Prendendo in riferimento il libro di Linda M. Napolitano Valditara Platone e le ragioni dell'immagine:percorsi filosofici e deviazioni tra metafore e miti, vorrei riportare alcune osservazioni sul Libro X di La Repubblica di Platone.
- L’inganno dei sensi della cultura greca è forte: i sensi illuderebbero e ingannerebbero continuamente l’anima dell’uomo. Ecco, dunque, la raccomandazione di esercitare un certo distacco dal corpo;
Ma facciamo un passo indietro e ritorniamo alla vista…anche questa potrebbe creare dei problemi ed essere patologica ovvero creare effetti disorientanti. Nella visione di un oggetto si possono creare dei conflitti sulla reale grandezza e distanza spaziale (tra uomo e oggetto). Il conflitto è patologico poiché un oggetto visto da lontano o da vicino, muta nelle sue dimensioni: l’oggetto visto da lontano è più piccolo, mentre quello visto da vicino è più grande (piani diversi di profondità). Non si dimentichino poi le proporzioni dello stesso che assieme alla distanza dell’osservatore costituiscono le due variabili principali per l’artista. Si crea, pertanto, scompiglio di fronte alla visione del vicino come grande e del lontano come piccolo, ma questa confusione è naturale, anche se patologica (perché crea un conflitto). Per superare tale empasse è necessario il ragionamento e il calcolo. La ragione sa cogliere oltre la sensazione del relativismo della posizione dell’osservatore.
La skiagrafia, di cui un esempio è il tromp l’oeil, invece non è un qualcosa di fisiologico, ma è un qualcosa di costruito, prodotto dall’uomo che diventa, in questo caso, ingannatore. Il pittore schiagrafico è come il poeta imitatore, non è un educatore perché il trucco che lui utilizza come costruzione della sua produzione conferma quello che prima era l’inganno naturale della vista. Nel tromp l’oeil si mantengono i rapporti dimensionali e impediscono allo spettatore il ragionamento, inchiodandolo solo su un punto di vista;
- Se questo è stato detto della pittura, stesso discorso vale per la poesia tragica, anch’essa creatrice di conflitti tragici. Come l’arte pittorica, la poesia muta le proporzioni delle passioni dei personaggi tragici, fornendo allo spettatore che s’immedesima delle dimensioni passionali troppo grandi e vicini, sia nel male sia nel bene (male e bene da intendersi come passioni, piaceri). La poesia tragica non è certa e non è stabile: contrasta con la ragione e, dunque, è diseducativa e lontana dalla legge. Proprio per questo contrasto delle passioni, cioè dei piaceri e dolori provati, con la ragione e con le norme socialmente valide da luogo al conflitto tragico che si condensa nella domanda in cui i personaggi della tragedia si fanno “che fare?”;
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Preciso che la lettura del libro è stata molto utile e che la totalità di queste considerazioni proviene dalla sua lettura, più che consigliabile.
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