lunedì 27 agosto 2012

Georg Wilhelm Friedrich Hegel: quale è il fine dell'arte? parte II

(continuando dal post precedente)
 
Caratteristiche dell'opera artistica
In primo luogo, l’opera d’arte non è un prodotto naturale, ma prodotto dell’attività umana. In particolare, l’opera d’arte non è solo una meccanica riproduzione attraverso istruzioni di uno specifico modello; in questo caso, l’arte sarebbe solo un’attività con un’abilità creatrice completamente vuota e vanificata. 

Contrariamente, l’arte dovrebbe essere attività spirituale dotata di contenuto, insomma non deve solo rispettare alcune regole (perché altrimenti l’arte rimarrebbe inadeguata per quel che riguarda il contenuto), ma deve essere anche quell’attività spirituale che attraverso l’intuizione spirituale di un contenuto si dimostra ricca d’individualità. Questa individualità è da intendersi, come si vedrà, in termini di talento e genio, ovvero di attività autocosciente. 

Operando attraverso lo spirito, l’opera artistica mette in rilievo determinati avvenimenti in una modalità più pura rispetto a come farebbe la natura. Infatti, se le cose naturali sono immediate e uniche, quello che può fare l’uomo è di ri-presentare cose e avvenimenti grazie al suo spirito che raddoppia per sé, prima teoricamente ovvero divenendo cosciente, e poi praticamente nell’impulso a produrre. Questo la natura non potrebbe farlo dal momento che il sensibile lì vi rimarrebbe solo perché vi esiste e non perché c’è quell’impulso che nell’uomo è un bisogno, universale e assoluto, di produrlo come qualcosa per sé (p. 40):

Il bisogno universale dell’arte è dunque il bisogno razionale che l’uomo elevi alla coscienza spirituale il mondo esterno ed interno come un oggetto, in cui egli riconosce il proprio io

In secondo luogo, l’opera d’arte è creata essenzialmente per l’uomo e viene più o meno tratta dal sensibile. L’origine dell’opera d’arte proviene dalla natura e, dunque, dal sensibile, ma quando vi si applica la produzione artistica, il sensibile non è più semplice esistenza materiale. Il sensibile nell’opera d’arte diventa un ideale che, però, non essendo l’ideale del pensiero, esiste ancora come cosa; quando poi lo spirito verrà vibrato nella sua più profondità dalla coscienza, allora gli interessi spirituali che erano sorti dalle forme sensibili diventeranno effettivamente spiritualizzati e lo spirituale apparirà come sensibilizzato.


In terzo luogo, l’opera d’arte ha un fine in sé, ovvero il fine che l’uomo si propone nel produrre forme sensibili sotto forma di opere d’arte non è solo mimetico. L’imitazione, da intendersi come abilità nel riprodurre forme naturali quali esse esistono, soddisfa solo fini interamente formali. Si tratterebbe di una ripetizione superflua, un gioco presuntuoso, una caricatura del reale. Se l’arte imita la natura, non potrà mai esibire la libera produttività umana. Il fine dell’arte, invece, deve trovarsi in qualcosa d’altro dal momento che con l’imitazione formale si avrebbero solo opere di destrezza e non opere d’arte. 

L’arte dovrebbe portare a livello di senso, sentimento e ispirazione, tutto ciò che risiede nello spirito, dovrebbe realizzare la massima "nihil humani a me alienum puto": dovrebbe, insomma, destare dal torpore e dare vita a sentimenti, a inclinazioni e passioni di ogni genere, riempire il cuore, far sentire agli uomini tutto ciò che risiede nell’animo umano, nella sua più segreta intimità. Deve, inoltre, offrire godimento del sentimento e dell’intuizione, in modo tale che le esperienze della vita non lascino indifferenti gli uomini che, in un secondo momento, acquisterebbero più sensibilità.

Prime conclusioni
Insomma, l’arte deve risvegliare i sentimenti, far passare i contenuti del sensibile nello spirito, mettere in moto una serie di sconvolgimenti interni a partire da qualcosa di esterno e di sensibile. Questo stato, afferma Hegel, fa crescere la contraddizione dei sentimenti e delle passioni, rendendo l’uomo baccanicamente ebbro. A questo stato di eccitazione, ne seguirà uno finale in cui la razionalità dovrà trovare in una tale confusione un fine sostanziale più alto. Cogliere la materia sensibile, renderla forma nello spirito per, infine, trasformarla in sostanza in cui i desideri vengono addolciti e ammaestrati (p. 60):

L’addolcimento del potere delle passioni trova perciò il suo fondamento universale nel fatto che l’uomo si libera dall’immediata prigionia di un sentimento e diviene cosciente di esso come qualcosa a lui esterno, verso cui deve comportarsi in modo ideale

L’arte libera il sensibile dalla sua sensibilità: purifica le passioni, perfeziona la morale, ammaestra e rende utile l’opera d’arte all’uomo (dopo aver commosso i sentimenti, trovato i piaceri, diletto e divertimento negli oggetti dell’arte).

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