piede quella che Isaiah Berlin definì come “la massima trasformazione della coscienza occidentale” (I. BERLIN, Le radici del Romanticismo; Milano, Adelphi, 2001, p. 49) , ovvero quella rivoluzione copernicana del pensiero e dell’arte solitamente designata come Romantik.
Prime precisazioni
Si possono delineare due interpretazioni di questo periodo (Givone, pp. 53 – 54):
- una prima interpretazione codificata da Hegel ed è da intendersi come quell’indirizzo culturale che trova la sua nota qualificante nell’esaltazione del sentimento e che si concretizza nei rappresentanti del circolo di Jena e in tutti i letterati europei seguaci delle loro idee classiciste;
- un’interpretazione più contemporanea che tende a vedere il Romanticismo come una sorta di “temperie” o “atmosfera” storica che riflette nella letteratura come nella filosofia, nella politica come nella pittura, e di cui fa parte integrante la corrente dell’idealismo post-kantiano. In quest’ottica vi rientrano una costellazione di idee e di atteggiamenti strettamente connessi a determinati eventi storici (il fallimento della Rivoluzione francese, il cesarismo napoleonico, la Restaurazione, i moti nazionali, ecc.) con una cultura antitetica a quella dell’età illuministica.
Il dopo Kant: tra ambivalenze e l'Assoluto
Stimolata dal dibattito sollevato dalla Critica del Giudizio, molti dei principi estetici e filosofici che si erano mantenuti in un certo modo stabili attraverso i secoli, dai Greci fino all’Illuminismo, finiscono per sgretolarsi. E’ soprattutto in questo periodo che si articola la svalutazione del concetto di imitazione della natura dal momento che sopraggiungono altri criteri estetici che rispondono alla creatività dell’artista, al suo talento e meno alla sua maniera. Seguire un modello, classico o meno, significa seguire una certa “maniera”, ovvero fare dell’arte un’attività dedita al diletto nel riprodurre inutilmente una seconda volta la natura o qualsiasi altro modello (Mazzocut, p. 257).
Si precisa che si tratta di un periodo particolare, spesso caratterizzato dall’elemento dell’ambivalenza (Givone, p. 53): in esso coesistono il primato dell’individuo e quello della società, l’esaltazione del passato e l’attesa messianica del futuro, l’evasione nel fantastico e il realismo, il titanismo e il vittimismo, il sentimentalismo e il razionalismo, ecc.
In questa ambiguità però esiste un elemento comune, ovvero il ritrovamento di una via per l’Assoluto attraverso la polemica contro l’intelletto illuministico e la dissoluzione della metafisica. Si individua già in questo orizzonte l’origine del nichilismo contemporaneo di Schopenhauer e di Nietzsche poi: l’infondatezza della realtà in cui, dal punto di vista estetico, interpretazione e invenzione poetica coincidono senza residuo si risolvono nello scambio dell’immaginario con il nulla (Givone, p. 53). C’è chi volgerà verso esiti religiosi e nichilistici (le due anime del romanticismo, Novalis e Schlegel) sottolineando come i romantici risolvessero la realtà nel mito, nella parola, ma per identificarla con la parola di Dio.
L'idea di Assoluto e la via estetica per raggiungerlo
Le idee di assoluto sembrano riportare l’opera artistica alla sua originaria e mitica aura sacrale: tra tutte le forme artistiche, quella che guadagna il prima è la poesia. Secondo Karl Wilhelm Friedrich von Schlegel (1772 – 1829), arte e religione, poesia e filosofia sono strettamente connessi da un rapporto particolare (Nel fr.115 Lyceum):
commento al breve testo della filosofia […]
poesia e filosofia debbono essere unite
Ma soprattutto è la poesia che consente di cogliere i più misteri segreti (Schlegel, Dialogo sulla poesia):
Tutti i sacri giochi dell’arte sono soltanto imitazioni dell’infinito gioco del mondo, dell’eternamente autocreantesi opera d’arte […]. I misteri più segreti di tutte le arti e scienze appartengono alla poesia. Da essa tutto è uscito, ad essa tutto deve rifluire
In questo modo, l’arte diventa una pratica di disvelamento della verità, grazie ancora al rapporto mimetico tra arte e mondo, rapporto che, però, è mediato dall’impulso originario dello spirito, caratterizzato da un’inesauribile attività inventiva e creatrice di tipo estetico del soggetto (Givone, pp. 54 – 55).
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